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fusione nucleare

Perché anche Eni incasserà i sussidi Usa alla fusione nucleare

Tra i beneficiari del finanziamento americano alla fusione nucleare da 46 milioni di dollari c'è anche Commonwealth Fusion Systems, una startup promettente e sostenuta da Eni. Tutti i dettagli

Il dipartimento dell’Energia ha annunciato di recente un finanziamento da 46 milioni di dollari in tutto a otto società americane che si occupano di fusione nucleare, un procedimento che permette di ottenere grandi quantità energia a emissioni zero attraverso l’unione di nuclei di atomi leggeri (come l’idrogeno) a temperature altissime (centinaia di milioni di gradi Celsius).

LA FUSIONE NUCLEARE

La fusione nucleare funziona all’opposto della fusione, la reazione utilizzata nei reattori nucleari attualmente in attività, e viene sperimentata fin dagli anni Cinquanta, senza però grossi successi. Lo scorso dicembre gli Stati Uniti hanno completato con successo un esperimento definito storico, ma la tecnologia rimane comunque lontana dall’affermazione commerciale.

Ci sono, nel mondo, una trentina di aziende impegnate a produrre energia elettrica dalla fusione nucleare, che potrebbe dare – nel lungo periodo – un contributo molto importante al percorso di decarbonizzazione; gli scarti della reazione, peraltro, hanno bassa radioattività e sono a decadimento rapido.

IL MODELLO PUBBLICO-PRIVATO DEGLI STATI UNITI

Attraverso il Milestone-Based Fusion Development Program, il dipartimento dell’Energia americano vuole dunque sostenere lo sviluppo di impianti dimostrativi di fusione nucleare nel giro di un decennio. La segretaria dell’Energia Jennifer Granholm ha dichiarato che “l’amministrazione Biden-Harris è impegnata a collaborare con ricercatori e aziende innovative in tutto il paese per portare l’energia di fusione oltre il laboratorio e verso la rete”, ossia dalla fase sperimentale all’utilizzo commerciale.

Questo approccio pubblico-privato è stato ripreso, per esplicita ammissione del governo americano, dal Commercial Orbital Transportation Services della NASA, un programma che contribuito con successo allo sviluppo di aziende capaci di trasportare personale e rifornimenti verso la Stazione spaziale internazionale.

LE AZIENDE DI FUSIONE NUCLEARE CHE OTTERRANNO I FONDI

Le otto aziende che avranno accesso al fondo di 46 milioni sono Commonwealth Fusion Systems, Focused Energy, Princeton Stellarators, Realta Fusion, Tokamak Energy, Type One Energy, Xcimer Energy e Zap Energy.

COME FUNZIONA IL FINANZIAMENTO

Il finanziamento proviene dall’Energy Act del 2020, un provvedimento dedicato allo sviluppo delle tecnologie critiche per l’energia e la sicurezza nazionale americana, e durerà diciotto mesi. I progetti potranno avere una durata di cinque anni, e arrivare a ricevere fondi ulteriori – soggetti però all’approvazione del Congresso e ai traguardi scientifici e ingegneristici raggiunti – per un totale di 415 milioni.

Un sostegno ulteriore è arrivato dal CHIPS and Science Act del 2022, una legge solitamente associata ai microchip ma che in realtà si occupa anche di tecnologie avanzate per l’energia.

LE PREVISIONI DI SPESA

Secondo un sondaggio della Fusion Industry Association, un’associazione di categoria, l’anno scorso le aziende private di fusione nucleare tramite magnete o laser – le due tecnologie principali, semplificando – e i laboratori governativi hanno speso 500 milioni di dollari nelle loro catene di approvvigionamento: acciaio, cemento e cavi superconduttori, ad esempio.

Questi enti contano di arrivare spendere all’incirca 7 miliardi una volta che i loro impianti entreranno in funzione, e addirittura cifre nell’ordine delle migliaia di miliardi quando l’industria della fusione avrà raggiunto una certa maturità (tra il 2035 e il 2050, stando alle previsioni).

COSA C’ENTRA ENI

Una delle otto aziende americane che accederanno ai fondi pubblici, Commonwealth Fusion Systems, è legata all’Istituto di tecnologia del Massachusetts (MIT) ed è sostenuta da Eni, che vi ha investito dal 2018 e ne è azionista strategica.

Il 9 marzo scorso Eni e Commonwealth hanno firmato un accordo di collaborazione ingegneristica e gestionale per lo “sviluppo e distribuzione dell’energia da fusione su scala industriale”.

GLI ALTRI FINANZIATORI

Oltre che da Eni, Commonwealth ha raccolto in tutto oltre 2 miliardi di dollari in capitali di ventura da Google, Breakthrough Energy Ventures (il fondo di Bill Gates per le tecnologie pulite), John Doerr, TIME Ventures (il fondo di Marc Benioff, fondatore di Salesforce) e altri ancora. Nessun’altra startup di fusione nucleare è riuscita a mettere insieme una cifra tanto grande, stando alla Fusion Industry Association.

GLI OBIETTIVI DI COMMONWEALTH

Commonwealth punta all’industrializzazione della sua tecnologia di fusione via magnete nel prossimo decennio. Entro il 2025 dovrebbe entrare in funzione nel Massachusetts SPARC, un impianto pilota di fusione a confinamento magnetico – sarà il primo al mondo – che punta a produrre energia con un guadagno netto. A SPARC seguirà ARC, descritta come la prima centrale elettrica da fusione a carattere industriale capace di immettere elettricità in rete: dovrebbe essere operativa nella prima parte degli anni 2030.

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