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Telecom - Tim

Perché con il caso Canal+ per Tim si complica il dossier Mediaset Premium

Fatti, indiscrezioni e scenari sugli ultimi subbugli in casa di Tim nell’approfondimento di Michelangelo Colombo per Start Magazine Effetti a cascata tutt’altro che positivi per Tim dopo il fallimento del progetto fra il gruppo capitanato dall’ad, Amos Genish, e Canal Plus, voluto fortemente dalla francese Vivendi di Vincent Bolloré. E il primo effetto negativo sarà…

Effetti a cascata tutt’altro che positivi per Tim dopo il fallimento del progetto fra il gruppo capitanato dall’ad, Amos Genish, e Canal Plus, voluto fortemente dalla francese Vivendi di Vincent Bolloré. E il primo effetto negativo sarà sul contenzioso aperto con Mediaset per la vicenda dell’operazione mancata di Mediaset Premium. Si affastellano dunque le tensioni e le preoccupazioni in casa dell’ex Telecom Italia, visti i dossier aperti con risvolti delicati non solo sul fronte Antitrust (qui tutti i più recenti avvenimenti che riguardano Tim nell’approfondimento di Start magazine). Ecco le ultime novità.

FATTI E INDISCREZIONI

Salta la joint Tim-Canal Plus. La ratifica della joint venture fra Tim e la francese Canal Plus – secondo quanto svela oggi il Sole 24 Ore – arriverà al consiglio di amministrazione di Tim del 6 marzo, e non mancherà di avere un impatto sul contenzioso Vivendi-Mediaset, sancendo nei fatti che il negoziato condotto finora non può essere concluso. Scrive il Sole: Le due parti – i legali si erano incontrati un’ultima volta a Parigi, nella sede di Vivendi, lo scorso 13 gennaio – erano riuscite a trovare uno schema che portasse a Mediaset i 760 milioni a cui era stata valutata Premium nel 2016”.

I TERMINI DEL PROGETTO

Che cosa prevedano i termini della joint venture? Al centro, i contenuti tra Tim e la pay-tv del suo azionista, Vivendi. In sostanza, il gruppo italiano posseduto dai francesi avrebbe comprato contenuti video da Mediaset per 460 milioni in sei anni. Mediaset avrebbe rilevato il 20% con un posto in cda riservato a un indipendente, l’altro 20% l’avrebbe tenuto Vivendi, Tim avrebbe avuto la maggioranza del 60%. Mediaset avrebbe avuto una put, l’opzione a rivendere la quota a Vivendi dopo due anni per un valore, pare, di poco inferiore a 140 milioni. Il resto, ad arrivare a 760 milioni, poggiava comunque sull’acquisto di altri contenuti.

LA TEMPISTICA

“I tempi sono però sfuggiti di mano ai francesi – sottolinea il Sole 24 Ore – che per sei mesi hanno cercato di promuovere la joint venture con la procedura prevista per le operazioni con parti correlate di minore rilevanza”. Lasciato scadere il termine del 16 gennaio per la costituzione della joint, si dovuta ricominciare la procedura, con la classificazione di maggiore rilevanza come stabilito da Consob, che fa dipendere l’ok dal parere vincolante del comitato degli indipendenti in versione plenaria (cinque della lista Vivendi e cinque della lista Assogestioni), spiega il quotidiano. Il comitato si è riunito due volte, per istruire la pratica e discutere poi nel merito ma evidentemente il traguardo non era a portata di mano. Risultato: “I francesi avrebbero deciso di fare un passo indietro prima di sentirsi dire che il matrimonio non poteva essere celebrato alle condizioni ipotizzate. Tanto più che Mediaset ormai aveva deciso di andare avanti con la causa”.

LO SCENARIO

La morale finale? Si va avanti quindi con il contenzioso, essendo a questo punto ufficialmente fallito il tentativo di mediazione giudiziale. Il nodo del contendere è il mancato rispetto del contratto firmato l’8 aprile 2016 che prevedeva il passaggio di Premium sotto le insegne di Vivendi e uno scambio azionario reciproco del 3,5% con Mediaset. Conclude il Sole 24 Ore: “Un accordo extragiudiziale è sempre possibile nelle cause civili, ma senza la joint Tim-Canal Plus, potrà passare solo da due fasi parallele e disgiunte: l’acquisto di contenuti da parte di Telecom e un risarcimento da parte di Vivendi. Ammesso che ce ne sia la volontà”.

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