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Ecco come la Difesa vuole potenziare le armi a bordo degli F-35

Il governo ha trasmesso alle commissioni di Camera e Senato la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di SMD 4/2023, denominato ''Joint Strike Fighter (JSF) - Armamento F-35B MM'' (A.G. 173), relativo all'acquisizione di bombe e missili per gli F-35B italiani

L’Italia potenzierà le armi a bordo di alcuni dei suoi F-35.

Lo scorso 4 luglio il governo ha trasmesso la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 4/2023, denominato ”Joint Strike Fighter (JSF) – Armamento F-35B MM” (A.G. 173), relativo all’acquisizione dell’armamento necessario alla Full Operational Capabilities (FOC) della componente aerotattica imbarcata di quinta generazione.

L’F-35B è la “variante a decollo corto e atterraggio verticale” dell’F-35, il velivolo da combattimento di quinta generazione del programma Joint Strike Fighter di prossima dotazione alla Marina Militare nella variante Stovl in sostituzione degli AV8B-plus. La Marina Militare italiana ha acquistato 15 F-35B. Anche l’Aeronautica militare ha ordinato lo stesso quantitativo del modello B, oltre a 60 F-35A Ctol (a decollo convenzionale).

Il l decreto ministeriale che ha avviato l’iter legislativo prevede investimenti per un totale di quasi 700 milioni da spalmare in 14 anni per l’acquisto di bombe guidate e missili da imbarcare sugli F-35B.

La richiesta della Difesa italiana arriva in contemporanea con quella per l’acquisto di 24 nuovi caccia Eurofighter Typhoon per 7,5 miliardi di euro e con altri programmi di riarmo per la flotta navale della Marina militare.

Tutti i dettagli.

L’OBIETTIVO DEL PROGRAMMA

Come precisato dal Governo nella scheda tecnica allegata al decreto SMD 04/2023 – si legge nel dossier della Difesa trasmetto al Parlamento – il presente programma pluriennale di A/R risulta finalizzato alla dotazione di armamenti e sistemi di autoprotezione necessari ad assicurare la piena capacità operativa del velivolo F-35B/Portaerei e suo Sistema d’Arma imbarcato di 5a generazione, allineando i sistemi all’attuale stato dell’arte tecnologico e adeguandone la capacità operativa alle nuove esigenze della Difesa.

Il programma di armamento, in cooperazione internazionale, ha lo scopo di dotare il Paese di un sistema d’arma aeronautico di 5a generazione in grado di sostituire la linea legacy AV-8B, con orizzonte temporale operativo di almeno 30 anni, per fronteggiare efficacemente la crescente complessità degli attuali e futuri scenari operativi. La linea MM sarà costituita da 15 velivoli F-35B Short Take-Off and Vertical Landing (STOVL) per i quali risulta centrale la disponibilità di armamento e sistemi di autoprotezione, secondo le effettive necessità, in grado di supportare e proteggere la Squadra Navale, prosegue il documento.

LE ARMI PREVISTE A BORDO DEGLI F-35 B ITALIANI

Nello specifico, il programma in oggetto mira ad acquisire le seguenti tipologie di armamento e di sistemi di autoprotezione, in quantità tali da sostenere operazioni in uno scenario ipotetico di 6 mesi:

  • Armamento a caduta (Guided Bomb Unit – GBU) completi di kit guida, dispositivi di attivazione, detonazione, kit cablaggi e strumenti per predisporre i corpi bomba (BLU): classe 250 lbs: Small Diameter Bomb – SDB II (GBU-53); classe 500 lbs: corpo bomba BLU -111, comprensivo di kit guida per allestimento a favore di GBU12, GBU-38, GBU-54; classe 1000 lbs: corpo bomba BLU-110, comprensivo di kit guida per allestimento a favore di GBU32;
  • Armamento Forward Firing: missile A/ A a corto raggio AIM-9X SIDEWINDER; missile A/A a medio raggio AIM-120 AMRAAM; missile A/ A a lungo raggio METEOR; missile A/N a lungo raggio JSM; missile A/N a medio raggio SPEAR 3; colpi per cannone da 25mm;
  • Sistemi di Autoprotezione: Simulacri inerti/armamento captive per addestramento; Materiale di supporto/propedeutico per l’impiego dell’armamento; Ulteriori sistemi d’arma attualmente in fase di sviluppo/certificazione di possibile futuro impiego sul velivolo F-35B.

COSA PREVEDE IL PROGRAMMA

Inoltre, il programma prevede anche: il supporto logistico per l’armamento (stoccaggio e mantenimento o ripristino delle condizioni operative delle varie componenti), gli aspetti addestrativi e l’interoperabilità e la standardizzazione con le altre dotazioni delle Forze armate nazionali.

L’ONERE FINANZIARIO

Per quanto riguarda la spesa, il documento governativo afferma che l’onere previsionale complessivo è pari a 682 milioni di euro, di cui risultano finanziati 650,07 milioni di euro a valere sul bilancio ordinario del Ministero della Difesa. Ciò permetterà l’iniziale acquisizione di armamento necessario per dichiarare l’lnitial Operational Capability (IOC) della Portaerei e del suo sistema d’arma imbarcato di 5a generazione (F-35B).

Il completamento del programma, per il restante valore previsionale di 31,93 milioni di euro (ancora da finanziare), consentirà di finalizzare e consolidare le scorte di armamento necessarie a dichiarare la Full Operational Capability (FOC) significando che, per il raggiungimento della suddetta capacità si renderà necessario completare l’acquisizione dell’armamento e del correlato stock-pile MM entro il 2030, da perseguire attraverso una rimodulazione del profilo finanziario ad oggi previsto, conclude la scheda.

L’ITALIA SI RIARMA

Quindi, come già altri paesi europei, anche l’Italia si riarma. Anche se la spesa militare del nostro paese equivale a circa l’1,5% del Pil, al di sotto dell’obiettivo Nato del 2%, osserva Reuters. A margine del summit Nato a Washington, la presidente del Consiglio Meloni ha ribadito che l’Italia “terrà fede ai suoi impegni” precisando: “Ovviamente con i tempi e le possibilità che abbiamo” e considerando anche “l’impegno complessivo del nostro Paese”. Da parte sua, il ministro Crosetto ha annunciato che per rispettare l’impegno Nato del 2% del pil per le spese militari o per accelerarlo chiederà “probabilmente alla nuova Commissione Ue di interpretare come fattore rilevante gli investimenti per la difesa e quindi di escluderli dal patto di stabilità”.

IL COMMENTO DELL’ANALISTA MARRONE

Sempre a Reuters, Alessandro Marrone, analista della difesa presso l’Istituto Affari Internazionali (Iai), ha commentato che si tratta di routine per i governi rifornire i propri arsenali, ma i paesi occidentali stanno modificando i loro piani di approvvigionamento per essere pronte per conflitti su larga scala.

Marrone ha ricordato che in passato rischiavano di rimanere senza munizioni in contesti tra cui la guerra del Kosovo del 1998-99 e l’intervento militare in Libia del 2011, e le autorità della difesa miravano a evitare tale rischio in futuro. “Stanno gradualmente spostando i loro investimenti verso risorse per conflitti con avversari alla pari, come la Russia, che sono diverse dalle operazioni antiterrorismo o antiguerriglia come quelle che hanno avuto in Iraq e Afghanistan”, ha concluso l’esperto Iai.

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