Una legge che doveva prevenire il fenomeno del cyberbullismo, diventa una legge punitiva. Limiti anche alla satira
Il 12 settembre la Camera è chiamata a votare una legge sul cyberbullismo, una legge di cui l’Italia sentiva l’urgenza e il bisogno. Circa 2 milioni di adolescenti passano le loro giornate su Whatsapp, Facebook, Instagram e Snapchat: i casi di bullismo in rete si moltiplicano, mentre si registra un’impennata dal sexting (messaggi a sfondo sessuale via sms e chat).
Ma se la necessità di una legge per fermare il cyberbullismo è necessaria, è vero anche che forse il testo che si andrà ad approvare sarà troppo severo, limitando anche la libertà di satira. Ma partiamo dall’inizio.
A maggio 2015 il Senato aveva approvato all’unanimità una norma per tutelare i minori dal fenomeno del cyberbullismo. Ma il 27 luglio scorso le commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera hanno modificato il testo della legge, che dovrebbe difendere anche gli adulti e introdurre un’aggravante al reato di stalking con una pena da 1 a 6 anni di carcere.
Cyberbullismo, la definizione (secondo la nuova legge)
Per cyberbullismo si intende “la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione on line attraverso la rete internet, chat-room, blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali effettuate allo scopo di offendere l’onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operate mediante mezzi informatici e rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, nonché pubblicare informazioni lesive dell’onore, del decoro e della reputazione della vittima”.
La Legge punisce anche il Bullismo e difende anche gli adulti
Il nuovo testo, come accennato, si occupa anche di bullismo e di adulti, grazie a un emendamento dell’articolo 1: “La presente legge si pone l’obiettivo di prevenire e contrastare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo in tutte le loro manifestazioni, con particolare riguardo a una strategia di attenzione e tutela nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime che in quella di responsabili di illeciti, privilegiando azioni a carattere formativo ed educativo rivolte anche agli infraventunenni.”
Scompare, invece, il concetto di reiterazione. All’articolo 2-bis, la legge infatti mira a prevenire, reprimere e punire “qualunque comportamento o atto, anche non reiterato, e perpetrato attraverso l’utilizzo della rete telefonica, della rete internet, della messaggistica istantanea, di social network o altre piattaforme telematiche.”
Legge troppo severa?
Il nuovo testo non punisce solo il cyberbullismo, ma riunisce fattispecie diverse di reati che vanno dalla diffamazione online alla violazione della privacy e allo stalking in rete.
Una legge che doveva prevenire, dunque, diventa una legge punitiva. Il testo prevede, per esempio, ben sei anni di carcere per i cittadini, i blogger e le testate che pubblichino anche una sola informazione in grado di violare i dati personali o di ledere l’onore e la reputazione di qualsiasi soggetto.
Anche la satira sarà punita. Renzo Mattei, Cippo Pivati, Gianni Kuperlo e Romano Prody non potranno più scherzare, criticare e fare satira nascondendosi dietro i profili fasulli di Renzi, Cuperlo, Civati e Prodi. Potrebbero essere perseguiti per legge.
Le modifiche non piacciono alla prima firmataria della norma sul cyberbullismo, Elena Ferrara (Pd): “Per gli adulti esistono già i reati di diffamazione, minaccia, stalking… Per i minori eravamo finalmente riusciti a mettere d’accordo tutti, compresi ministeri, Polizia postale, Tribunali minorili, Garanti e persino le aziende di social media che garantivano la possibilità di oscuramento”. Anche il Movimento 5 Stelle si è opposto alle modifiche.