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Leonardo-finmeccanica

Che cosa succederà a Leonardo-Finmeccanica con il progetto macroniano Airbus space e Thales Alenia Space?

I piani spaziali e non solo della Francia. La fusione in cantiere fra Thales Alenia Space e Airbus Defence & Space. E il ruolo di Leonardo (ex Finmeccanica). Fatti, commenti e scenari. Con timori e auspici degli addetti ai lavori italiani

 

Per ora solo rumors e niente di ufficiale. Chissà che non venga annunciata alla Satellite Business Week, l’evento che riunirà a Parigi dal 9 al 13 settembre i player del industria spaziale, la fusione tra i due principali costruttori di satelliti europei Thales Alenia Space e Airbus Defence & Space. Già lo scorso giugno, secondo il quotidiano La Tribune, lo Stato francese stava considerando di unire le attività satellitari di Tas (joint venture tra Thales e Leonardo-Finmeccanica) e Airbus Space. Ora l’ipotesi sembra essere sempre più probabile e imminente. Il presidente Emmanuel Macron ha intenzione di rafforzare la posizione francese nell’industria aerospaziale.

Quest’anno la Francia amplierà il mandato delle sue forze aeree per coprire la difesa spaziale. La mossa include piani per istituire a settembre un comando spaziale francese per supervisionare l’iniziativa. Macron è stato attento a precisare che i piani dovrebbero adattarsi a un “quadro europeo”, ma non ha nascosto che la mossa è volta a rafforzare l'”autonomia strategica” della Francia.

IL PROGETTO DI MACRON

Parigi ha un piano di spesa militare per il periodo 2019-2025 di 3,6 miliardi di euro destinati alla difesa nello spazio. Il comando sarà parte di un progetto ben più ambizioso in cui la Francia punta a diventare capofila dell’industria spaziale europea anche grazie alle eventuali nozze fra Airbus Space e Thales Alenia Space. Finora la coesistenza dei due produttori ha avvantaggiato i grandi clienti istituzionali (agenzie spaziali, il Ministero della Difesa…) e gli operatori privati ​​europei. Con entrambe le società in competizione, i clienti hanno potuto ottenere finora il miglior rapporto qualità-prezzo per i satelliti.

FUSIONE TAS E AIRBUS SPACE

Thales Alenia Space e Airbus Defence & Space sono concorrenti sui mercati commerciali mondiali, ma per le loro dimensioni e i know-how industriali posseduti, spesso cooperano in numerosi programmi internazionali. La fusione delle due società darebbe persino vita a un campione del mondo con circa 4 miliardi di euro di vendite, proprio dietro il colosso statunitense Lockheed Martin.

SOTTO LA PRESSIONE DEL BUDGET

Senza dimenticare che la crisi economica abbattutasi sugli stati europei ha ridotto i bilanci pubblici assegnati allo spazio. Il consolidamento porrebbe fine a una dispersione di finanziamenti per i principali programmi tecnologici tra i due leader europei.

EVITARE DI DISPERDERE GLI INVESTIMENTI

Giunto a fine mandato, il Parlamento europeo ha approvato una legge per ridefinire la politica dell’Unione per lo Spazio, con un’iniezione di 16 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Si tratta di cifre importanti per il settore e per la Francia sarebbe più conveniente presentarsi con un unico campione piuttosto che puntare alla duplicazione di investimenti più ridotti.

“Siamo fortunati ad avere due grandi produttori di satelliti in Francia. È una forza. Ma di tanto in tanto, avere due di loro pone problemi di fronte alla forte concorrenza globale” aveva dichiarato a giugno il ministro dell’Istruzione superiore e della ricerca Frédérique Vidal intervistata dal quotidiano francese La Tribune. A proposito di una possibile fusione tra Tas e Airbus, Vidal ha sottolineato che il governo di Parigi è “pronto a prendere in considerazione tutte le opzioni”.

LE IPOTESI DELL’ACCORDO

Una fusione, una joint venture, un raggruppamento per attività (tlc a uno e l’osservazione della Terra all’altro) o una cooperazione più stretta nei programmi e nelle esportazioni. Tutte le opzioni sarebbero sul tavolo. Le due società hanno già dimostrato di poter sommare le proprie forze per vincere importanti commesse e insieme raggiungono una quota tra il 30 e il 40% del mercato globale dei satelliti.

CHE NE SARÀ DELLA SPACE ALLIANCE?

Fin qui tutto molto interessante per la Francia, ma che ne sarà per Leonardo (ex Finmeccanica)? Thales Alenia Space è una joint venture tra la francese Thales (67%) e l’italiana Leonardo (33%). Thales Alenia Space è la metà della Space Alliance: fondata nel 2005, è una partnership strategica tra Leonardo e Thales, i principali gruppi industriali nel settore aerospaziale in Italia e Francia. Comprende due joint venture: Telespazio (Leonardo 67%, Thales 33%) e Thales Alenia Space appunto con percentuali invertite. “Le capacità complementari di Thales Alenia Space nei sistemi satellitari e Telespazio nei servizi ad essi associati forniscono all’Alleanza spaziale tutte le risorse necessarie per rispondere positivamente ed efficacemente alle esigenze del mercato, che oggi sono sempre più focalizzate su applicazioni legate alle tecnologie spaziali”. Si legge sulla pagina del sito di Telespazio dedicata alla Space Alliance. Dieci anni fa si puntava dunque sulla cooperazione bilaterale piuttosto che puntare all’integrazione industriale.

L’ITALIANA LEONARDO (EX FINMECCANICA) TERZO INCOMODO?

Con la maggioranza nell’azionariato di Telespazio, Leonardo resta meglio posizionata nella parte gestionale dei servizi a Terra mentre la Francia punta al consolidamento sul fronte manifattura, non solo per la maggioranza del capitale di Thales Alenia Space, ma anche per la sua presenza nel capitale di Airbus. Tuttavia con il 33% dell’azionariato di Tas, Leonardo ha voce in capitolo e quindi diritto di veto sull’eventuale fusione con Airbus.

CHE FARANNO BRUXELLES E ROMA?

Oltre all’incognita del beneplacito del partner industriale nel contesto negoziale, resta da capire anche la posizione governativa italiana: l’esecutivo può esercitare infatti il golden power sulle infrastrutture strategiche. Infine, una qualsiasi bozza di accordo tra Thales Alenia Space e Airbus deve approdare sui tavoli dell’antitrust a Bruxelles per le dovute valutazioni. La luce verde all’operazione non è scontata. Dopo 18 mesi dall’avvio, l’antitrust dell’Unione europea ha bocciato il processo di fusione tra Alstom e Siemens nel settore ferroviario.

ALTRA INCOGNITA: LE CONSEGUENZE OCCUPAZIONALI

Infine, la dimensione sociale è inevitabile. In caso di fusione, i sindacati temono esuberi in questo settore che impiega circa 8000 ingegneri e tecnici e la possibile chiusura di uno dei tre principali siti francesi. Senza dimenticare il surplus di 500 dipendenti nella divisione spaziale che pesa su Thales Alenia Space da aprile.

IL COMMENTO DEGLI ADDETTI AI LAVORI ITALIANI

Sul progetto del campione dei satelliti francese si è soffermato ieri con un tweet che ha suscitato dibattito il presidente dell’Aiad, la federazione che riunisce le aziende del comparto difesa, aerospazio e sicurezza (tra cui anche Leonardo-Finmeccanica):

Non ha dubbi l’esperto di affari militari Aurelio Giansiracusa di Ares-Osservatorio Difesa: a guadagnare dalla fusione sarebbe Airbus ma resta sempre l’incognita dell’approvazione dell’antirust europea.

Infine, anche il professore Ezio Bussoletti, coordinatore dell’area “Spazio e aeronautica” del piano nazionale della ricerca del Miur, ha spiegato su Startmag che “su qualunque ipotetica iniziativa di operazioni straordinarie Leonardo ha diritto di veto per non parlare del ruolo che, in ogni caso, giocherebbe il Governo italiano che tramite il golden power può concedere o meno il via libera a questo tipo di operazioni”.

ARESU (LIMES): TUTTO DIPENDE DALLA CAPACITÀ DI NON INCARTARSI NEL RAPPORTO TRA LEONARDO-FINMECCANICA E FINCANTIERI”

Sulle prospettive per Leonardo (ex Finmeccanica) e Fincantieri alle prese con i dossier francesi si è espresso anche Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes e direttore della Scuola di Politiche, ieri su Startmag:”Questo processo investe anche l’Italia e la sua capacità, per dirla con un intenditore della Francia come Cuccia, di “giocare con le carte che abbiamo in mano”. Che sono tre: gli investimenti – troppo scarsi, da troppo tempo – nella ricerca e nel trasferimento tecnologico; gli asset che ci sono rimasti; la capacità negoziale di cui difettiamo. L’applicazione dei poteri speciali, come ho spesso sottolineato su Limes, in Italia ha mostrato alcuni nodi del rapporto con la Francia sull’alta tecnologia, contribuendo a un grande calderone di “Macron è il nostro dio Giove / Macron fa schifo” una miopia leaderistica che non ha dato apporti positivi ai rapporti tra Roma e Parigi.

È chiaro che il nodo attuale, e del futuro, riguarda le prospettive di Fincantieri e Leonardo, e il rapporto tra i due attori. Il primo al centro dei dissidi e della rivendicazione realistica degli accordi con Parigi, il secondo finalmente in grado di rafforzare il proprio management, con innesti importanti nel campo della sicurezza e della tecnologia. La potenzialità italiana di giocare un ruolo in questo nuovo scenario dipenderà quindi anche dalla capacità di non incartarsi nel rapporto tra le nostre punte di diamante, considerando le nostre storiche debolezze dimensionali, di capitali privati, di litigiosità interna. Non sarà facile, ma è essenziale”.

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