La strada “sovranista” per un cloud della Pubblica amministrazione a trazione “nazionale” sembra essere stata tracciata. Il dibattito non è solo italiano, anche altri paesi si stanno interrogando se sia giusto o meno smettere di avvalersi di server privati e stranieri per archiviare i dati affidandoli così alle multinazionali del settore, sia statunitensi sia asiatiche, come Amazon, Microsoft, Google e Alibaba.
CHE COSA BOLLE IN PENTOLA NEL CLOUD DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
I servizi cloud della pubblica amministrazione italiana dall’1 aprile scorso possono essere affidati, infatti, solo a Cloud Service Provider (Csp) qualificati e pubblicati sul “Catalogo dei servizi Cloud qualificati per la PA”, realizzato da Agid. Si tratta di un ristretto numero di società abilitate da Agid scrutinate attraverso una autocertificazione in linea con gli standard indicati dalla stessa Agid: ci sono al momento sia multinazionali (tra cui Amazon, Microsoft, Oracle e Salesforce), alcune società private nazionali di medie dimensioni e società pubbliche come Csi-Piemonte e Infocamere. Ma le tentazioni di voltare pagina con i privati e affidare tutto al pubblico sono forti nella maggioranza di governo composta da Lega e Movimento 5 Stelle.
GLI M5S FAVOREVOLI A UNA SOLUZIONE “PUBBLICA”
Per capirlo basta leggere le recenti dichiarazioni del sottosegretario al Mise, Andrea Cioffi (M5S), nel corso del XVI Digital & Payment Summit organizzato dall’Associazione prestatori di servizi di pagamento (Apsp): “Il mondo corre vorticosamente e noi abbiamo il dovere di cambiare approccio per evitare che tutto cada in mano a oligarchie private. Preferisco i sistemi democratici. I grandi operatori del cloud sono tutte società che non hanno sede in Europa, ma è necessario che queste diano qualche risposta all’Europa nel suo insieme. Un esempio è il programma Hpc che verrà installato in Italia”, ha detto il sottosegretario pentastellato riferendosi al progetto europeo finanziato da Horizon 2020 per l’installazione di un super-computer.
LA LEGA PRONTA A PRESENTARE UN PACCHETTO DI PROPOSTE DI LEGGE SULLA SOVRANITA’ DIGITALE
Anche la Lega si è messa in scia e oggi alla Sala stampa della Camera dei deputati ha presentato un pacchetto di proposte di legge della Lega sulle nuove frontiere del digitale e delle telecomunicazioni. “L’Italia deve mettere la quinta sulle tematiche digitali!”, ha evidenziato Alessandro Morelli, presidente della commissione Telecomunicazioni alla Camera e responsabile Editoria della Lega, commentando le proposte di legge firmate anche dai deputati della Lega Massimiliano Capitanio, membro della Commissione Telecomunicazioni alla Camera, e Igor Iezzi, componente della Commissione Affari Costituzionali. “Sono provvedimenti variegati, che però hanno un unico denominatore comune: fare un grande passo avanti a livello normativo nella direzione che sta prendendo tutto il mondo, per quanto riguarda il digitale. Non si tratta solo di colmare un vuoto normativo, il legislatore ha il compito di stare al passo con i tempi e persino anticiparli, trovare ora una soluzione ai problemi che sorgeranno in Italia in tempi brevi”, ha aggiunto Morelli.
MORELLI: AGGIORNAMENTO DELLA CARTA COSTITUZIONALE MA ANCHE NORME PER MIGLIORARE LA SICUREZZA IN RETE
“Il senso di una proposta di legge è aprire un dibattito nel Paese, ecco perché è importante parlarne adesso. Tra le nostre proposte includiamo un aggiornamento della Carta costituzionale, che è stata scritta in un’epoca in cui i computer non esistevano, ma anche norme per migliorare la sicurezza in rete. Ancora, si apre il dibattito sul cloud nazionale e sulla gestione dell’infrastruttura fisica per la diffusione nelle grandi città della rete 5G. Le istituzioni devono parlare oggi per agire da subito, perché domani sarà già troppo tardi”, ha concluso Morelli.
GERMANIA E FRANCIA CI STANNO GIA’ PENSANDO
Ma come detto, non c’è solo l’Italia a pensare alla sovranità digitale. Il ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier è a lavoro per creare un servizio cloud nazionale per consentire alle aziende europee di archiviare i dati in server presenti sul territorio tedesco, senza più essere costrette ad affidarli alle multinazionali del settore, si legge su Key4Biz. Infatti il ministro tedesco ha riferito di essere alla ricerca di partner per dar vita all’infrastruttura cloud nazionale ed è in trattativa con SAP SE, Deutsche Telekom e altre società. Lo stesso sta avvenendo in Francia dove Agnes Pannier-Runacher, viceministro dell’Economia francese, in un’intervista rilasciata a Bloomberg il mese scorso, ha lanciato l’allarme: “Le imprese europee che rinunciano al controllo dei loro dati generano un rischio sistemico per la competitività e la sovranità di un’economia”.
ECCO PERCHÉ SI È ARRIVATI AL SOVRANISMO DIGITALE
Perché l’esigenza da parte di uno Stato europeo di fare da cassaforte ai dati della Pa e di tutte le infrastrutture critiche? Alla domanda risponde Key4Biz: “Perché, per esempio, secondo il Cloud Act voluto lo scorso anno dall’amministrazione Trump e approvato il 23 marzo 2018 dal Congresso Usa, tutti i provider di cloud degli Stati Uniti possono essere obbligati a fornire alle autorità Usa i dati memorizzati sui loro server, indipendentemente da dove tali dati siano fisicamente archiviati (Usa o Europa). Un concetto del tutto simile è stato sancito anche dalla legge cinese del 2017, in cui le informazioni dei cittadini devono essere archiviate nel Paese e accessibili su richiesta alle autorità”. Insomma, in una parola, per non perdere la sovranità dei propri dati nazionali.