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Vi svelo le vere mire di Macron nello spazio: la leadership in Europa. L’analisi del prof. Bussoletti

L’analisi di Ezio Bussoletti, coordinatore dell’area “Spazio e aeronautica” del piano nazionale della ricerca del Miur

 

Pochi giorni fa ha fatto scalpore, e non poteva che essere così, l’uscita del Presidente francese su una proposta identificabile come un chiaro tentativo di impadronirsi della leadership europea del settore spaziale; e già che ci stava, ad abundantiam, ha anche lanciato l’idea di creare anche nel suo paese una “forza spaziale” che si aggiungerebbe alle classiche già presenti.

Al riguardo sarebbe opportuno provare a fare una riflessione globale che tenga conto, come direbbero i fisici, di “tutte le condizioni al contorno” del tema per valutarlo per quello che è e non sulla spinta emotiva di qualcuno.

Andiamo con ordine: il nuovo ventilato comando spaziale francese dovrebbe gestire, una volta creato, 3,6 Miliardi nel periodo 2019-2025.; questo nell’ipotesi che i soldi ci siano davvero. E qui è bene fare una prima riflessione: il Presidente francese non è in grande amore con i suoi cittadini, anzi si direbbe che le posizioni a favore sono piuttosto bassine; ecco quindi, normale escamotage politico ben noto e praticato anche nel nostro paese, è fare un coup de theatre che possa avere un forte impatto sulla popolazione. Questo di solito rende bene e, soprattutto, distoglie dai problemi correnti, non piccoli, che i nostri amici transalpini hanno da tempo e non ancora risolti a livello sociale.

Il problema è comprendere se si dimostrerà vincente questa ennesima esternazione di grandeur (De Gaulle è sempre un punto di riferimento per tutti i governanti d’Oltralpe) che copia una posizione analoga americana (questa con ben altri fondi e una potentissima lobby militare nazionale). Che il controllo dello Spazio sia sempre più strategico è certamente un fatto incontestabile perché storicamente riporta alla nascita dell’aviazione quando sino a prima erano gli eserciti di terra e la potenza navale che rappresentavano gli asset determinanti di un conflitto: l’arrivo di oggetti che potevano sorvolare i mari e la terra e seminare bombe dappertutto rivoluzionò definitivamente le modalità di gestire i conflitti: e questo sta ripetendosi oggi con la conquista dello Spazio con buona pace dei sani propositi dell’Onu di renderlo e mantenerlo al di fuori di un uso militare.

La Francia, ancora una volta dimentica di appartenere all’Europa e volendo giocare in proprio, si lancia (o meglio si vorrebbe lanciare) nel gioco convinta della propria autosufficienza o, almeno, di essere “a priori e senza negoziazioni” il paese leader di questa nuova fase storica della tecnologia e del contesto militare.

Sulla carta ognuno può sognare ma poi, come sempre, deve misurarsi con la realtà; vediamo nel caso specifico quale è la situazione reale.

Un dato di fatto certo è che i nostri cugini hanno in casa le due più grandi società manifatturiere europee nel settore spaziale Airbus Space e Thales Alenia Space: l’idea del Presidente sarebbe quella di fonderle insieme per creare un’unica struttura molto potente e altamente competitiva. Sin qui la logica puramente dirigista caratteristica del governo non farebbe una piega in termini di visione strategica teorica. Il problema è che la teoria si scontra con la realtà del mercato: entrambe le aziende, pur se non poco condizionate dal potere politico, sono pubbliche, sono in borsa e partecipate oltre che da una fascia non piccola di retail, anche e soprattutto da grosse realtà finanziarie che non sarebbe semplice scalzare o convincere a scendere a patti.

Il secondo problema. Ed è il più pesante, è sociale: qualunque fusione tra due aziende comporta, a valle di un tentativo di arrivare a una maggiore efficienza a parità di costi, un necessario e non piccolo ridimensionamento in termini di forza lavoro: cioè mandare a casa numerosissime persone per di più altamente qualificate. Può un Presidente non particolarmente amato dai suoi cittadini permettersi un altro shock sindacale di questo tipo? Non gli basta il problema, irrisolto ancora, dei gilet gialli?

In più, e qui entra in gioco il nostro paese e Leonardo, la struttura di Thales Alenia Space è una joint venture in cui abbiamo un ruolo importante e accresciuto nel tempo da quando fu concordato tra i due Paesi che i francesi avrebbero avuto la maggioranza nell’hardware mentre l’Italia, molto più forte nei servizi, con Telespazio, prendeva la maggioranza in questo settore che da un po’ di tempo sta rivelandosi in forte crescita e molto redditizio.

Anche qui su qualunque ipotetica iniziativa di operazioni straordinarie Leonardo ha diritto di veto per non parlare del ruolo che, in ogni caso, giocherebbe il Governo italiano che tramite il golden power può concedere o meno il via libera a questo tipo di operazioni.

In definitiva, nel contesto attuale, dall’Italia ci si aspetta una posizione chiara e contraria a qualunque fusione o salto nel buio a meno di proposte da valutare se interessanti per il Paese e le sue aziende ma che, allo stato, non esistono né si intravedono all’orizzonte. Peraltro, il comportamento di Macron nel caso dei Cantieri navali, al quale andava tutto bene finché erano di proprietà sud coreana mentre ha sentito risvegliarsi lo spirito nazionale solo con l’arrivo di Fincantieri, non depone a favore di una disponibilità italiana favorevole “a priori”, al contrario.

Inoltre segnali effettivi nella direzione della fusione non sembrano esserci concretamente tenendo conto di tutti i vincoli contrari all’operazione.

È molto più probabile, come accennato prima, che l’uscita del Presidente francese fosse essenzialmente ad uso politico interno e che lì resti e si areni una volta sgonfiatasi per ragioni evidenti. Al più potrebbe essere una mossa per iniziare a negoziare i nuovi assetti della Commissione Europea che vedrà probabilmente la creazione di una Direzione Generale Spazio che attira appetiti da varie parti, e ci si aspetta anche un posizionamento italiano nel contesto globale: staremo a vedere.

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