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Elezioni Amministrative

Elezioni amministrative: pro e contro del voto elettronico

In Italia manca un progetto sul voto elettronico: sono stati fatti dei test in passato, ma anche alle elezioni amministrative 2017 abbiamo votato con carta e matita. Ecco pro e contro dell’e-voting   Le elezioni amministrative 2017 hanno chiamato al voto ben 1.009 comuni di Regioni ordinarie e a statuto speciale (queste ultime hanno votato…

In Italia manca un progetto sul voto elettronico: sono stati fatti dei test in passato, ma anche alle elezioni amministrative 2017 abbiamo votato con carta e matita. Ecco pro e contro dell’e-voting

 

Le elezioni amministrative 2017 hanno chiamato al voto ben 1.009 comuni di Regioni ordinarie e a statuto speciale (queste ultime hanno votato il 7 maggio).

E se nel tempo cambiano i vincitori e i vinti, c’è una cosa che in Italia fa fatica a migliorarsi: il sistema di voto. Anche a questo turno (e alle elezioni nazionali, con grande probabilità) abbiamo votato con carta e matita indelebile. Abbiamo dovuto ritagliarci un piccolo spazio di tempo nel corso della nostra domenica per recarci alle urne, fare la fila ed entrare in cabina a crociare la nostra preferenza.

Un sistema ancora scomodo, che riflette tutte le difficoltà di un paese ancora poco digitalizzato. Ma andiamo per gradi.

Elezioni Amministrative 2017: i risultati

Prima di parlare di e-voting, diamo uno sguardo (veloce) ai risultati di queste elezioni amministrative 2017. Ad uscire sconfitto è il Movimento 5 stelle, fuori da tutti (o quasi) i ballottaggi. Bene il centrodestra, che si fa valere a Genova, a Taranto, a Piacenza e bene anche il Pd. L’Italia sembra essersi divisa, nuovamente, tra due schieramenti principali.

Poco entusiasmo: l’affluenza alle elezioni amministrative nei 25 capoluoghi di Regione e di Provincia al voto è stata del 60 per cento, sette punti sotto rispetto alle elezioni precedenti.

Cosa è l’e-voting

Partiamo con il dire che il diritto di voto in Italia è sancito dall’articolo 48 della Costituzione ed esteso a tutti i cittadini che abbiano compiuto la maggiore età. Il sistema di voto è rimasto invariato negli anni: carta e matita.

L’e-voting, invece, permette di esprimere il proprio voto mediante processi informatici, attraverso computer, elaboratori, web. Nel settore privato il voto tramite Internet è ormai accettato e previsto dalle normative vigenti (in Europa, la CE si è espressa favorevolmente nel 2007 sull’e-voting per le società quotate in Borsa), in politica la questione è più complessa.

I pro

Il voto elettronico potrebbe, come prima cosa, aumentare l’affluenza. La possibilità di votare anche a distanza e in qualsiasi sezione elettorale, potrebbe permettere a molte più persone di esprimere il proprio parere. Ad anziani e disabili che faticano a recarsi alle urne o a chi è fuori per lavoro o studio.

Ma non solo. L’e-vonting rende inequivocabile la volontà dell’elettore ed elima il rischio di errori umani nel conteggio dei voti.

I contro

e-votingPrimo fra tutti. Il pericolo hacker: il voto elettronico potrebbe dare la possibilità di intervento ai criminali del web, in caso di mancanza sistema di sicurezza adeguato.

Non solo: se i costi andrebbero a ridursi per la riduzione al minimo del personale umano, è vero anche che l’implementazione dei sistemi prevederebbe comunque un investimento iniziale importante.

Gli esperimenti europei

Se negli Usa, il voto elettronico, è oramai qualcosa di consolidato, in Europa qualcuno ha tentato l’introduzione. Fallimenti e nuove conquiste si sono accumulate nel tempo.

La Norvegia ha deciso, dopo i test, il “no” al voto elettronico a causa di continue discussioni parlamentari in ambito di sicurezza del sistema che non garantiva una precisa autenticazione dei voti. Il primi test nella regione scandinava risalgono al 2003. A decidere l’interruzione è stato il Ministero degli Enti Locali e dello Sviluppo Regionale norvegese a giugno 2014.

Anche la Germania aveva avviato una fase di test tra il 2000 e il 2006 con macchine DRE. Nel 2009 la Corte di Costituzionale, però, ha deciso per lo stop a causa di preoccupazioni circa il funzionamento e l’affidabilità del software di gestione.

Bene, invece, Francia ed Estonia. I primi test di e-voting, in Francia, risalgono al 2003, quando i francesi residenti negli USA hanno potuto eleggere i propri rappresentati utilizzando una nuova piattaforma online. Anche nel 2007, in 750 seggi francesi, è stata utilizzata la stessa tecnica: era stato registrato un picco per l’affluenza.

Bene, sul fronte e-voting, anche l’Estonia, che è stata tra le prime nazioni a garantire ai propri cittadini l’opportunità di voto tramite Internet. Alle elezioni 2005 i cittadini hanno avuto la possibilità di votare tramite un PC connesso, la carta d’Identità digitale ed un lettore di smart card apposito collegato al computer per poter esprimere la propria preferenza per gli incarichi politici locali.

Nel 2014, in Estonia, oltre il 30% degli elettori ha scelto di utilizzare l’e-voting a scapito del metodo tradizionale.

E l’Italia?

Anche in Italia, c’è stato qualche esperimento, ma tutto poi si è fermato. E al momento non esistono però dei programmi politici che porti verso l’e-voting.

Tornando indietro nel tempo, nel 2006, è stato fatto un tentativo di e-voting. O almeno, di scrutinio virtuale: gli elettori hanno votato a mano ma, in quattro regioni, i dati sono stati scrutinati virtualmente e trasmessi al Viminale attraverso una chiavetta Usb. Il perdente delle elezioni, Silvio Berlusconi, denunciò dei brogli. 

In realtà, quello che in Italia blocca il voto elettronico non è solo un problema tecnico, ma anche costituzionale. L’art. 48 della Costituzione prevede che il voto sia “personale e segreto”, ma il sistema elettronico richiede una identificazione dell’elettore. Ci spieghiamo: se è vero che il voto resta anonimo, è vero anche che un esperto informatico pitrebbe risalire all’identità del votante.

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