La compagnia petrolifera statale algerina Sonatrach sta cercando un modo per aumentare il prezzo del gas che vende all’Europa tramite i contratti a lungo termine. Punta, così facendo, a trarre maggiore beneficio dal forte aumento del valore internazionale di questo combustibile. Lo hanno rivelato due fonti anonime all’agenzia Reuters.
PREZZI LEGATI AL TTF, NON AL BRENT
Tra le opzioni prese in considerazione da Sonatrach c’è quella di legare parzialmente il prezzo del gas nei contratti con il prezzo del gas sul mercato spot, quello giornaliero e all’ingrosso. Solitamente, il prezzo nel gas nei contratti è legato al prezzo del petrolio greggio Brent, il principale riferimento internazionale.
Dall’inizio del 2022, e specialmente dopo l’invasione dell’Ucraina, che ha fatto crescere i timori di un’interruzione delle forniture di gas russo all’Europa, i prezzi dei contratti del gas sul TTF (il punto di scambio nei Paesi Bassi che funge da hub per l’Europa continentale) a un mese e a un giorno sono saliti rispettivamente dell’80 e del 110 per cento circa. Nello stesso periodo di tempo, il petrolio Brent è aumentato del 55 per cento.
MF-Milano Finanza scrive che un’indagine dell’autorità italiana sull’energia ha stabilito che l’80 per cento dei contratti nazionali di importazione del gas sono indicizzati sul TTF, e solo il 20 per cento sul Brent.
IL NUOVO RUOLO DELL’ALGERIA
La guerra in Ucraina ha rafforzato il ruolo dell’Algeria come fornitrice di gas alternativa alla Russia, specialmente per l’Italia e per la Spagna. Lo scorso aprile Eni ha anche firmato un accordo con Sonatrach per l’aumento delle esportazioni di combustibile algerino attraverso il gasdotto TransMed fino a 9 miliardi di metri cubi l’anno in più, ma dal 2023-2024.
Negli ultimi mesi, data la diminuzione dei flussi dalla Russia all’Europa (notevole è il caso del Nord Stream 1), l’Algeria è peraltro diventata la maggiore fornitrice di gas all’Italia: il 29 giugno, ad esempio, le forniture algerine hanno quasi raggiunto i 68 milioni di metri cubi, rispetto a una media bimestrale di 60 milioni circa.
L’aumento della domanda e dei prezzi dell’energia sta facendo bene alle finanze pubbliche algerine, che vengono da anni di bassi prezzi del petrolio. Le previsioni per il 2022 dicono che, per Algeri, le entrate derivanti dalla vendita di energia ammonteranno a 50 miliardi di dollari, contro i 35,4 miliardi del 2021.
IL POTERE NEGOZIALE DI SONATRACH
Una fonte ha detto a Reuters che Sonatrach può contare su “un potere negoziale molto forte, perché ha il gas e sa che l’Europa ne ha bisogno”. I paesi europei, infatti, stanno cercando oggi di riempire gli stoccaggi di gas per garantirsi scorte sufficienti per questo inverno, quando la domanda di combustibile sarà più forte e un’eventuale interruzione delle forniture russe potrebbe avere conseguenze sociali ed economiche molto gravi.
Entro il 1 novembre, dunque, l’Unione europea vuole che le riserve di gas degli stati membri siano almeno all’80 per cento della loro capacità. Ad oggi solo Portogallo e Polonia sono al di sopra di quella soglia; la maggior parte dei paesi (inclusa l’Italia) sono sotto al 60 per cento.
La fonte ha detto a Reuters che gli acquirenti europei sono “tra l’incudine e il martello”: se acconsentono alla revisione contrattuale di Sonatrach, finiranno per pagare il gas molto di più; se rifiutano, potrebbero non riuscire ad approvvigionarsi a sufficienza di combustibile.
ITALIA ESCLUSA?
Una seconda fonte ha spiegato all’agenzia che la compagnia algerina vuole rivedere i termini di prezzo con quegli acquirenti che ricevono il gas dal Medgaz, la condotta sottomarina tra l’Algeria e la Spagna: vale a dire aziende come Endesa in Spagna, Engie in Francia e Galp in Portogallo. L’Eni e l’Italia non sarebbero coinvolte, dunque, visto che le forniture fluiscono per il TransMed. Come riporta MF-Milano Finanza, poi, Eni ha rinegoziato i contratti con Sonatrach nel 2019, e le condizioni rimarranno in vigore fino al 2027.