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Cyber Security

Cyber Security: in Italia manca cultura su sicurezza informatica

Crescono gli attacchi hacker in Italia e aumentano le singole varianti di malware. Il Bel Paese deve investire in cyber security Italia è tra i paesi Europei più colpiti dagli attacchi hacker. Anzi, l’Italia è il secondo paese tra i più colpiti, con 2300 diverse varianti di malware attive nel solo mese di maggio. A…

Crescono gli attacchi hacker in Italia e aumentano le singole varianti di malware. Il Bel Paese deve investire in cyber security

Italia è tra i paesi Europei più colpiti dagli attacchi hacker. Anzi, l’Italia è il secondo paese tra i più colpiti, con 2300 diverse varianti di malware attive nel solo mese di maggio. A denunciarlo è il rapporto sulla cyber security di Check Point Software Technologies Ltd, che ha evidenziato, nel mese di maggio, un aumento delle singole varianti di malware (già aumentate nel mese di Aprile del 50%). A mostrare un aumento (del 15%) delle varianti malware, nel mese di maggio, è il  Threat Index, che indica luogo e tempo dei diversi  cyberattacchi nel mondo.

Rileviamo costantemente un’impennata del numero di varianti di malware attive contro le reti aziendali, che è esemplificativo dell’impegno che gli hacker stanno dedicando a creare nuovi attacchi zero-day, oltre a dimostrare l’importanza della sfida che le aziende affrontano difendendo le loro reti dai cybercriminali”, ha dichiarato, commentando i dati sulla cyber security, Nathan Shuchami di Check Point. “Le organizzazioni devono valutare l’applicazione di soluzioni advanced threat prevention per le proprie reti, per gli endpoint, e per i dispositivi mobili, al fine di bloccare i malware allo stadio pre-infettivo, e garantire una sicurezza effettiva contro le minacce più moderne”.

Sono smartphone e siti di networking le tecnologie meno protette e più colpite. Secondo il rapporto, infatti, le minacce più importanti arrivano da Conficker, un Worm conosciuto come Downup, scoperto nel novembre 2008 che si diffonde sulle piattaforme Microsoft Window e da  Hummingbad, una raccolta di malware per Android. Tra le minacce c’è anche ItaliaTinba, il trojan che sfrutta l’exploit kit BlackHole e attacca principalmente i correntisti italiani e polacchi.

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In Italia, pochi investimenti sulla cyber security

L’allarme non è di poco conto: le aziende italiane mancano di una cultura di cyber security, mettendo a rischio i propri dati e quelli dei clienti.

“In Italia, le comunità hacker non sono mai state molto aggressive nei confronti delle società pubbliche e private, perchè erano comunità più legate ad attività accademica e allo studio della cyber security. Dunque, in Italia manca completamente la cultura della sicurezza informatica perchè non c’è mai stato un rischio concreto percepito: il tema è stato preso sotto gamba” ha dichiarato a Start Magazine Gianni Cuozzo, Chief Executive Officer & Founder di Aspisec s.r.l.

Adesso, però, la questione si fa seria, non tanto perchè il modo di fare delle comunità italiane sia cambiato, ma soprattutto perchè in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, anche l’Italia è diventata un target da parte di agenti esterni. L’Italia da paese filosofico e scientifico, che apparteneva al mondo del post-punk e cyber-punk, è passato ad essere, negli ultimi anni, Paese di importante rilievo geopolitico, anche per il suo ruolo di portaerei nel Mediterraneo. Lo Stivale è quindi target di minacce esterne: da un punto di vista industriale, per sottrazione di dati sensibili o alterazioni di aste, sia da un punto di vista militare, in quanto il Bel Paese ha una buona presenza della Nato, ha una posizione strategica nel Mediterraneo ed è sotto tiro da parte di alcune associazioni terroristiche, che da qualche anno a questa parte, all’interno, hanno anche delle persone che si occupano di cyber warfare”, ha continuato  Gianni Cuozzo.

I cambiamenti hanno trovato un’Italia impreparata sul tema della cyber security: servono più investimenti, strategie e cambi di rotta. “Le società da 100 milioni di euro in sù”, per fare un esempio, dovrebbero investite per la sicurezza informatica,  “almeno il 2,5% del fatturato, mentre in Italia questa percentuale scende a 1,25%, meno della metà di quanto investono i nostri competitor internazionali. Ovviamente, le società Made in Italy che operano anche all’estero, si scontrano con realtà ben più organizzate su questi temi. E questo influisce anche sulle scelte dei clienti”.

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