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Cloud Amazon

Amazon, Google, Ibm, Microsoft e società regionali in house. Chi contesta e chi preme sul cloud made in Conte

I progetti del governo per un cloud "nazionale". Il plauso delle società regionali in house. E i mugugni dei colossi Amazon, Google, Ibm e Microsoft che temono di essere esclusi dal business con la pubblica amministrazione

Non si chiamerà Gaia-X, ma sarà un suo parente stretto. Un cloud cugino, per affrancarsi dal dominio di Amazon, Google, Ibm, Microsoft e proteggere le informazioni riservate: come la Germania anche l’Italia pensa ad un proprio cloud. Ma l’impresa non è semplice e, nonostante l’appoggio già arrivato da parte di un’associazione di imprese, non mancheranno le resistenze.

LA PROPOSTA

L’idea di un cloud italiano è stata riesumata (qui i progetti durante il governo Conte 1) dalla ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano (M5s), che in audizione in commissione sugli intendimenti del governo in materia di semplificazione amministrativa in favore dei cittadini e delle imprese ha parlato di “un piano B, una strategia politica sul cloud per mettere in sicurezza i nostri dati critici e quindi metterci in sicurezza dal rischio geopolitico”.

UN GRUPPO DI LAVORO

Non si tratta solo di un’idea, in realtà. Su un cloud italiano sembra si stia già muovendo il governo. “E’ stato avviato un gruppo di lavoro, con la presidenza del Consiglio, il Mef, il Mise, il ministero della Difesa, il ministero degli Interni per favorire l’adozione di un cloud italiano da parte delle pubbliche amministrazioni. Stiamo studiando una strategia anche cloud per mettere in sicurezza i servizi critici dal rischio geopolitico. Investire per avere un cloud in Italia, che si federa e livello europeo, e’ l’unica soluzione”, ha detto la ministra.

IL PLAUSO DI ASSINTER

Plaude all’iniziativa l’associazione Assinter Italia, i cui soci sono Arsenal.it, Cineca, Csi Piemonte, Info Camere, Informatica Alto Adige, Innova Puglia, Insiel, Inva, Lazio Crea, Lepida cup 2000, Liguria Digitale, Aria, Molise Dati, Pasubio Tecnologia, Sardegna It, Sicilia Digitale, Soresa, Trentino Digitale, Umbria Digitale, Venis. Dunque in gran parte società in house emanazione delle regioni.

“Sposiamo totalmente l’idea del ministro Pisano secondo cui il nostro Paese debba essere indipendente rispetto all’approvvigionamento di risorse di calcolo e storage. La leva per raggiungere questo obiettivo è rappresentata dal “fare rete”: in un’Italia “lunga e stretta”, essa rappresenta l’unico vero fattore abilitante”, afferma il Comitato direttivo di Assinter.

Da sempre, come si legge nella nota, l’associazione promuove “il concetto di “digitale” Made in Italy riferendosi alla necessità che il grande progetto di trasformazione digitale del nostro Paese si basi sulla consapevole esigenza di difendere in modo assoluto il patrimonio dei dati che, per ambiti di competenza, sono e devono continuare ad essere conservati, gestiti e tutelati a livello pubblico, sia centrale che regionale”.

GUARDARE AI CITTADINI E COINVOLGERE AZIENDE LOCALI

Occorre “dare un nuovo impulso allo sviluppo della digitalizzazione a vantaggio di cittadini, anche valorizzando il ruolo delle società ICT in house, che gestiscono grandi asset infrastrutturali in cui i dati vengono conservati e gestiti nell’interesse collettivo”, aggiunge l’associazione nella nota. “Le sfide che abbiamo davanti si giocano sulla capacità da parte del sistema pubblico di utilizzare i dati come strumento di governo per il futuro. Diventa quindi chiaro che il modello di gestione del dato non può prescindere dal livello aggregativo regionale, necessario anche sotto il profilo tecnico, per garantire le necessarie performance”.ù

COME DOVRA’ ESSERE IL CLOUD ITALIANO

E l’associazione prova a spingersi anche oltre, fissando dei punti su come potrebbe essere la rete cloud nazionale: “Il Polo Strategico Nazionale alla base di un vero e proprio cloud Made in Italy dovrà necessariamente essere concepito e realizzato come una rete tra le eccellenze infrastrutturali centrali e regionali in una logica inclusiva e federata”, scrive Assinter Italia.

RESISTENZE E DUBBI

Un cloud nazionale contribuirebbe a fare affrancare l’Italia dalla dipendenza extra Ue su questo fronte, ma non mancano dubbi e resistenze.

A non sposare il progetto sono colossi come Google, Ibm e Microsoft, che dominano il settore e che, come sottolineato da Formiche.net, “hanno infatti impiegato anni a sviluppare tecnologie all’avanguardia in termini di sicurezza e performance e replicare gli stessi risultati, utilizzando risorse e sistemi statali potrebbe risultare poco efficace”.

“Accettare dinamiche di mercato e di apertura alla tecnologia significa consentire alle aziende di ricoprire il ruolo di protagoniste nelle industrie, promuovendo crescita, sviluppo ed occupazione”, è l’auspicio pro market di Formiche: “Uno Stato che si sostituisce alle imprese, trasformandosi in “Stato imprenditore” in un settore che non è caratterizzato da modelli oligopolistici, potrebbe risultare come una nota davvero “stonata” in un piano di promozione dell’innovazione nel Paese, per altro largamente sostenuto nella proposta di governo firmata dal governo in carica”.

UN CLOUD TEDESCO

Anche la Germania vuole dare vita ad un cloud nazionale. Il progetto si chiama Gaia-X (qui l’approfondimento di Start) e secondo un documento congiunto del ministero dell’Economia e delle altre parti interessate, presentato il 29 ottobre 2019, sarà una “infrastruttura dati potente e competitiva, sicura e affidabile per l’Europa”. L’idea è nata all’interno dell’International Data Space (IDS) del governo federale e della Fraunhofer-Gesellschaft, con particolare interesse anche da parte del settore privato.

Gaia-X coinvolge pesi massimi come Bosch, SAP, Deutsche Telekom, Deutsche Bank, Siemens e Festo, che prenderanno parte attiva nello sviluppo dell’intero progetto. Ma secondo Handelsblatt le società coinvolte sono oltre 100 e al progetto starebbero lavorando anche gli “istituti di ricerca di 17 paesi”.

COLLABORAZIONE IN VISTA

Italia e Germania collaboreranno? Forse, le basi ci sono, almeno secondo quanto avrebbe fatto intendere la ministra Pisano in un post su Facebook, datato 24 novembre 2019: “Oggi abbiamo incontrato il Ministro Federale Tedesco dell’Economia Peter Altmaier con il quale abbiamo affrontato l’importante tema delle infrastrutture digitali europee e dell’importanza della gestione dei dati. Stiamo impostando i prossimi passi per una collaborazione a livello Europeo”, ha scritto il ministro indicato dai Cinque Stelle.

IL MERCATO DEL CLOUD

L’operazione non sarà certo semplice. Il mercato cloud è già blindati ed è cosa per pochi attori. Attualmente secondo la società di analisi Canalys, è Amazon il leader di settore con una quota del 31,7% del mercato ed un fatturato annuo da 25,4 miliardi. Secondo posto per Microsoft Azure, con 13,5 miliardi e una quota di mercato del 16,8%. Segue Google con un fatturato di 6,8 miliardi e un market share dell’8,5%.

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