Con la cancellazione della delega allo Spazio dell’instancabile democristiano Bruno Tabacci, da lui pudicamente giustificata come una sua propria scelta per non turbare le attività del governo, tutti avevano sperato che il caos generato in piena collaborazione col presidente dell’Asi potesse risolversi andando finalmente a una gestione del settore managerialmente seria e convincente.
Il passaggio delle consegne al ministro Vittorio Colao, il cui curriculum parla da solo, coadiuvato da un altro pezzo da novanta, il suo capo di gabinetto Stefano Firpo, di cui si ricorda l’ottimo lavoro al Mise, faceva ben sperare.
Ma la realtà, come spesso accade, si sta rivelando non così rosea come si vorrebbe fosse.
All’inizio del loro lavoro il duo Colao- irpo, insieme al consigliere militare del presidente del Consiglio e alti rappresentanti del Mise e del Mur, hanno incontrato i vertici dell’Asi per fare il punto su una serie di problemi urgenti come il Pnrr, il Pta e lo stato di alcuni programmi in pesante ritardo.
A quanto si sa, il risultato non è stato molto positivo, si è riprodotta l’imbarazzante situazione già verificatasi in una riunione, lo scorso settembre due giorni prima dell’unico Comint dell’era Tabacci, alla presenza dei soli capi di gabinetto dei Ministeri più importanti presenti in comitato.
Si è arrivati all’assurdo che ministro e capo di gabinetto sono apparsi molto più informati e preparati sui vari temi in discussione rispetto al presidente dell’Asi e ai suoi più stretti collaboratori che lo assistevano, notoriamente di analoga caratura manageriale del loro capo.
Sembra siano emerse garbate contestazioni sulla scarsa pianificazione degli interventi proposti, non sempre correttamente giustificati in termini economici, talvolta poco attenti ai reali prezzi di mercato e scarsa attenzione a coinvolgere tutte le aziende potenzialmente interessate.
Altre perplessità sono emerse al riguardo dell’utilizzazione dei cinque esperti individuati da Tabacci, dei quali non è chiaro su quali criteri criteri siano stati scelti visto quanto riportato sulla stampa: sia in termini di competenza scientifica (H index basso rispetto a valori professionalmente di rilievo) e presenza di pesanti conflitti di interesse per tre di loro; evidenze che non aiutano certo ad affrontare in maniera trasparente qualunque tentativo di ottimizzazione dell’azione governativa. Peraltro ad oggi sembrano scomparsi dai radar risucchiati dall’oblio che ha oscurato anche il loro mentore.
Questo il passato recente, finiscono qui gli ultimi problemi o c’è dell’altro? Purtroppo no, perché i passi falsi e i problemi continuano a sussistere.
È recentissimo un passo falso, poco giustificato, che riguarda la direzione del direttorato Esa per le Osservazioni della Terra di Frascati, Esrin: già menzionato su Startmag. È stata nominata una funzionaria italiana storicamente legata professionalmente al direttore generale austriaco e che ha svolto, sempre e soltanto, attività di comunicazione, ma del tutto priva delle competenze tecniche che il posto avrebbe richiesto. Una persona, quindi, che in un confronto di lavoro difficilmente potrebbe difendere gli interessi italiani se questi dovessero confliggere con quelli, altrettanto leciti, del suo datore di lavoro che la ha prescelta nel ruolo.
Sono di pochi giorni fa due notizie che stanno di nuovo agitando il mondo spaziale nazionale.
La prima è l’informazione, “riservatissima” ma conosciuta da tutti nel comparto, che l’attuale direttore di Estec, l’ingegnere Franco Ongaro, si è dimesso in anticipo rispetto alla scadenza del suo secondo mandato perché, sembra che in febbraio diventerà il nuovo Cto in Leonardo precedentemente occupato dall’attuale ministro Roberto Cingolani.
Ovviamente la notizia ha scatenato l’interesse di molti aspiranti candidati, inclusi alcuni che inseguono questo sogno da anni come l’attuale presidente di Asi (ha solo una modesta posizione gerarchica di A5), e che si sono attivati nella spasmodica ricerca di sponsorizzazioni politiche tra i partiti di governo.
Per ora non trapelano notizie più precise, c’è solo la speranza che almeno questa volta la scelta del “candidato del governo” sia valutata attraverso una selezione seria tra candidati di valore internazionale riconosciuto per confrontarsi alla pari con competitori di grande rilievo di altri membri dell’Esa che si affacciano all’orizzonte; questo affinché in caso il candidato italiano fosse prescelto possa salvaguardare gli interessi nazionali evitando le pessime figure che il nostro paese ha fatto sia nel caso dei due candidati alla direzione generale di Esa che in quella non molto felice per la direzione di Esrin.
La seconda notizia che necessita di una valutazione pacata sta sollevando grande agitazione in Asi dove alcuni dirigenti gridano alla lesa maestà dell’ente e delle professionalità che esistono al suo interno: apparentemente il ministro Colao, o chi per lui, ha firmato un accordo con il direttore generale dell’Esa che prevede che sia questa agenzia a gestire le scelte industriali e la contrattualistica di competenza Asi, in larga parte del Pnrr ma anche apparentemente da altre sorgenti per un totale intorno ai 1800 miliardi di euro; il 60% dei fondi riguarda le Osservazioni della terra mentre i programmi Vega e Space Rider (quest’ultimo a leadership italiana) si dividono in egual misura il 40% rimanente. Il tutto sarà sviluppato impegnando Asi a fornire una trentina di tecnici per coadiuvare quelli Esa nel lavoro.
L’accordo in sé presenta luci e ombre che vanno attentamente confrontate per poter stabilire se il risultato finale sia positivo o no.
È ovvio che una notizia di questo tipo, lo si voglia o no, lancia all’esterno un messaggio politico chiaro che certifica qualcosa di ben noto da tempo: una scarsa credibilità professionale dell’Asi e del suo management agli occhi dell’attuale governo.
Non si può dire che questo sia un inatteso fulmine a ciel sereno perché il problema di come da due anni l’Agenzia è gestita in maniera controversa e disattende – secondo molti addetti ai lavori – il compito istituzionale di fornire un supporto equo a tutte le aziende nazionali: si susseguono per questi motivi lamentele sempre più numerose indirizzate ai palazzi che contano. Il curriculum del presidente Saccoccia, come si evince dal sito di Asi, menziona un Master in businness administration della non famosissima Università Webster di Leiden che evidentemente non appare essere stato interiorizzato adeguatamente e reso operativo.
Va ricordato che i soldi del Pnrr sono un prestito che va speso in tempi precisi e con modalità trasparenti; con l’affidamento ad Esa i vincoli imposti dall’Europa saranno rispettati perché questo è il costume storico dell’amministrazione di questo ente da sempre abituato a lavorare presto e ben data la strategicità di contratti che riguardano le attività spaziali.
Lo stesso non si può dire della storia recente di Asi; valgano per tutte i caso del Programma Platino, in ritardo di quasi tre anni o le ripetute richieste di finanziare una costellazione di 30 mini satelliti, con funzioni non meglio definite sulle Osservazioni della Terra, e per i quali manca qualsiasi richiesta di servizi da fornire e ancor più di utenza, istituzionale o privata. Apparentemente per questa proposta, a quanto si dice, sembra sia stato richiesto un finanziamento dell’ordine della metà del totale dei fondi Pnrr da assegnare ad un’unica ditta.
L’Esa garantisce il contratto chiedendo un compenso non superiore al 7% della cifra totale; un quarto del costo previsto per il contratto del portaborse di Tabacci, e questo la dice lunga su molte cose. In questi giorni sulla stampa è stato un rincorrersi di cifre di cui non era chiara quale fosse l’origine e l’affidabilità della fonte.
Venerdì 19 il ministro Colao presenterà alla riunione Esa che si terrà a Porto questa iniziativa che spiazza non poco i nostri competitori europei e mostra comunque una vitalità italiana seria da troppo tempo scomparsa dal contesto internazionale del settore.
Questi risultati spiazzano la lunga lista di quanti stanno strappandosi le vesti utilizzano dati fasulli di costo, si è letto di tutto dal 20% fino a scendere al 14%, e fanno finta di ignorare la verità dell’inadeguatezza dell’Asi a garantire che i soldi siano spesi bene e nei tempi previsti.
I non pochi critici “del giorno dopo” stanno anche sollevando dubbi sul controllo dei dati che verranno prodotti dalle attività finanziate dal programma, sulla riservatezza degli stessi e sul fatto che, gestendo Esa i contratti industriali, le nostre aziende saranno sotto le forche caudine di un controllo francese e tedesco che lederebbe i nostri diritti e la privacy delle nostre proposte.
In parte questo è vero, il rischio c’è; ma ancora una volta ci domandiamo dove fossero e cosa hanno detto e fatto le stesse persone così ferite nella loro focosa italianità quando per anni abbiamo avuto un direttore di Estec, italiano, ma legatissimo, anche per amicizia pluriennale, alla Francia e, più recentemente come mai quasi nessuno, salvo questo giornale e pochissimi altri, ha espresso serie perplessità sulla nomina di un’italiana a direttrice di Esrin, visti i condizionamenti oggettivi a cui è sottoposta.
C’è da chiedersi il perché di un risveglio postumo e di fatto inutile in questa forma: è più serio riconoscere che l’Italia da (troppo) tempo sta perdendo sempre più peso politico in Esa, purtroppo anche per la scelta dei candidati nelle posizioni apicali.
È arrivato il momento, a livello politico, di fare una riflessione approfondita per poter ripartire col piede giusto, raccogliendo a supporto competenze professionali reali (ancora ce ne sono e non poche).
Appare sempre più evidente che è necessario ricostruire tutto il comparto, dal nuovo assetto dell’Asi al posizionamento italiano in posizioni gestionali apicali in Euspa, la nuova agenzia per i programmi spaziali europei, e nella Direzione Generale controllata dal Commissario per il Mercato interno e i Servizi, l’ex Ministro francese dell’economia Breton.
Oramai dovrebbe essere chiaro anche ai politici di casa nostra visto che il futuro per lo Spazio si costruirà in Europa e non in Esa. Proviamoci così come sta facendo il Presidente Draghi per fare risollevare il paese.