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Capacità Reattiva Spaziale

Ecco com’è messa l’Italia in capacità spaziale reattiva

La capacità reattiva dello spazio, ovvero disporre di una capacità di mezzi tecnologici per schierare piccoli satelliti in caso di emergenze nazionali: un tema studiato dall’Ordine degli Ingegneri di Roma. L'articolo di Enrico Ferrone

Una nuova minaccia potrebbe venire dallo spazio.

Un rischio umano e non naturale. Non si vuol fare allarmismo nel considerare talune eventualità che nessuno si augura di dover affrontare. Ma le realtà sono dietro la porta. Tanto che già con la presidenza di Donald Trump gli Stati Uniti hanno costituito con la United States Space un dominio di tutte le operazioni spaziali, dei sistemi di lancio e dei suoi satelliti. Per il terzo anno consecutivo, il Commandement de l’Espace francese ha organizzato un’esercitazione a carattere spaziale, a cui ha partecipato l’Italia insieme a Germania e Stati Uniti.

Il nostro Paese, con il suo popolo di pensatori, ha composto il Comando delle Operazioni Spaziali, in attuazione degli indirizzi del Capo di Stato Maggiore della Difesa, con l’obiettivo di potenziare la capacità nazionale di assicurare la protezione e la difesa degli assetti spaziali nazionali; al momento è l’unico elemento di organizzazione con l’interfaccia di riferimento operativa sia verso le Forze Armate che in campo interministeriale e internazionale.

Lontani da ogni velleità di proporre una dottrina, siamo consapevoli che una attenta informazione e una rigorosa formazione possano rappresentare per il nostro Paese un pilastro molto solido per l’opinione pubblica e per i suoi tecnici più specializzati. E di questa convinzione è l’Ordine degli Ingegneri di Roma, il più numeroso raggruppamento nazionale degli esercitanti la professione nella sua tradizione pubblicistica e formativa.

Così -attraverso due commissioni, “Esplorazione dello Spazio” presieduta da chi scrive e “Costellazioni – Servizi per lo Spazio”, il cui presidente è Stefano Coltellacci- si è voluto approfondire un tema scottante e imprescindibile dalla garanzia di sicurezza e preparazione del Paese, promuovendo un seminario articolato e ricco di spunti: “Responsive Space nazionale: stato e prospettive”.

Tutti i dettagli.

COS’È LA RESPONSIVE SPACE: LA CAPACITÀ SPAZIALE REATTIVA

La giornata di studi è stata aperta dal presidente dell’Ordine Massimo Cerri, che riconoscendo il ruolo imprescindibile dell’aggiornamento, ha tratteggiato storia e realtà di un territorio in cui è iniziata la ricerca spaziale nazionale. Ma soprattutto, che continua a fecondare il suo cammino attraverso le sue industrie, dalla principale alle più piccole e con le università, i centri di ricerca e le istituzioni presenti nell’area romana.

Per spiegare poi cosa significhi il titolo è intervenuto Giovanni Nicolai, consigliere dell’Ordine e Riferimento dell’Area Industria: «Il concetto è quello di disporre di una capacità di mezzi tecnologici attraverso la realizzazione in tempi brevi di piccoli satelliti e di opportunità di lancio nello spazio che possano essere rapidamente mobilitati nel caso di emergenze nazionali».

Ma come rendere efficace l’intero sistema dei propri confini? Seguita Nicolai: «Il tema delle capacità tecnologiche per realizzare piccoli satelliti in tempi brevi è uno dei punti fondamentali da affrontare in ambito nazionale proponendo delle sinergie tra grandi e piccole aziende della filiera spaziale nazionale. Le capacità tecnologiche a livello nazionale ci sono ma le sinergie bisogna costruirle in fretta per non perdere le opportunità che si stanno creando per le costellazioni delle orbite basse e i servizi corrispondenti».

NECESSITÀ PER L’ITALIA DI DISPORRE DI UNA BASE DI LANCIO AUTONOMA

Dagli argomenti trattati nelle tre sessioni svoltesi sono emersi dei punti che meritano alcune riflessioni che governo e istituzioni dovrebbero far proprie: infatti, se partiamo dal presupposto della necessità di disporre di una base di lancio autonoma, vediamo l’Italia fortemente svantaggiata geograficamente. L’unico poligono con etichetta europea è collocato in Guyana, nella porzione nord-orientale dell’America meridionale tra il Brasile e il Suriname. Un bel po’ distante! Ma non è tanto questo il problema, quanto la assoluta dipendenza dalle autorizzazioni francesi per ogni singola operazione.

ALLORA CHE FARE?

Considerando che la superficie del nostro pianeta è ricoperta per oltre il 70% da distese d’acqua e che la terraferma rappresenta quindi, solamente una piccola parte del mondo, sarebbe verosimile immaginare un punto di lancio oceanico. Il Mediterraneo non è ottimale per le partenze perché non compatibile con i requisiti di range safety per la ricaduta degli stadi dei lanciatori.

Tuttavia, in un idroterritorio di più vaste dimensioni – e in acque internazionali – attraverso piattaforme mobili un progetto sia pur complesso appare la soluzione ottimale per risolvere un inghippo così intransigente, facendo leva su tutta una filiera tecnologica nazionale, in cui la tradizione cantieristica è una risorsa primaria. Naturalmente per giungere a soluzioni del genere si dovrà spingere su una rimodulazione dei programmi di lanciatori in corso, riducendo il numero degli stadi da sganciare durante il volo dei razzi e alleggerendone sensibilmente il peso.

COSA PREVEDE IL PIANO NAZIONALE DELLA RICERCA MILITARE

Le idee degli ingegneri italiani non mancano; il Piano Nazionale della Ricerca Militare -se ne parla poco- è lo strumento efficace per perseguire l’innovazione tecnologica in ambito della Difesa, per la crescita e la maturazione delle tecnologie, anche in ottica della cooperazione internazionale.

I REQUISITI PER IL RESPONSIVE SPACE

Ma tra i requisiti del Responsive sono essenziali tempi rapidi di integrazione e oltre all’immediatezza del lancio, occorre un’infrastruttura di risposta veloce per fornire i dati acquisiti. È quanto fa presente la grande industria nazionale, intervenuta al seminario: flessibilità, basso costo, breve durata per la ideazione e realizzazione dei programmi. Tutti termini a prima vista antitetici ma sicuramente armonizzati da un’organizzazione competente e proiettata non solo alle logiche industriali, che sono la vocazione indiscutibile dell’impresa, ma anche a favorire la sicurezza e l’indipendenza strategica della Nazione di appartenenza.

SERVE CATENA DI APPROVVIGIONAMENTO VELOCE

Altro dato emerso è che i satelliti di piccole dimensioni stanno cambiando la concezione generale dell’esplorazione spaziale e dei suoi servizi. Per sostenere l’aumento della capacità produttiva è in corso d’opera la realizzazione in Italia di ambienti di produzione altamente automatizzati con lo scopo evidente di accrescere la competitività dell’offerta e quindi rendere disponibile velocemente quanto occorre in caso di emergenza. Ma per completare il processo serve promuovere programmi con caratteristiche da una catena di approvvigionamento veloce, in armonia temporale con le relazioni contrattuali e con i fornitori di servizi di lancio. Una strada articolata in cui non si nascondono numerose insidie politiche e industriali.

L’ESEMPIO USA: SPACEX HA LANCIATO 10 SATELLITI PER LA SPACE DEVELOPMENT AGENCY

Intanto, va annotato un fatto avvenuto appena un paio di giorni fa negli Stati Uniti. SpaceX ha da poco lanciato dieci satelliti dallo spazioporto militare di Vanderberg in California, per la Space Development Agency, l’agenzia voluta dal Congresso americano per fornire nuove capacità di deterrenza in orbita, costituita per essere a basso costo e con una velocità di sviluppo inedita per il settore aerospaziale. È una notizia che dovrebbe far comprendere quando sia necessario occuparsi velocemente in casa propria di questo aspetto trattato dagli ingegneri romani, perché le grandi potenze sono già molto avanti ed è necessario stare al passo, sia pur con le proprie capacità e le proprie risorse economiche.

Se il governo renderà la vita più facile alle imprese, la risposta industriale ci sarà e sarà degna dell’ingegno che l’Italia vanta da sempre.

 

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