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Chatgpt Garanti Europa

Privacy, come agiscono i Garanti in Europa su ChatGpt?

I Garanti nazionali della Privacy in Europa si sono organizzati istituendo una task force per dare una risposta comune sull’utilizzo di ChatGpt in nome del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Tutti i dettagli

 

Mentre l’Autorità per la protezione dei dati personali italiana ha dato tempo ad OpenAI fino al 30 aprile per adempiere alle sue prescrizioni e poter rendere di nuovo disponibile l’accesso a ChatGpt, cosa stanno facendo i Garanti in Europa?

Come ha scritto ieri Start, risolvere il precedente italiano potrebbe essere dirimente per la software house statunitense perché il caso dell’Italia è solo il primo ma molti altri Paesi, del Vecchio Continente e non, potrebbero seguire la scelta della nostra Autorità e, di fatto, intralciare la diffusione di ChatGpt.

Per evitare che ognuno proceda in ordine sparso, il Comitato europeo per la Protezione dei Dati (European Data Protection Board, EDPB) – un organismo indipendente composto da autorità nazionali di vigilanza sulla protezione dei dati, che supervisiona il rispetto nell’Ue delle norme in materia – ha deciso di creare una task force per rafforzare la cooperazione e lo scambio di informazioni in nome del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), comune denominatore dei Ventisette.

L’ISTITUZIONE DELLA TASK FORCE

“I membri dell’EDPB – si legge nella dichiarazione – hanno discusso la recente azione di enforcement intrapresa dall’autorità italiana per la protezione dei dati contro OpenAI in merito al servizio ChatGpt” e hanno deciso “di lanciare una task force dedicata per promuovere la cooperazione e scambiare informazioni su eventuali azioni di applicazione condotte dalle autorità di protezione dei dati”.

La scelta di creare una task force europea su ChatGpt, osserva Reuters, potrebbe essere “un primo passo potenzialmente importante verso una politica comune per la definizione di norme sulla privacy in materia di intelligenza artificiale”.

L’IA Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale infatti è in costruzione ma non sarà operativa prima di alcuni anni, e intanto la task force potrebbe chiedere ad OpenAI di intraprendere le azioni già richieste dal Garante italiano.

FUNZIONERÀ?

Una fonte di un organismo di vigilanza nazionale citata da Reuters ha dichiarato che gli Stati membri sperano di allineare le loro posizioni politiche, ma che ciò richiederà tempo.

“Gli Stati membri – ha aggiunto – non stanno cercando di punire o di stabilire regole che colpiscano OpenAI, sostenuto da Microsoft, ma piuttosto di creare politiche generali che siano trasparenti”.

COSA STANNO FACENDO INTANTO I PAESI IN ORDINE SPARSO

Aspettando che la task force parli a nome dei Paesi Ue, Germania e Francia che per primi hanno guardato al Garante italiano, stanno ugualmente indagando se OpenAI stia violando il GDPR, tuttavia, si sono dichiarati contrari a un divieto nazionale di ChatGpt ma a favore di una regolamentazione a livello europeo.

L’Autorità spagnola, riferisce El País, ha invece annunciato di aver “avviato d’ufficio un procedimento di indagine preliminare contro l’azienda statunitense per una possibile violazione delle norme”.

Belgio, Austria, Croazia e Finlandia, secondo quanto riportato da Euractiv, non hanno in programma di vietare il software, così come la Polonia, che non ha ricevuto reclami sulla raccolta dei dati, ma rimane in contatto con l’Italia e con l’EDPB.

PERCHÉ CHATGPT PREOCCUPA

La creazione di una task force, nata sulla scia di quanto stabilito dal Garante italiano, ha attirato l’attenzione anche degli omologhi in Europa per la velocità con cui ha preso piede ChatGpt, che secondo Reuters, è cresciuto fino a diventare “l’applicazione per i consumatori con la crescita più rapida della storia, con oltre 100 milioni di utenti attivi mensili, sollevando al contempo interrogativi sulle minacce che potrebbe rappresentare per la sicurezza, la privacy e il lavoro”.

“Il problema è la velocità con cui la società si trova improvvisamente a confrontarsi con questa tecnologia”, ha infatti dichiarato a Euractiv Sabrina Küspert, esperta di intelligenza artificiale e collaboratrice del think tank tecnologico tedesco Stiftung Neue Verantwortung, aggiungendo che ciò lascerebbe poco tempo per il dibattito. “Per alcuni – ha detto -, ChatGpt e la tecnologia alla base sono uno sviluppo dannoso, mentre altri ne sono entusiasti. La verità probabilmente sta nel mezzo”.

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