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Fusione Nucleare

Cosa faranno Eni e l’americana Commonwealth per la fusione nucleare

Eni e Commonwealth Fusion Systems, di cui il Cane a sei zampe è azionista strategico, hanno raggiunto un accordo di cooperazione sulla fusione nucleare: nel 2025 dovrebbe entrare in funzione un impianto pilota con guadagno energetico netto, seguito da una centrale elettrica.

 

Eni e Commonwealth Fusion Systems hanno firmato giovedì 9 marzo un accordo di cooperazione per accelerare l’industrializzazione delle tecnologie di fusione nucleare.

CHE COS’È LA FUSIONE NUCLEARE

La fusione funziona all’opposto della fissione, il processo che si svolge nelle centrali attive in tutto il mondo: non genera energia dalla divisione dei nuclei degli atomi pesanti, cioè, ma dall’unione di nuclei leggeri. Come la fissione, anche la fusione consente di ottenere grandi quantità di elettricità a zero emissioni e in maniera continuativa; inoltre, produce scarti a bassa radioattività che decadono più rapidamente dei rifiuti tradizionali.

IL RISULTATO STORICO (MA NON SUFFICIENTE) NEGLI STATI UNITI

Gli scienziati tentano la strada della fusione nucleare da decenni, seguendo approcci diversi ma senza ottenere grandi risultati. Lo scorso dicembre, tuttavia, un esperimento di fusione – quello svolto nel laboratorio Lawrence Livermore degli Stati Uniti – ha prodotto per la prima volta più energia di quella che è stata consumata durante il processo: in gergo si parla di “guadagno energetico netto”. Nonostante il successo storico, la fusione nucleare è ancora un processo immaturo e lontano dall’utilizzo commerciale.

COSA FARANNO ENI E COMMONWEALTH FUSION SYSTEMS

Commonwealth Fusion Systems è un’azienda statunitense che si occupa di fusione nucleare: è legata all’Istituto di tecnologia del Massachusetts (MIT) ed è sostenuta da Eni, che vi ha investito dal 2018 e ne è “azionista strategica”, si legge nel comunicato diffuso dalla società.

L’accordo raggiunto il 9 marzo riguarda la collaborazione ingegneristica e gestionale tra le due aziende volta allo “sviluppo e distribuzione dell’energia da fusione su scala industriale”.

LA TECNOLOGIA DI COMMONWEALTH FUSION SYSTEMS

La tecnologia di Commonwealth Fusion Systems è diversa da quella utilizzata dal laboratorio Lawrence Livermore: quest’ultimo, semplificando, impiega dei laser per forzare i nuclei degli atomi a fondersi (“confinamento inerziale”); l’azienda, invece, sfrutta dei potenti magneti (“confinamento magnetico”).

A settembre del 2021 Commonwealth Fusion Systems ha condotto con successo un test su un magnete con tecnologia superconduttiva HTS (High Temperature Superconductors) per il confinamento del plasma. Il plasma è uno stato della materia che si raggiunge con le altissime temperature richieste dalla fusione: nel caso della miscela di deuterio e trizio (sono isotopi dell’idrogeno che vengono uniti per formare elio, liberando energia durante il processo), il reattore con tecnologia HTS arriva a 100 milioni di gradi Celsius.

L’azienda punta all’industrializzazione della sua tecnologia nel prossimo decennio. Entro il 2025 dovrebbe entrare in funzione nel Massachusetts SPARC, un impianto pilota di fusione a confinamento magnetico – sarà il primo al mondo – che punta a produrre energia con un guadagno netto. A SPARC seguirà ARC, descritta come la prima centrale elettrica da fusione a carattere industriale capace di immettere elettricità in rete: dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030.

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