La società tecnologica cinese ByteDance, famosa soprattutto per aver sviluppato TikTok, ha trovato il modo di aggirare le restrizioni statunitensi e accedere ai microchip avanzati per l’intelligenza artificiale di NVIDIA, l’azienda più importante al mondo in questo settore, con un capitalizzazione di 3000 miliardi di dollari. Stando alle informazioni raccolte da The Information, ByteDance sta “affittando” i processori di NVIDIA da Oracle, un’azienda con sede negli Stati Uniti specializzata nei servizi di cloud computing.
NON SOLO BYTEDANCE: LE AZIENDE CINESI RIESCONO AD AGGIRARE LE RESTRIZIONI AMERICANE
Nel 2022 il governo americano ha vietato la vendita in Cina dei semiconduttori avanzati per l’intelligenza artificiale: lo ha fatto per ragioni di sicurezza nazionale, dato che queste tecnologie sono utilizzabili in contesti militari, ma anche per provare a rallentare lo sviluppo industriale della rivale. Il ban all’esportazione del 2022 è stato successivamente ampliato, ma ByteDance è comunque riuscita a trovare una scappatoia. E non è stata l’unica: altre compagnie tecnologiche cinesi come Alibaba e Tencent, e anche il gruppo delle telecomunicazioni China Telecom, hanno potuto accedere ai chip avanzati, o hanno cercato di farlo, attraverso i fornitori di servizi cloud negli Stati Uniti.
Queste pratiche tradiscono lo spirito delle restrizioni americane ma formalmente non le violano, dato che le norme non impediscono alle aziende cinesi di accedere ai microchip “sensibili” se questi si trovano sul territorio statunitense.
COSA FANNO (E COSA VOGLIONO) LE AZIENDE AMERICANE DI CLOUD
Come riporta anche il Times of India, alcune aziende americane di cloud computing si sono rifiutate di “affittare” i server alimentati con i chip di NVIDIA a ByteDance e a China Telecom per non rischiare di entrare in conflitto con le restrizioni governative; Oracle, invece, non è stata altrettanto scrupolosa.
Nei mesi scorsi il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che è l’ente responsabile dell’attuazione dei controlli alle esportazioni, aveva proposto una normativa che obbligava le aziende americane di cloud computing a verificare l’identità dei clienti stranieri e a segnalarli alle autorità nel caso in cui utilizzassero i server per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale rivolti a scopi malevoli. La proposta, però, è stata osteggiata dalle aziende che l’hanno giudicata troppo complessa e onerosa.
INASPRIRE LE NORME POTREBBE NON BASTARE
Il Times of India fa notare tuttavia che, anche qualora questa scappatoia normativa venisse chiusa, le società tecnologiche cinesi dotate di centri dati negli Stati Uniti potrebbero comunque acquistare e utilizzare i microchip avanzati sottoposti a restrizioni.