Il gigante tecnologico sembra aver ceduto. Google pagherà gli editori per le notizie in tre paesi. Ieri il colosso di Mountain View ha annunciato accordi con alcuni editori in Germania, Australia e Brasile.
Di fronte alle crescenti pressioni normative e politiche negli Stati Uniti e in Europa, Google ha iniziato promuovere iniziative filantropiche per supportare il settore media con un nuovo modello di pay-per-content con alcuni editori.
Da tempo ormai i regolatori di tutto il mondo spingono per introdurre una legislazione che obbligherebbe le piattaforme digitali come Google a retribuire gli editori per le news.
L’ANNUNCIO DI GOOGLE
Un nuovo “programma di licenze per supportare l’industria delle notizie” per usare le parole di Brad Bender, VP Product Management News di Google. Big G ha raggiunto accordi con gli editori per contribuire a un nuovo prodotto di news che lancerà entro la fine dell’anno in Germania, Australia e Brasile.
Attualmente il colosso è impegnato in colloqui con più pubblicazioni, sia locali sia nazionali, nei tre paesi di lancio e in trattative con editori in altri 6 paesi. I colloqui con gli editori olandesi sembrano in fase avanzata.
IL NUOVO PROGRAMMA PER LE NEWS
Il programma aiuterà dunque gli editori partner a monetizzare i loro contenuti attraverso un’esperienza narrativa migliorata che consente alle persone di approfondire storie più complesse.
Google pagherà determinati editori per pubblicare il loro lavoro, che si tratti di video, audio, immagini o testo.
ACCEDERE AI CONTENUTI PAY
Big G offrirà inoltre agli utenti di pagare per l’accesso gratuito agli articoli a pagamento sul sito di un editore ove disponibili. In questo modo intende aiutare quegli editori a far crescere il loro pubblico.
GLI EDITORI COINVOLTI
Senza rivelare i termini finanziari e i dettagli del prodotto, Google ha dichiarato che pagherà le media company per il giornalismo di “alta qualità”.
Tra gli editori che hanno firmato ci sono Der Spiegel, FAZ, Die Zeit, Tagesspiegel e Rheinische Post in Germania; Schwartz Media, the Conversation, Private media, Solstice Media in Australia; e A Gazeta e Diarios Associados (che possiede una serie di pubblicazioni regionali e locali) in Brasile.
MANCA AXEL SPRINGER IN GERMANIA
Tra gli accordi di licenza siglati in Germania manca Axel Springer. Il gigante editoriale tedesco ha trascorso anni a insistere per un’azione antitrust di Bruxelles contro Google per aver abusato del suo dominio.
La Germania è stata la prima a ottenere una legge sui diritti d’autore connessi nel 2013, a seguito di intense pressioni da parte di attori quali proprio Axel Springer. All’epoca Google rispose rimuovendo le anteprima delle notizie dal suo motore di ricerca. I rinvii alle proprietà di Springer come Bild sono crollati dell’80% portando all’immediato dietrofront degli editori che hanno addirittura garantito al colosso di Mountain View un’esenzione temporanea dal pagamento pur di tornare su Google.
SUPERARE LA NEWS DIGITAL INITATIVE
Bender ha dichiarato al Financial Times che il nuovo programma sarebbe andato “oltre” il precedente impegno del gruppo. Il riferimento è alla Google News Initiative da 300 milioni di dollari.
Fino ad oggi, la Google News Initiative ha fornito finanziamenti a oltre 5.300 pubblicazioni locali in tutto il mondo. Il programma consta di un fondo, una rinuncia alla tariffa di pubblicazione di annunci su Google Ad Manager e una campagna di notizie locali di supporto da 15 milioni di dollari.
IL BRACCIO DI FERRO CON LA FRANCIA
Con questa nuova iniziativa Google spera forse di contenere le pressioni da parte delle authority in Australia e Francia sul pagamento degli editori. Bender afferma che Google sta interagendo con i legislatori di entrambi i Paesi in merito al nuovo prodotto.
Lo scontro tra il colosso tecnologico di Mountain View e la stampa francese va avanti da quasi un anno ormai. Google aveva cercato di evitare di pagare le tasse di licenza (imposte dalla direttiva Copyright recepita in Francia lo scorso 24 ottobre) inducendo gli editori a rinunciare ai compensi in cambio di essere inclusi nei risultati di ricerca.
Sono ancora in corso i negoziati con gli editori francesi. Secondo una fonte sentita dal Ft, i gruppi francesi stanno spingendo per termini minimi che coprano tutti gli editori di notizie. Anziché questo nuovo prodotto che riguarda soltanto gli editori partner selezionati.
LA SPINTA AUSTRALIANA
Negli ultimi mesi anche l’Australia sta spingendo per costringere Facebook e Google a pagare per i contenuti. Il governo di Canberra intende infatti costringere i colossi tecnologici a condividere le entrate pubblicitarie che guadagnano dalle notizie presentate nei loro servizi online con i gruppi di media locali.
UNA FURBATA DEL COLOSSO DI MOUNTAIN VIEW
Secondo il Financial Times, i dirigenti dei media hanno accolto con favore questa nuova iniziativa da parte di Google, ma resta in chiaroscuro. Gli accordi riguardano infatti soltanto alcuni editori, le somme coinvolte sono considerate troppo ridotte e alcuni preferirebbero leggi per forzare le piattaforme a pagare sistematicamente i contenuti. Un esperto del settore ha accusato le piattaforme di adottare un approccio di divide et impera anziché estendere questo programma in tutto il mondo.
Come ha sottolineato Axios, Google mira ad aggirare l’approvazione di una normativa introducendo i propri termini di pagamento e allo stesso tempo rafforzando le sue relazioni con il settore editoriale. Sembra che Google abbia ceduto a retribuire gli editori, ma in realtà lo sta facendo soltanto alle sue condizioni.