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Funzionerà il piano di Trump per salvare il carbone?

L'amministrazione Trump ha annunciato un piano per aumentare l'estrazione di carbone e la produzione di elettricità. Il presidente vuole salvare l'industria carbonifera, ma il supporto statale potrebbe non bastare. Ma i consumi dell'intelligenza artificiale avranno un ruolo importante.

Gli Stati Uniti hanno annunciato un piano per espandere l’estrazione di carbone sui terreni federali e promuovere la generazione di elettricità da questo combustibile fossile.

COSA FARÀ IL GOVERNO AMERICANO, NEL CONCRETO

Il dipartimento degli Interni, guidato da Doug Burgum, renderà disponibili quasi cinque milioni e mezzo di ettari per le nuove concessioni carbonifere, che erano state sospese negli anni della presidenza di Joe Biden.

Il dipartimento dell’Energia di Chris Wright, invece, stanzierà 625 milioni di dollari per ampliare la generazione elettrica a carbone.

Infine, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, capeggiata da Lee Zeldin, garantirà alle centrali a carbone più tempo per conformarsi alle regole sullo smaltimento delle ceneri di carbone (coal ash), ovvero i residui della combustione: vanno gestiti con cautela perché contengono diversi inquinanti, tra cui il mercurio, il cadmio e l’arsenico.

IL PIANO DI TRUMP PER IL CARBONE

A differenza del suo predecessore, che aveva puntato tutto sulla transizione verso le fonti a basse emissioni, il presidente Donald Trump è mosso dalla volontà di riportare in auge l’industria del carbone, sia per la generazione energetica che per la siderurgia. Lo scorso aprile, ad esempio, ha firmato un ordine esecutivo per “rinvigorire” il comparto dei beautiful clean coal. A luglio, poi, con la legge di bilancio Big Beautiful Bill, ha previsto uno sgravio fiscale per i produttori di carbone metallurgico. La sua amministrazione ha anche posticipato la dismissione di alcune centrali vecchie e rimosso certi vincoli sulle emissioni di inquinanti.

Non è detto, però, che il supporto politico possa invertire la tendenza: dal 2000 al 2024 la quota del carbone nel mix elettrico statunitense è scesa dal 50 per cento al 15 per cento appena; in dieci anni, poi, il numero degli occupati nel settore carbonifero è diminuito da 70.000 a 40.000. Nel caso della generazione elettrica, la marginalizzazione del carbone è la conseguenza dell’espansione sia delle fonti rinnovabili che del gas naturale, di cui l’America è la maggiore produttrice al mondo. Per quanto riguarda i livelli occupazionali, invece, la contrazione della forza-lavoro è legata anche alla maggiore automazione dei processi estrattivi.

L’opinione più diffusa è che il sostegno politico-regolatorio porterà a un aumento dell’utilizzo del carbone nel breve termine ma non nel lungo periodo, dato che la transizione verso fonti di energia a più basse emissioni – non soltanto le rinnovabili o il nucleare, ma anche il gas naturale – è un processo già avviato.

COSA C’ENTRA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

A questo proposito, l’American Energy Alliance, un’organizzazione di rappresentanza del settore energetico americano, ha fatto sapere che trentotto centrali a carbone che avrebbero dovuto chiudere entro il 2028 rimarranno invece aperte, indipendentemente dalle politiche di Trump. Questo prolungamento delle attività è un effetto della crescita della domanda di elettricità negli Stati Uniti dopo decenni di stagnazione: merito, in buona parte, dei consumi dei centri dati per l’intelligenza artificiale.

La scorsa settimana il segretario dell’Energia Wright aveva detto proprio di aspettarsi che molte centrali a carbone avrebbero posticipato le loro date di chiusura per continuare a fornire elettricità alla rete e alimentare i data center. “Senza un carico di base, perderemo la corsa alle armi sull’intelligenza artificiale con la Cina, e se la perderemo ciò avrà un impatto diretto sulla nostra sicurezza nazionale”, aveva dichiarato mesi fa il segretario degli Interni Burgum. Con carico di base, o baseload, faceva riferimento agli impianti che forniscono elettricità alla rete in maniera stabile e continuativa, come le centrali a carbone, quelle a gas e quelle nucleari; gli impianti eolici e fotovoltaici, al contrario, sono intermittenti.

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