skip to Main Content

Asi

Cosa cambierà davvero all’Agenzia spaziale italiana?

Il nuovo assetto dell'Agenzia spaziale italiana (Asi) dopo l'intervento del governo. L'approfondimento di Enrico Ferrone

 

È la Gazzetta Ufficiale n. 100 (ma che numero!!!) a dover attrarre l’attenzione della comunità spaziale italiana, distratta legittimamente in questi giorni dalla missione MINERVA di Samantha Cristoforetti sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Come già anticipato su Start Magazine di ieri da Francis Walsingham, all’interno del DL 36 “Misure urgenti per l’attuazione del Pnrr” pubblicato lo scorso sabato 30 aprile, gli articoli 30 e 31 vanno a normare il riordino del settore spazio in modifica del decreto n. 128 del lontano 2003. Il cambio di passo si presenta radicale perché il dispositivo sposta la sorveglianza di un’agenzia che dispone di una cifra nell’ordine del miliardo di euro all’anno dal ministro dell’Università, a cui resta l’attribuzione dell’attività di ricerca scientifica, alla Presidenza del Consiglio, che governerà gli indirizzi strategici. Per prima cosa val la pena domandarsi come mai il vertice dell’ASI non abbia ancora convocato una conferenza stampa per illustrare le argomentazioni e tradurle dal burocratese di un testo ufficiale.

Quanto al riassetto di ASI, sicuramente si auspicava un cambiamento per rivalorizzare tutta l’attività spaziale nazionale come un bene primario per l’Italia e non una vetrina in cui troppo spesso chiacchiere incontrollate e impicci da salotto sovrastano il buon lavoro che un pool di scienziati molto qualificati porta avanti da anni.

Alla luce dei carteggi statali, il nuovo presidente dell’ASI sarà emanazione del capo del governo o di un membro del suo consiglio. La novità è la costituzione, a monte dell’Agenzia, di un ufficio, o chiamiamolo pure in altro modo, costituito da un funzionario con il titolo di direttore generale e di una struttura di diversi professionisti, con due direttori, che avrà sede a Palazzo Chigi. E questo ci sembra un primo intoppo ad una storia della politica spaziale che non ha mai fine. Perché queste figure professionali saranno esterne all’ASI e appare plausibile che verranno prelevate dall’entourage di qualche ministro o del suo gabinetto. Il che fa domandare, prima di tutto, dopo questa variazione di un ulteriore direttorio, quali poteri e quali funzioni conserverà concretamente il presidente dell’Agenzia. E quali attribuzioni competeranno al Comint, che è regolato dalla legge 7 del 2018, non nominata e non menzionata dalla Gazzetta 100.

Poste queste domande, da osservatori, prima di tutto vorremmo comprendere quali motivazioni abbiano spinto il sessantasettesimo esecutivo della Repubblica Italiana a dover accrescere del 50% un consiglio di amministrazione in controtendenza con la continua invocazione di snellimento degli apparati amministrativi nazionali. Possono apparire dettagli marginali due persone in più nel consiglio di amministrazione di un’agenzia statale ma già la lievitazione dei costi e dei tempi appare una spesa in più un po’ preoccupante.

E ancora: qual è la causa che ha spinto il governo nel muoversi con tanta urgenza da non dover passare dal Parlamento per definire questo dispositivo?

Una risposta potrebbe essere nella volontà di abbattere quanto più in fretta un’inefficienza così grave da aver poi dovuto passare la gestione dei denari destinati al Pnrr dello spazio all’Agenzia Spaziale Europea, al costo secco di oltre 80 milioni di euro. Per avere un metro della misura, l’Italia come terzo contributore dell’ESA, nel 2021 ha versato 589,9 milioni all’ente europeo come quota di partecipazione. Pertanto se questa manovra di restauro dell’Agenzia fosse stata effettuata per tempo avrebbe evitato un esborso importante per i contribuenti.

Insomma, in questo riassetto si vedono molte ombre e una modesta progettualità per il Paese.

Il fatto però di essere vicini alla prossima consultazione elettorale e indubbiamente alla vigilia di un cambio di guardia alla presidenza dell’ASI ci abbandona a qualche riflessione. A breve, secondo voci di corridoio, il vertice dell’ASI cambierà. Dopo un lungo periodo post commissariamento l’ESA si riprenderà il suo “prestato” e un nuovo e -come abbiamo detto- più corposo CdA dovrà far ripartire l’ente affiancato da due organi istituzionali.

Cambierà il Parlamento sia per attori che per numero; ed è iniziata per tutti gli interessati la corsa al riciclaggio, esattamente sul modello della Prima Repubblica.

Il premier -in uno scenario plausibile- si trasferirà nuovamente all’estero per qualche incarico internazionale, visto sfumare il Quirinale in una querelle che non merita nemmeno di essere raccontata. Ci sarà un nuovo governo e l’esecutivo uscente avrà figure professionali da premiare e le blinda con necessario anticipo in qualche stanza del potere romano in un déjà vu che supera ogni idealismo, ogni populismo, ogni nazionalismo, ogni europeismo e qualunque qualunquismo, termine desueto ma sempre attuale. E ancora una volta se lo spazio ne beneficerà o meno sarà solo questione di fortuna.

Back To Top