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Come la Cina sfiderà l’America sull’Intelligenza artificiale

Il fondo governativo Starquest e Sequoia Capital insieme per investire in startup. E non è l'unica novità a Pechino. Per gli analisti la Cina è già in pole sull'Intelligenza artificiale

La Cina sta mettendo insieme un maxi-fondo di investimento per l’alta tecnologia focalizzato sull’intelligenza artificiale: l’iniziativa (si legge su Reuters) è frutto dell’alleanza tra il fondo governativo di venture capital Starquest Capital e Sequoia Capital China, filiale cinese della società californiana che investe in hitech ed è già tra i finanziatori di Starquest. Nella partnership è entrata anche JD.com, colosso cinese del commercio elettronico secondo solo ad Alibaba. Ne nascerà un fondo da 40 miliardi di yuan (circa 5,8 miliardi di dollari) che investe in startup di settori di rilevanza strategica per Pechino: intelligenza artificiale, robotica, semiconduttori, guida autonoma. Nell’AI Pechino ha indicato l’anno scorso uno specifico obiettivo: diventare la numero uno del mondo entro il 2030.

Starquest Capital o China State-Owned Capital Venture Investment Fund è un fondo di proprietà del governo lanciato nel 2016 con una dotazione di 200 miliardi di yuan. Ha il compito di investire in industrie emergenti di importanza strategica per la sicurezza nazionale e lo sviluppo economico del paese.

La guerra commerciale tra Stati Uninti e Cina sta intensificando le iniziative di Pechino, perché i dazi voluti da Donald Trump ne limitano l’accesso al mercato americano, alla proprietà intellettuale e al trasferimento tecnologico. In particolare, la tariffa del 25% entrata in vigore il 6 luglio sull’ingresso negli Usa di 818 categorie di beni cinesi feriscono le ambizioni hitech di Pechino, colpendo prodotti delle industrie IT, aerospazio, automotive, robotica, macchinari industriali e nuovi materiali inseriti nella strategia “Made in China 2025” che sostiene la leadership tecnologica nazionale in settori chiave come AI, 5G e nuove forme di energia. Le misure studiate dalla Casa Bianca mirano anche a proteggere la tecnologia e la proprietà intellettuale americana, fermando il trasferimento di tecnologie industriali e brevetti verso la Cina.

Secondo le stime di Idc China, i dazi di Trump avranno un impatto significativo sull’economia cinese: faranno scendere la crescita del Pil nel 2018 dello 0,2%, dal 6,7% al 6,5% colpendo circa 25 miliardi di dollari del prodotto interno lordo. In particolare, rallenterà il mercato Ict, che perderà lo 0,6%, con una flessione della crescita dal 9,0% all’8,4% nel 2018: sarà colpita infatti una porzione di Pil che vale 4 miliardi di dollari. Pc, smartphone, servizi It e Tlc sono i settori che secondo Idc soffriranno di più in Cina, ma l’impatto si riverbererà anche su server, periferiche, storage, software, cloud, Big data, IoT, reti. Forte anche il peso della trade war sull’industria dell’energia. Al contrario il segmento delle tecnologie di intelligenza artificiale non sarà toccato e quello della security sarà addirittura favorito.

Deloitte Consulting ha confermato in una recente analisi che la Cina ha tutte le carte in regola per arrivare prima degli Stati Uniti nella corsa sul 5G, la tecnologia mobile di prossima generazione da cui dipende l’adozione di applicazioni industriali e servizi innovativi, dalla guida autonoma alla IoT. Nonostante gli Stati Uniti siano stati pionieri, la Cina sta procedendo al roll-out di reti e antenne a ritmi rapidissimi e ora vanta 350.000 siti 5G contro i 30.000 americani, grazie a un investimento di 24 miliardi di dollari dal 2015, più di quanto abbiano speso gli States. Chi arriverà per primo al traguardo 5G potrà godere di un vantaggio economico senza precedenti e vedrà aumentare esponenzialmente il Pil, sottolinea Deloitte.

Pechino dunque non si lascia spaventare dalle aggressioni commerciali di Trump e puntella con più forza la sua industria hitech, sicura di una leadership in AI e 5G che già prende forma. In questa strategia rientra l’annuncio del potenziamento del gruppo di lavoro statale preposto allo sviluppo delle strategie per il primato tecnologico: prima chiamato “National Technology and education leadership group”, l’organismo è diventato solo “National Technology leadership group” dando rilievo all’unico vero focus, le tecnologie. Il gruppo è guidato, come in precedenza, dal premier Li Keqiang e dal suo vice Liu He, ma è messo ora con rinnovata determinazione al servizio degli obiettivi del programma “Made in China 2025”, che prevede tra l’altro che i fornitori hitech cinesi conquistino entro quell’anno il 70% dello share di mercato nella fornitura di materiali e componenti di una serie di industrie strategiche.

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