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Guerra Prezzi

La guerra dei prezzi voluta da Tesla fa male… a Tesla

La guerra dei prezzi scatenata da Musk per restare competitivo con le auto elettriche cinesi ha fatto crollare i valori residui dei modelli e, dunque, i prezzi di rivendita, rendendo Tesla una incognita per chi la detiene nelle flotte aziendali.

La bolla dell’auto elettrica non sta solamente spingendo le Case storiche a rimandare i propri progetti di cambio d’alimentazione, molti dei quali sarebbero già dovuti essere realtà, ma sta anche danneggiando chi non ha mai contato sulla vecchia tecnologia a combustione, ovvero Tesla, che sembra anche il più esposto alle conseguenze nefaste della guerra dei prezzi scatenata nel corso del 2023 dal suo istrionico patron, Elon Musk.

Il marchio texano, che ha iniziato l’anno sull’onda di trimestrali non troppo favorevoli e con l’onta di essere stato sorpassato, in termini di auto alla spina sfornate, dal costruttore cinese Byd, deve ora fare i conti con diversi grossi clienti che stanno dismettendo le proprie flotte di vetture elettriche.

LE (BEN NOTE) GIRAVOLTE DI HERTZ

Il caso più noto ha riguardato Hertz, di cui parleremo a breve dato che non mancano gli aggiornamenti. Ora ci limiteremo a ricordare che nel 2021 il ceo della società di autonoleggio, Stephen Scherr, aveva annunciato la svolta elettrica mediante l’acquisto di 100mila Tesla, tirando la volata in Borsa alla Casa di auto elettriche di Musk che chiudeva in un colpo solo un affare da 4 miliardi di dollari.

Sul finire del 2023, però, Hertz è stata costretta ad avvertire la Securities and Exchange Commission (l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza delle Borse valori) che la sua strategia industriale è radicalmente mutata. Di più: di essere costretta a rimangiarsela.

La multinazionale – si legge nell’avviso di rito recapitato alla Sec – “ha preso la decisione strategica di vendere circa 20.000 veicoli elettrici della sua flotta statunitense, ovvero circa un terzo della flotta globale. Le cessioni, avviate nel dicembre 2023 e si prevede avvengano in modo ordinato nel corso del 2024, copriranno diversi marchi e modelli”.

SIXT SEGUE A RUOTA

Una retromarcia sull’auto elettrica ingranata pure, nel cuore del Vecchio continente, da Sixt. Anche la multinazionale tedesca di autonoleggio aveva, al pari di Hertz, grandi progetti sulle vetture elettriche, prevedendo di arrivare al 2030 con un parco per almeno il 70% composto da Bev.

Invece, non solo resterà ferma al 6% (quota attuale, ripartita tra Tesla, Mercedes-Benz, BMW, BYD, Nio, Opel, Peugeot e MG) ma ha pure deciso di rimuovere tutti i modelli della Casa di Elon Musk dalla sua offerta di noleggio.

La novità è stata annunciata dalla stessa società di autonoleggio in una mail inviata ai clienti e raccolta dalla testata tedesca Focus: “Vorremmo informarvi che al momento non stiamo acquistando altri veicoli Tesla. Inoltre, stiamo riducendo il numero di veicoli Tesla nella nostra flotta di auto a noleggio”, si legge nel messaggio.

MUSK PRIMA VITTIMA DELLA SUA GUERRA DEI PREZZI?

A pesare sulla decisione di Sixt sembra essere stata quella guerra dei prezzi che Musk aveva voluto a tutti i costi scatenare per restare competitivo rispetto all’offerta cinese: le continue variazioni dei listini della Tesla hanno “messo ulteriormente sotto pressione” i valori residui delle auto (e perciò i prezzi di rivendita).

Se a questo si aggiunge che la domanda di auto elettriche è, per Sixt, “ancora nettamente al di sotto di quella per le auto con motori a combustione interna”, mentre i “prezzi di listino e costi di riparazione sono più elevati” e scontano lo svantaggio di “valori residui inferiori” rispetto alle endotermiche, si capisce perché risultino “costi di gestione e proprietà significativamente più elevati per i veicoli Tesla, di cui – dicono dal gigante dell’autonoleggio – naturalmente dobbiamo tenere conto nelle nostre decisioni sulla flotta dal punto di vista commerciale”.

L’ENNESIMO SCHIAFFO A TESLA ARRIVA DA SAP

La guerra dei prezzi di Musk gli è costata cara, non solo in termini di dollari bruciati per ogni vettura venduta. Pure Sap, altra grossa azienda tedesca questa volta attiva nei software gestionali, stanca delle montagne russe dei listini del marchio statunitense, ha deciso di escludere l’auto elettrica texana dal suo elenco di fornitori di auto destinate ai dipendenti.

Il motivo è stato spiegato dal fleet-manager Steffen Krautwasser alla testata Handelsblatt:  “I prezzi di listino della Tesla oscillano più di quelli di altri produttori, il che rende la pianificazione più difficile e rappresenta per noi un rischio crescente”, ha detto il dirigente tedesco motivando la scelta di Sap.

HERTZ DICE ADDIO PURE A POLESTAR

Tesla comunque non è il solo produttore a dover fare i conti con le inversioni a “U” di grandi clienti. Hertz, che come abbiamo ricordato poco sopra continua a ridurre la sua esposizione al mercato delle elettriche, ha deciso di sospendere gli acquisti non solo di auto alla spina Tesla, ma anche di vetture marchiate Polestar, divisione elettrica che Volvo ha appena ceduto integralmente ai cinesi di Geely dopo che il 48% di azioni possedute dagli svedesi ha perso l’83% del proprio valore fissato alla quotazione, avvenuta nel 2022.

Lo stesso anno dell’accordo con Hertz che prevedeva l’acquisto entro il 2027 di almeno 65 mila vetture del marchio all’epoca condiviso da Volvo e Geely e oggi nelle mani di quest’ultimo. Ma i cinesi per ora sembrano avere sufficiente liquidità per continuare a credere nel sogno dell’auto elettrica. Un sogno sempre più caro e di dubbia convenienza.

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