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Multa Didi

Cosa farà Didi dopo la maxi multa in Cina

Maxi multa da 1,2 miliardi di dollari per Didi, la Uber cinese. Le autorità cinesi hanno trovato prove che il servizio di trasporto ha violato le leggi sulla sicurezza informatica e sui dati

La Cina ha comminato al colosso dei trasporti pubblici Didi, la ‘Uber cinese’, una multa da 8,03 miliardi di yuan (1,2 miliardi di euro).

Lo ha annunciato l’autorità di regolamentazione del cyberspazio cinese, al termine di una indagine durata un anno.

L’inchiesta ha rivelato “prove decisive” che Didi abbia commesso violazioni di “natura eclatante”, ha affermato in una nota la Cyberspace Administration of China (CAC) l’amministrazione cinese del cyberspazio, in particolare in materia di sicurezza digitale e protezione dei dati personali.

Con la sanzione si mette il punto all’indagine che ha stravolto il leader del ride-hailing cinese, costretto nei mesi seguenti il debutto a Wall Street a procedere con il delisting. Inoltre, ha reso gli investitori stranieri diffidenti nei confronti del settore tecnologico cinese.

L’azione normativa contro Didi faceva parte di una più ampia e senza precedenti repressione delle violazioni delle norme antitrust e dei dati, tra le altre questioni, che prendeva di mira alcune delle società tech più note in Cina.

Secondo gli analisti, la multa dovrebbe aprire la strada a Didi per riprendere le normali operazioni e alla fine quotarsi a Hong Kong. Tuttavia, non è chiaro se o quando le sue app potranno tornare negli app store, o se o quando potranno riprendere le registrazioni di nuovi utenti. Il regolatore nella sua dichiarazione di giovedì non ha menzionato nulla sul rilancio dell’app.

Tutti i dettagli.

LA MULTA INFLITTA A DIDI

“La multa, come ha anticipato il Wall Street Journal, rappresenta circa il 4% dei 27,3 miliardi di dollari di vendite totali di Didi lo scorso anno e sarebbe tra le sanzioni più salate imposte dall’antitrust cinese a una società tecnologica nazionale dopo quella da 2,75 miliardi di dollari al gigante dell’e-commerce Alibaba e quella da 527 milioni di dollari all’impero delle consegne Meituan”.

UN PUNTO ALL’INDAGINE DELLA CAC

Nella sua dichiarazione, la Cac ha affermato che Didi ha violato tre principali leggi in materia di sicurezza informatica, sicurezza dei dati e protezione delle informazioni personali.

Pertanto il regolatore ha comminato a Didi una multa di 8,026 miliardi di yuan (1,2 miliardi di dollari) e, non solo. L’autorità ha accertato che anche il fondatore e amministratore delegato Cheng Wei e il presidente Jean Liu erano responsabili delle violazioni dunque ha imposto sanzioni di 1 milione di yuan ciascuno.

“Le violazioni di leggi e regolamenti da parte di Didi sono gravi… e dovrebbero essere severamente punite”, ha affermato l’amministrazione cinese del cyberspazio.

LA POSIZIONE DELLA SOCIETÀ DI RIDE-HAILING CINESE

Da parte sua Didi, sostenuta da investitori tra cui la statunitense Uber e il giapponese SoftBank, in una dichiarazione sul suo account Weibo ha affermato di aver accettato la decisione della Cac.

“Lo prenderemo come un avvertimento e rafforzeremo ulteriormente la costruzione della sicurezza del cyberspazio e della sicurezza dei dati, rafforzeremo la protezione delle informazioni personali e adempiremo seriamente alle nostre responsabilità sociali. Serviremo bene ogni passeggero, conducente e partner e realizzeremo la cassaforte, sviluppo sano e sostenibile dell’impresa”, ha aggiunto la società cinese.

IL GIRO DI VITE SU DIDI

I problemi per la Uber cinese sono arrivati con la decisione delle autorità cinesi — due giorni dopo la quotazione a Wall Street il 30 giugno 2021 — di impedire a nuovi utenti di scaricare l’app, per la preoccupazione per la raccolta di dati personali degli utenti. Nella sessione del 6 luglio scorso, le quotazioni del gruppo sono crollate di ben oltre il 20% bruciando circa 15 miliardi di dollari di valore di mercato.

Successivamente la Cyberspace Administration of China, l’agenzia di sicurezza cinese per la regolamentazione, censura e supervisione di Internet ha accusato Didi di aver infranto le leggi sulla privacy e di aver posto rischi per la sicurezza informatica. Le mosse delle autorità cinesi state anche ampiamente viste come una punizione per la decisione della società di quotarsi all’estero invece che in Cina, commentava la Cnn.

Ciò ha provocato una raffica di azioni normative contro la gig-economy e le società Internet in Cina, culminate nella decisione di costringere Didi a ritirarsi dal listino da New York e scambiare invece a Hong Kong.

NE RISENTONO I CONTI

Inoltre, la repressione normativa ha colpito l’attività domestica di Didi. La società ha registrato una perdita di 4,7 miliardi di dollari nel terzo trimestre del 2021. Le sue entrate sono diminuite dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.

IL RITIRO DA WALL STREET

Sotto la pressione delle autorità di regolamentazione cinesi, Didi ha annunciato a dicembre che avrebbe avviato il processo di delisting dal Nyse e sarebbe passato a Hong Kong.

IL COMMENTO DEGLI ANALISTI

“La multa dovrebbe segnare la fine dei problemi normativi di Didi”, ha affermato l’analista Travis Lundy di Quiddity Advisors riporta Reuters.

“Se ce ne fossero stati di più, avrebbero aspettato fino a quando non fossero stati compresi e indirizzati a riscuotere la multa”, ha affermato l’analista, aggiungendo che lo sviluppo dovrebbe consentire a Didi di passare alla quotazione a Hong Kong.

SI GUARDA AVANTI

Dunque la multa dovrebbe concludere l’indagine della Cac su Didi e la società dovrebbe essere autorizzata a riprendere le sue app e le normali attività.

Le restrizioni hanno colpito duramente Didi, intaccando il suo dominio e consentendo ai servizi di ride-hailing rivali gestiti dalle case automobilistiche Geely e SAIC Motor Corp di guadagnare quote di mercato sottolinea Reuters.

Didi in precedenza aveva affermato che avrebbe dovuto richiedere il ripristino delle app ma c’è ancora poca chiarezza su quando le app avrebbero potuto essere ripristinate negli app store.

 

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