Il rapporto che Elon Musk ha con la Cina è di odio e amore. È in Cina che Tesla ha la sua principale gigafactory, ma sono anche cinesi i suoi principali avversari. È la Cina uno dei mercati che Tesla ha fatto di tutto per aggredire, anche scatenando la famosa guerra dei prezzi che ha portato la Casa texana a una spending review lacrime e sangue, eppure i cinesi preferiscono auto locali. È la Cina il Paese con cui Musk ha appena stretto nuovi accordi non meglio definiti, eppure sempre la Cina è il principale bersaglio dell’ex startupper quando sprona i legislatori occidentali a porre ostacoli doganali alle auto alla spina made in Pechino (“Se non saranno imposte barriere commerciali, demoliranno la maggior parte delle Case automobilistiche”).
IN CINA TESLA ARRANCA
In Cina insomma Elon Musk investe parecchie risorse, umane ed economiche, persino personali se si considerano i vari viaggi, eppure l’impressione è che quel Paese gli stia sfuggendo dalle mani. Lo certificano pure gli ultimi dati della China Passenger Car Association (CPCA).
La casa automobilistica statunitense ha venduto 62.167 veicoli elettrici fabbricati in Cina nel mese di aprile, in calo del 18 per cento rispetto all’anno precedente. Le consegne dei veicoli Model 3 e Model Y fabbricati nel Paese asiatico hanno subito un crollo del 30,2 per cento rispetto a marzo (non è specificata purtroppo la percentuale di quelli destinati all’estero). Questo nonostante le vendite di veicoli elettrici a batteria e ibridi plug-in, hanno raggiunto le 800.000 unità ad aprile, in aumento del 33 per cento rispetto all’anno precedente.
NUOVA STRATEGIA PER MUSK IN CINA?
Che i tempi siano maturi per un cambio di strategia per ciò che concerne la presenza di Tesla in Cina? Alla luce dei dati di vendita si comprende forse meglio l’indiscrezione secondo la quale, durante la sua ultima visita in Cina, Musk avrebbe proposto di testare il pacchetto avanzato di assistenza alla guida sviluppato internamente nel Paese, installandolo su robotaxi.
Una indiscrezione che ha una fonte attendibile, provenendo dal quotidiano “China Daily”, sul quale si legge che la proposta “di effettuare alcuni test sui robotaxi nel Paese” sarebbe stata accolta con favore dai funzionari locali. Il Paese, che teme di finire bersaglio di dazi negli Usa e in Ue, spera che la società texana possa “dare il buon esempio”. Occorrerà comunque attendere ulteriori verifiche prima che le funzioni Full Self-Driving (FSD) di Tesla ottenga l’ok per salire sui robotaxi locali.
QUEI RUMORS CHE FECERO IMBESTIALIRE MUSK
Non è la prima volta quest’anno che il marchio Tesla viene associato ai robotaxi. Non dimentichiamo infatti che qualche settimana fa Reuters ha pubblicato un approfondimento che ha fatto imbestialire Musk nel quale, sostanzialmente, veniva scritto che Tesla non sarà in grado di seguire la cinese Byd sulla strada di un’auto elettrica per tutte le tasche.
Si parlava insomma ancora una volta di quella Model 2 la cui idea nata probabilmente più sul Web che non nei piani industriali di Tesla tanto che la probabilità che potesse mai esistere davvero era stata inizialmente respinta dallo startupper seriale, salvo poi annunciarla ufficialmente, nome in codice “Redwood”, lo scorso 24 gennaio durante la presentazione dei risultati finanziari 2023: “Siamo molto avanti con il nostro veicolo di prossima generazione a basso costo – aveva rassicurato Musk -, e sarà una innovazione non solo guardando alla sua progettazione, ma anche alle tecniche che verranno utilizzate per la realizzazione. I nostri programmi prevedono l’avvio della produzione entro la fine del 2025”. Per Reuters però le cose non starebbero più così.
“Reuters sta mentendo (di nuovo)” la pronta replica di Musk, mentre in un post successivo, condividendo il messaggio di un utente che riportava i dati in calo dei lettori del sito dell’agenzia di stampa ha scritto che Reuters “sta morendo”. Quindi, in un terzo tweet l’annuncio che Tesla svelerà la propria flotta di robotaxi il prossimo agosto. L’otto di agosto, per la precisione.