skip to Main Content

Giorgetti

Ma il Pd è ancora il partito dei sindaci?

Fatti, reazioni e considerazioni a margine della batosta elettorale alle amministrative subita dal Pd. I Graffi di Damato.

 

Il problema della segretaria del Pd dopo la batosta elettorale delle elezioni amministrative di questa disordinata primavera non è di nervi, come ha titolato Il Giornale incoraggiato dalla richiesta di Elly Schlein ai colleghi critici o preoccupati di partito di non “starle addosso”, né di guardaroba personale, come ha ironicamente proposto ai lettori del Foglio il vignettista Makkox. Che, inchiodandola alla croce della sua famosa intervista a Vogue su come si veste e si lascia consigliare per abbinare colori o stoffe, o entrambi, le fa dire: “Magari ci voleva un fresco-lana. O un caldo-cotone. Vestirsi a cipolla”. E lo stesso Makkox conclude, di suo: “È che col vento delle destre non sai mai cosa mettere”.

IL PROBLEMA DEL PD

Se poi ci fosse davvero un problema di guardaroba, esso non riguarderebbe tanto la giovane segretaria ma il partito che le è stato affidato – tra interni e esterni, iscritti e non, addirittura elettori e non delle sue liste alle politiche e alle amministrative – da una maggioranza a dir poco spuria, unita più da risentimenti che sentimenti, più dalla tattica che dalla strategia.

Ora la poveretta – sarebbe il caso di scrivere della Schlein sul piano politico – si trova sostenuta soprattutto dall’ex ministro Dario Franceschini. Che ha affidato a Repubblica l’invito agli amici di provenienza sia democristiana sia comunista, in quell’”amalgama mal riuscito” bollato a suo tempo da Massimo D’Alema, a non commettere “l’errore di ingabbiare Elly” nel suo poco felice esordio elettorale. E a scommettere ancora su di lei nella prospettiva delle elezioni europee dell’anno prossimo. In cui sempre Franceschini è convinto che la somma dei voti raccolti dai partiti all’opposizione sarà superiore a quella dei partiti al governo. E con questo? Ci sarebbe da chiedere all’ex ministro, il cui bacio una volta era quello della vita nella scomposizione e ricomposizione degli equilibri interni al Pd ma potrebbe essere diventato oggi quello della morte; ci sarebbe da chiedere all’ex ministro, dicevo, che valore potrà mai avere una somma di voti non concretizzabile in una maggioranza o coalizione di governo alternativa a quella in carica.

IL PD FARÀ LA FINE DELLA DC?

Nella sua ottimistica e perdurante scommessa sulla Schlein l’ex ministro democristiano, erede non tanto della sinistra dello scudo crociato quanto del corpaccione doroteo più forte nel trasformismo che nella chiarezza delle idee e dei programmi, sottovaluta forse l’analogia creata dai fatti – non dalla fantasia – fra la Dc che si inabissò nel 1993 perdendo i Comuni e il Pd che ha smesso o sta smettendo di essere il partito dei sindaci, d’altronde considerati da D’Alema – sempre lui – più “cacicchi” che altro. Alessandra Ghisleri sulla Stampa sostiene che il Pd continui ad essere “nei Comuni il primo partito”, ma senza candidati in grado di farsi eleggere sindaci, se non a condizione che sul posto in campagna elettorale, com’è appena accaduto a Vicenza, non si facciano vedere i dirigenti nazionali.

Back To Top