Trump non lo deve sapere. Secondo un’inchiesta del Guardian, una top manager di Amazon avrebbe coadiuvato un alto funzionario dell’amministrazione Usa nel lancio di un portale web federale per l’acquisto di prodotti commerciali. Il rapporto avrebbe privilegiato il colosso dell’e-commerce di Seattle garantendogli un ruolo dominante nel modo in cui il governo americano acquista tutto, dalle graffette alle sedie da ufficio. Chissà che ne pensa l’inquilino della Casa Bianca, da sempre fervido oppositore su Twitter ad Amazon e al suo fondatore Jeff Bezos.
IL CARTEGGIO PORTATO ALLA LUCE DAL GUARDIAN
Il quotidiano britannico ha rivelato che Anne Rung, direttore del Government Sector di Amazon, ha comunicato con Mary Davie, un alto funzionario presso la Government Services Authority (Gsa) – la Consip americana – a proposito del lancio di un portale web per l’acquisto federale di prodotti commerciali. La corrispondenza è avvenuto ancor prima che la legislazione che prevede la piattaforma (il cosiddetto “Amazon amendement”) sia diventata legge.
Le e-mail hanno mostrato come Rung, già funzionaria dell’amministrazione Obama prima di approdare a Seattle al fianco di Bezos, ha consigliato la Davie sull’approccio che il governo dovrebbe adottare per costruire una piattaforma di e-commerce che gestisca contratti federali per qualsiasi oggetto.
MILIARDI DI DOLLARI IN BALLO
Secondo un rapporto dello scorso anno di Intercept, il mercato degli acquisti federali ha un valore di circa 53 miliardi di dollari e Amazon sembra essere il primo classificato nel potenziale progetto. Anche se la normativa aprirebbe il mercato a qualsiasi sito in teoria, il disegno di legge afferma anche che il programma deve “consentire l’uso a livello governativo di tali mercati”, facendo riferimento a siti su larga scala restringendo pertanto il campo.
LA GAMBA TESA DI AMAZON NELL’AMMINISTRAZIONE
Lo scambio di e-mail portato a galla non rileva attività illegali, ma punta i riflettori su come Amazon stia schierando ex burocrati statunitensi per aiutare il gruppo di Seattle a procurarsi contratti governativi potenzialmente redditizi. Il Guardian ricorda infatti come la società guidata Bezos gestisca già un servizio cloud per la Cia e altri servizi di intelligence, e si prevede che vinca un contratto cloud da 10 miliardi di dollari per il progetto “Jedi” del Pentagono, lo stesso che Google ha abbandonato a seguito delle proteste dei dipendenti.
PRECISAZIONI
Al momento il colosso di Seattle ha rifiutato di commentare ma la Gsa ha dichiarato al Guardian di aver incontrato 35 potenziali fornitori tra il 2017 e il 2018. “Nessuna azienda ha ottenuto un accesso speciale, mentre tutte le società manifestano interesse per la piattaforma commerciale hanno pari accesso alla Gsa” si legge nella nota diffusa. “Non possiamo fare speculazioni su quali aziende faranno parte del progetto fino a quando le proposte non verranno ricevute, valutate e premiate”.
GLI ATTACCHI DI TRUMP A BEZOS
Nella vicenda si inserisce un altro elemento curioso. L’astio mai celato di Donald Trump verso il colosso tecnologico di Bezos. Secondo il presidente americano, Amazon paga poco o nulla di tasse allo Stato e ai governi locali; provoca perdite al Servizio postale statunitense e sta facendo uscire dal mercato migliaia di piccoli operatori. Gli attacchi di Trump non finiscono qui. Spesso The Donald “grida” Fake News su Twitter dopo che il Washington Post, di proprietà di Jeff Bezos, pubblica attacchi alla Presidenza o alla sua amministrazione.
Non a caso l’analista e giornalista dell’emittente Nbc, Howard Fineman, ha commentato via Twitter domandosi come il Washington Post riporterà la notizia.
Top @amazon boss privately advised US government on web portal worth billions to tech firm. Note to @washingtonpost: we’ll be interested to see your coverage of this. https://t.co/KRqhWHLxTu
— howardfineman (@howardfineman) December 26, 2018
Dietro i colpi via tweet o sui media, è certo che i lobbysti del colosso dell’e-commerce riescono ugualmente a influenzare le scelte del governo statunitense.