Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha scelto Lee Zeldin per guidare l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa), un ente del governo americano.
Trattandosi di una delle prime nomine di Trump dal giorno della vittoria alle elezioni, una settimana fa, è lecito aspettarsi che la deregolamentazione in materia di energia e clima sarà uno dei temi principali della sua seconda amministrazione. Basti pensare che Thomas Homan, il cosiddetto border czar, cioè il responsabile delle questioni migratorie – il contrasto dell’immigrazione irregolare è uno dei messaggi principali di Trump -, è stato nominato nemmeno ventiquattr’ore prima di Zeldin.
COSA FARÀ L’EPA SOTTO TRUMP
E infatti, in un post pubblicato sul social network Truth, Trump ha scritto proprio che Zeldin “garantirà decisioni giuste e rapide in materia di deregolamentazione, che saranno attuate in modo da liberare il potere delle imprese americane, mantenendo al contempo i più elevati standard ambientali, tra cui l’aria e l’acqua più pulite del pianeta”.
Stando alle dichiarazioni rilasciate durante la campagna elettorale, molto probabilmente la nuova amministrazione Trump provvederà a cancellare le regole imposte in questi anni dall’Epa per limitare le emissioni delle centrali elettriche e dei veicoli (una misura, quest’ultima, che favorisce la mobilità elettrica pur senza vietare il motore endotermico).
COSA PENSA LEE ZELDIN SULLE AUTOMOBILI E SUL FRACKING
Lee Zeldin ha quarantaquattro anni, è membro del Partito repubblicano, è molto vicino a Trump e dal 2015 al 2023 è stato membro della Camera dei rappresentanti per lo stato di New York. Su X ha scritto di non vedere l’ora di mettersi “subito al lavoro come membro del gabinetto del presidente Trump per liberare il dominio energetico degli Stati Uniti, rendere l’America la capitale mondiale dell’intelligenza artificiale, riportare a casa i posti di lavoro nel settore automobilistico americano e molto altro ancora”.
Candidatosi (senza successo) a governatore di New York nel 2022, criticò la decisione dello stato di adottare il programma californiano Zero-Emission Vehicle, secondo cui tutti i nuovi veicoli leggeri immatricolati a partire dal 2035 dovranno essere a emissioni zero, cioè a batteria o a celle a combustibile. Nel 2019 Trump revocò la capacità per la California di stabilire le proprie regole sulle emissioni dei veicoli: fu Joe Biden a ripristinarla, ma Trump potrebbe rimuoverla ancora una volta assunto formalmente il mandato.
Zeldin cercò anche di ottenere la revoca del divieto al fracking imposto dalle autorità di New York, ma senza successo. Il fracking è, in breve, il procedimento per l’estrazione di petrolio e gas dalle rocce di scisto che ha permesso agli Stati Uniti di diventare i maggiori produttori di idrocarburi al mondo. Nel settembre del 2019, quando era candidata alle primarie del Partito democratico per le elezioni presidenziali del 2020 (le vinse entrambe Biden), Kamala Harris si disse favorevole a vietare il fracking a livello federale; negli anni ha abbandonato questa posizione.
Trump ha detto di voler incoraggiare la produzione e le esportazioni di petrolio e gas attraverso la rimozione delle normative climatiche di Biden e l’uscita dall’accordo di Parigi. Nel 2018 – quando alla Casa Bianca c’era Trump – Zeldin si oppose all’espansione delle trivellazioni oil & gas al largo delle coste dello stato di New York per via dei rischi sull’ambiente e sulla salute umana.
CHE NE SARÀ DELL’INFLATION REDUCTION ACT?
Zeldin votò contro l’Inflation Reduction Act di Biden, la legge da 369 miliardi di dollari in crediti d’imposta e sussidi vari alla manifattura di tecnologie pulite sul suolo americano. Trump ha detto di volerne cancellare i fondi non ancora spesi. L’Inflation Reduction Act, però, ha portato benefici anche ad alcuni stati che hanno votato per il Partito repubblicano: in Georgia, per esempio, sta nascendo un’industria delle batterie.