Venerdì il Dipartimento di Stato Usa ha approvato la potenziale vendita militare da 330 milioni di dollari all’Ucraina per servizi di comunicazioni satellitari e relative apparecchiature, incluso il supporto per i terminali Starlink, nonché del supporto alla difesa aerea Patriot e delle relative attrezzature. L’impegno è arrivato dalla Defence Security Cooperation Agency (Dsca) degli Stati Uniti.
Lo scorso luglio l’amministrazione Trump ha concordato con gli alleati europei di intensificare il supporto militare a Kiev, mentre il presidente degli Stati Uniti cerca di fare pressione sulla Russia alla pace con Kiev per porre fine alla guerra in Ucraina. In base all’accordo, gli europei si faranno carico del costo. Dunque gli alleati della Nato finanzieranno l’acquisto di equipaggiamenti militari per l’Ucraina, come i sistemi di difesa missilistica Patriot, a lungo agognati da Kyiv.
Ma anche il servizio Starlink di Musk ha svolto un ruolo cruciale nelle comunicazioni sul campo di battaglia ucraino.
Nonostante l’approvazione del Dipartimento di Stato, le notifiche non indicano che i contratti risultino firmati o le trattative concluse, precisa Reuters.
Tutti i dettagli.
L’ESTENSIONE DEI SERVIZI STARLINK RICHIESTI DALL’UCRAINA
Il governo ucraino ha richiesto l’acquisto di un’estensione dei servizi di comunicazione satellitare per i suoi terminali Starlink. Saranno inclusi i seguenti beni: servizi di supporto ingegneristico, tecnico e logistico del governo statunitense e di appaltatori; e altri elementi correlati di supporto logistico e di programma. Il costo totale stimato è di 150 milioni di dollari.
Il principale contraente per questa iniziativa sarà Starlink Services, con sede a Hawthorne, California, controllata di Spacex. Al momento, il governo degli Stati Uniti non è a conoscenza di alcun accordo di compensazione proposto in relazione a questa potenziale vendita, specifica il comunicato della Dsca.
L’IMPORTANZA DEI TERMINALI DI MUSK ALL’INDOMANI DELL’INVASIONE RUSSA
All’indomani dell’invasione russa in Ucraina, il 26 febbraio 2022, Mykhailo Fedorov, allora vice primo ministro ucraino, ha chiesto a Elon Musk su Twitter di inviare terminali Starlink nel paese. Fedorov aveva affermato che il servizio Internet a banda larga “mantiene le nostre città connesse e i servizi di emergenza salvano vite” in caso di interruzioni. Musk aveva accolto prontamente la richiesta.
Mosca ha tentato di interrompere e bloccare i servizi Internet in Ucraina, compresi tentativi di bloccare Starlink nella regione, sebbene SpaceX abbia contrastato tali attacchi rafforzando il software del servizio.
I TERMINI DELL’ACCORDO
L’ESERCITO DI KYIV FA AFFIDAMENTO SU STARLINK
L’anno scorso, Kyrylo Budanov, capo della direzione principale dell’intelligence ucraina, ha affermato che “tutte le linee del fronte li stanno utilizzando”, ricorda la Cnn.
Ma SpaceX ha puntato a impedire alle forze armate ucraine di utilizzare i terminali Starlink per il pilotaggio remoto di droni d’attacco o per altri scopi offensivi, come precisato dalla presidente e chief operation officer di SpaceX, Gwynne Shotwell.
La tecnologia Starlink “non è pensata per essere utilizzata come arma” ha precisato la rappresentante di SpaceX. “Tuttavia, gli ucraini l’hanno sfruttata in modi che non erano intenzionali e non facevano parte di alcun accordo”, ha sottolineato nel febbraio 2023 la presidente e chief operation officer di SpaceX, Gwynne Shotwell. La presidente di SpaceX aveva fatto riferimento ai rapporti secondo cui l’esercito ucraino aveva utilizzato il servizio Starlink per controllare i droni.
Dunque Starlink fornisce ancora servizi all’Ucraina. mentre l’esercito ucraino fa affidamento su di essa per una certa connettività. Il presidente Zelensky, anche quest’anno, ha espresso pubblicamente la sua gratitudine a Musk per Starlink.
Lo stesso Musk si è vantato dell’importanza di Starlink per Kyiv: “Il mio sistema Starlink è la spina dorsale dell’esercito ucraino”. Sempre Musk ha affermato che “Senza Starlink, le linee ucraine crollerebbero, perché i russi possono bloccare tutte le altre comunicazioni”, per poi precisare: “Non faremmo mai una cosa del genere né la useremmo come merce di scambio”.