ChatGpt, impegnato nelle ultime ore in una lotta senza quartiere con Bard di Google, si racconta agli italiani. “ChatGpt apprende il linguaggio e i fatti del mondo delle informazioni pubblicamente accessibili presenti su Internet. Genera testo originale in risposta a domande o istruzioni e i suoi modelli non immagazzinano copie di tali dati”, si legge in un boxino pubblicato quest’oggi sulle principali testate nazionali.
Non sappiamo se il messaggio pubblicato oggi sui quotidiani lo abbia scritto l’intelligenza artificiale amorevolmente accudita dagli americani o il team legale coadiuvato da quello media di OpenAi, ma è chiara l’intenzione della software house sotto l’ala di Microsoft di voler procedere di buona lena a ottemperare alle richieste del Garante della Privacy italiano, che in un certo senso ha fatto “giurisprudenza mondiale” intervenendo per primo e sollevando i punti critici nel rapporto tra il chatbot e l’utenza.
LA MISSIONE DI OPENAI: PIACERE AL GARANTE PER PIACERE A TUTTI
La speranza di OpenAi è proprio quella ovvero che soddisfacendo il Garante italiano tutti gli omologhi degli altri Paesi che si erano già messi sulla difensiva a spulciare la Privacy Policy della software house si accodino all’imprimatur di Roma. Una sorta di nulla osta valido per tutti, insomma, che certifichi una messa in regola globale.
Mantenere un software tanto avanzato ha costi esorbitanti, quantificati in via ufficiosa in circa 700mila dollari al giorno. Per questo gli sviluppatori statunitensi non possono permettersi altri stop e tantomeno una levata di scudi generalizzata, visto che l’IA, per migliorare, deve essere messa continuamente alla prova.
“Ad OpenAi – si legge nel messaggio pubblicato sui quotidiani – non vogliamo che i nostri modelli di IA apprendano informazioni sugli individui poiché una grande quantità di dati su Internet riguarda le persone, le informazioni pubblicamente accessibili che utilizziamo per addestrare i nostri modelli potrebbero includere alcuni dati personali”.
Quindi la software house informa la propria utenza del perché della raccolta: “Da tali informazioni i nostri modelli imparano ad esempio come utilizzare nomi e indirizzi all’interno delle frasi. Non cerchiamo dati personali per addestrare i nostri modelli né utilizziamo informazioni presenti su Internet per profilazione, pubblicità o vendita. Insieme, esploriamo le potenzialità dell’Intelligenza artificiale tutelando la privacy. Puoi esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei tuoi dati per finalità di addestramento algoritmico con uno strumento dedicato alla rimozione dei dati personali accessibile nella nostra Privacy Policy”.
Il 12 aprile scorso il Garante aveva avanzato le sue richieste ad OpenAi e gli americani al lavoro sull’intelligenza artificiale più chiacchierata del momento si erano subito messi all’opera per adempiere, tant’è che in anticipo rispetto alla scadenza individuata alla fine del mese scorso ChatGpt si è di nuovo reso disponibile per gli utenti in Italia. “Siamo entusiasti di accoglierli di nuovo e rimaniamo impegnati a proteggere la loro privacy. Abbiamo incontrato o chiarito le questioni sollevate dal Garante”, l’annuncio dell’azienda in una comunicazione ufficiale.
Come primo punto il Garante aveva richiesto che OpenAI predisponesse e renderesse disponibile sul proprio sito un’informativa trasparente, per illustrare modalità e logica alla base del trattamento dei dati necessari al funzionamento di ChatGPT e i diritti attribuiti agli utenti e agli interessati non utenti. L’informativa prevista dall’Autorità italiana dovrà essere facilmente accessibile e collocata in una posizione che ne consenta la lettura prima di procedere all’eventuale registrazione al servizio.
LA NOTA DI OPENAI
In una nota rilasciata dopo la nuova messa online del sito italiano l’azienda californiana ha dichiarato di avere «affrontato o chiarito» le questioni sollevate dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali, questioni che lo scorso 31 marzo avevano portato al blocco precauzionale deciso dalla stessa OpenAI.
«Siamo felici di ripristinare l’offerta di ChatGpt in Italia. Per continuare su ChatGpt conferma per favore che hai più di 18 anni oppure che ne hai più di 13 e hai il consenso dei genitori o di un tutore». Poi un link rimanda alle policy per la privacy, con specifiche su come vengono raccolti e usati i dati degli utenti.
IL TEMA DEI MINORI
L’accesso al chatbot da parte dei minorenni era uno dei punti critici sollevati dal Garante, che in un comunicato esprime soddisfazione per le misure messe in atto. L’uso disinvolto dei dati da parte di OpenAI — sia in fase di addestramento del sistema, sia nelle risposte che il chatbot restituisce — è entrato nel mirino di diverse altre Authority, in Europa e fuori. Nella nota del Garante si legge che OpenAI ha «messo a disposizione degli utenti e dei non utenti una serie di informazioni aggiuntive», che ha «modificato e chiarito alcuni punti» e che ha riconosciuto «soluzioni accessibili per l’esercizio dei loro diritti».
L’ISTRUTTORIA
La partita però è tutt’altro che chiusa. Lo stesso Garante ricorda che l’attività istruttoria avviata nei confronti di OpenAI proseguirà, così come continuerà il «lavoro della apposita task force costituita in seno al Comitato che riunisce le Autorità per la privacy dell’Unione europea».
LA NOTA DEL GARANTE
Il Garante spiega che OpenAI ha, tra i vari adempimenti, “predisposto e pubblicato sul proprio sito un’informativa rivolta a tutti gli utenti e non utenti, in Europa e nel resto del mondo, per illustrare quali dati personali e con quali modalità sono trattati per l’addestramento degli algoritmi e per ricordare che chiunque ha diritto di opporsi a tale trattamento; ampliato l’informativa sul trattamento dei dati riservata agli utenti del servizio rendendola ora accessibile anche nella maschera di registrazione prima che un utente si registri al servizio; riconosciuto a tutte le persone che vivono in Europa, anche non utenti, il diritto di opporsi a che i loro dati personali siano trattati per l’addestramento degli algoritmi anche attraverso un apposito modulo compilabile online e facilmente accessibile”.
Inoltre, ChatGpt ha inserito nella schermata di benvenuto riservata agli utenti italiani già registrati al servizio un pulsante attraverso il quale, per riaccedere al servizio, devono dichiarare di essere maggiorenni o ultratredicenni e, in questo caso, di avere il consenso dei genitori. Nella maschera di registrazione al servizio, infine, è stata inserita la richiesta della data di nascita “prevedendo un blocco alla registrazione per gli utenti infratredicenni e prevedendo, nell’ipotesi di utenti ultratredicenni ma minorenni che debbano confermare di avere il consenso dei genitori all’uso del servizio”.