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Benchmark

Perché gli esperti bocciano l’idea dell’Ue sul prezzo del gas

L'Unione europea vuole creare un nuovo benchmark per il prezzo del gas più allineato al Gnl e alternativo al Ttf di Amsterdam. Operatori e analisti, però, sono molti scettici. Ecco perché.

 

Tra le proposte della Commissione europea per mitigare la crisi energetica c’è la creazione di un riferimento di prezzo per il gas naturale alternativo al Title Transfer Facility, o TTF: è il punto di scambio di Amsterdam, nei Paesi Bassi, che funge, per l’appunto, da benchmark continentale.

UN NUOVO BENCHMARK DEL GAS PER L’EUROPA

Bruxelles pensa però che il TTF non sia adeguato all’attuale contesto energetico dell’Europa, che sta riducendo gli acquisti di gas via tubi dalla Russia e aumentando le importazioni di gas liquefatto via nave, ad esempio dagli Stati Uniti.

Secondo la Commissione un nuovo “standard” sarà meno volatile – a fine agosto i prezzi del gas sul TTF sono arrivati a 349 euro al megawattora; oggi sono sui 100 €/MWh -, meglio rappresentativo del rapporto domanda-offerta sui mercati e più allineato ai prezzi del GNL. A gestirlo sarà una società finanziaria statunitense, quotata e già attiva nel settore degli scambi di futures (i contratti di scambio entro una data futura): l’Intercontinental Exchange.

LE CRITICHE DELL’ACER

Tuttavia, secondo l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (ACER) – è l’ente che coordina le varie autorità nazionali dell’Unione che regolamentano i mercati energetici, e che avrà dunque il compito di definire il nuovo benchmark -, la proposta della Commissione è difficile da realizzare.

Il nuovo standard, in sostanza, dovrebbe essere agganciato ai prezzi del GNL. Ma una buona parte degli accordi di compravendita di combustibile liquefatto viene negoziato a porte chiuse: le informazioni disponibili su prezzi e volumi, dunque, sono scarse, e di conseguenza è complicato monitorare i contratti e anche stimare le quantità di GNL presenti sul mercato. Con il gas via tubature non ci sono le stesse difficoltà.

IL “MERCATO ILLIQUIDO” DEL GAS LIQUEFATTO

Iztok Zlatar, che si occupa di analisi di dati di mercato presso ACER, ha detto al Financial Times che la creazione del nuovo benchmark è tecnicamente complessa e che va al di là delle normali competenze dell’agenzia. Zlatar ha anche sottolineato che l’ACER “non sa dire” se questo standard verrebbe accettato dal mercato: “dipende dal mercato del GNL che si sviluppa in Europa”.

Secondo gli analisti e i trader sentiti dal quotidiano, il TTF riflette la realtà della compravendita di gas sul mercato aperto, anche se i volumi scambiati ad Amsterdam sono piccoli rispetto alla quantità totale di combustibile che viene consumata nell’Unione europea.

Il mercato fisico del GNL, comunque, è “estremamente illiquido”, ha spiegato al Financial Times Neil Fleming, analista di Argus, società che si occupa di mercati energetici. “Si è fortunati se ci sono una manciata di scambi [di GNL, ndr] in una settimana. “Al contrario, ci sono migliaia di scambi al giorno sul TTF. Non c’è nulla di strutturale che suggerisca che un nuovo benchmark del GNL sia più economico o migliore per fissare un prezzo al gas”.

I TEMPI DI ACER

ACER ha avviato i lavori preparatori per il nuovo benchmark, che la Commissione vorrebbe attivo entro il 31 marzo prossimo. L’autorità, però, non potrà iniziare a raccogliere dati finché la proposta dello standard non verrà approvata dai ventisette paesi membri dell’Unione, che si riuniranno il 24 novembre.

I TIMORI DELL’INDUSTRIA

L’industria energetica teme che un nuovo riferimento possa finire per frazionare una liquidità già debole senza affrontare la vera causa dell’aumento dei prezzi del gas (che non stanno crescendo solo in Europa, peraltro: l’indice asiatico ha un andamento praticamente uguale): la scarsità di offerta.

Quest’anno, spiega il Financial Times, i prezzi del gas sul TTF e i prezzi del GNL sul mercato spot (quello giornaliero e all’ingrosso) si sono discostati a causa della fluttuazione della capacità di stoccare e rigassificare il combustibile liquefatto.

Ma il punto, che aggiunge ulteriore complessità alla realizzazione della proposta europea, è che non esiste un prezzo unico del GNL. Anche l’Intercontinental Exchange, che dovrebbe gestire questo nuovo benchmark, ha fatto sapere che introdurrà due contratti per il GNL che tengano conto delle differenze di prezzo tra l’Europa nord-occidentale e quella sud-occidentale: le due regioni infatti possiedono capacità di rigassificazione diverse, e nel nord i prezzi sono più alti (a fine ottobre la differenza era di circa 1,7 dollari per milione di British termal unit).

– Leggi anche: Ha senso l’idea di un hub del gas (russo) in Turchia?

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