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Digital Transformation

Digital transformation, Ocse: l’Italia è sulla giusta strada, ma tanto ancora da fare

Grazie alle ultime riforme, l’Italia (finalmente) sembra essere sulla giusta strada per la digital transformation ma le sfide sono ancora numerose   L’Ocse (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ha valutato positivamente il cammino intrapreso dall’Italia verso la digital transformation, dopo gli interventi legati al piano Industria 4.0, il Jobs Act e…

Grazie alle ultime riforme, l’Italia (finalmente) sembra essere sulla giusta strada per la digital transformation ma le sfide sono ancora numerose

 

L’Ocse (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ha valutato positivamente il cammino intrapreso dall’Italia verso la digital transformation, dopo gli interventi legati al piano Industria 4.0, il Jobs Act e la “buona scuola”, nonostante rimangano ancora molte le sfide pratiche dal punto di vista delle competenze di lavoratori e manager. Nel rapporto “Getting Skills Right” si legge: “I nuovi interventi del governo – si legge nel rapporto – sono un passo nella giusta direzione poiché stimolano l’adozione di nuove tecnologie e rafforzano la domanda di competenze digitali. Ma affinche’ le misure del 4.0 siano realmente efficaci, la qualità e la tipologia delle competenze sviluppate dai lavoratori italiani, così come quelle dalla classe manageriale italiana, dovranno sottostare a una sostanziale trasformazione”.

digital transformation“L’Italia ha fatto molto negli ultimi anni e le riforme stanno iniziando a dare i loro frutti – ha detto Stefano Scarpetta direttore dell’occupazione, del lavoro e degli affari sociali presso l’Ocse – Ma vi sono ancora una serie di questioni che, se risolte, potrebbero portare all’attuazione effettiva di importanti riforme come un programma per alternare scuola e lavoro, Industria 4.0 e politiche attive del mercato del lavoro”.

Secondo i dati, è sempre più in aumento la domanda di competenze relative alla conoscenza di nuove tecnologie, utili per alla digital transformation, come l’informazione e l’elettronica, la programmazione di software e l’uso di sempre nuove tecnologie digitali. Secondo Scarpetta l’Italia “ha ancora del lavoro da fare per sviluppare le competenze informatiche necessarie per affrontare le sfide del mercato del lavoro, ora e in futuro. I nostri dati mostrano chiaramente una forte domanda di competenze digitali in tutto il paese che, se non soddisfatte, potrebbero avere conseguenze negative per la crescita e la competitività dell’Italia. Professionisti con una buona conoscenza dell’IT, nuove tecnologie digitali e tecnologie mediche e ingegneristiche sono molto apprezzati nel mercato del lavoro italiano, con impiegabilità e salari ben al di sopra della media”.

Il rapporto mostra che sono molti gli italiani specializzati in aree con poche opportunità di lavoro. Circa il 35% dei lavoratori italiani occupa posti di lavoro non collegati alla propria formazione e il 21% lavora in posti per i quali è sovraqualificato e questa situazione è associata a una perdita media salariale di circa 17% rispetto a coloro che si specializzano in un’area con maggiori opportunità lavorative.

Secondo il rapporto sono cinque gli scenari in cui è possibile inquadrare la nostra nazione: legami più forti tra il sistema educativo e il mondo del lavoro a tutti i livelli; un approfondimento del percorso riguardante l’alternanza scuola-lavoro che riguardi imprese aventi un ruolo maggiore nella progettazione del contenuto dell’apprendimento basato sul lavoro ma che preveda risorse finanziarie e didattiche – indirizzate ai manager educativi – adeguate a stringere legami con le imprese in tutta Italia, anche nelle aree più povere dove c’è meno possibilità di entrare in affari.; rafforzare le pratiche di lavoro ad alte prestazioni (HPWP) come il mentoring, la rotazione del lavoro o responsabilità flessibili; il miglioramento delle opportunità di aggiornamento delle competenze dei lavoratori attraverso l’uso più giudizioso dei fondi per la formazione continua, creando un triplice collegamento tra il loro uso, le reali esigenze e le sfide del mercato del lavoro italiano; adottare meccanismi per rafforzare la cooperazione tra lo Stato centrale e le regioni, identificando parametri chiari, condivisi e obiettivi per garantire che i disoccupati ricevano la stessa qualità di servizi in tutto il paese.

“In questo contesto, “imparare ad apprendere” – dice il report – sarà una delle caratteristiche cruciali per affrontare le sfide del futuro del lavoro e con essa crescerà l’importanza della formazione continua come strumento fondamentale per far fronte alle sfide dei nuovi mercati del lavoro”

 

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