Nel secondo trimestre del 2021 la compagnia petrolifera statale saudita Saudi Aramco – la più grande al mondo – ha riportato un utile netto di 95,47 miliardi di riyal, pari a circa 25,5 miliardi di dollari. È molto più di quanto la società aveva registrato nello stesso periodo dell’anno scorso (24,6 miliardi di riyal, a causa dell’impatto della pandemia), e anche più di quanto stimato dagli analisti (23,2 miliardi di dollari).
Aramco ha spiegato che il buon risultato del trimestre aprile-giugno 2021 è dovuto alla ripresa dell’attività economica, all’allentamento delle restrizioni alla mobilità introdotte per limitare i contagi da coronavirus, alle campagne vaccinali e ai piani di ripresa. C’entrano anche gli alti prezzi del petrolio e l’aumento della domanda di questo combustibile.
IL DIVIDENDO
Aramco ha dichiarato un dividendo di 18,8 miliardi di dollari nel secondo trimestre, che verrà pagato nel terzo trimestre del 2021.
Come spiega Bloomberg, il dividendo di Aramco – circa 75 miliardi di dollari all’anno, il più grande al mondo – è una fonte di finanziamento cruciale per l’Arabia Saudita, il cui governo possiede il 98 per cento della compagnia. Riad sta cercando di ridurre il deficit di bilancio statale, che l’anno scorso è cresciuto enormemente per via del crollo della domanda e dei prezzi del petrolio.
COME VA IL PETROLIO
Dall’inizio del 2021 il prezzo del petrolio ha guadagnato il 35 per cento: venerdì scorso si scambiava a circa 70,7 dollari al barile.
Dal 1° agosto è aumentata l’offerta di greggio sul mercato, grazie all’accordo raggiunto – tra molte difficoltà – dai paesi esportatori che fanno parte del gruppo OPEC+.
IL COMMENTO DEL CEO DI ARAMCO
In un comunicato, l’amministratore delegato di Aramco, Amin Nasser, ha dichiarato che “i nostri risultati per il secondo trimestre riflettono un forte rimbalzo della domanda energetica mondiale”. “Stiamo entrando nella seconda metà del 2021”, ha proseguito, “più resilienti e più flessibili, nel mentre la ripresa globale guadagna slancio”.
Nasser ha tuttavia voluto specificare che la pandemia è “tutt’altro che finita”, vista la diffusione della variante delta del coronavirus.
LA DOMANDA DI PETROLIO E GLI OBIETTIVI DI ARAMCO
Secondo Nasser, la domanda mondiale di petrolio raggiungerà i 99 milioni di barili al giorno entro la fine del 2021, per poi arrivare – l’anno prossimo – a 100 milioni.
L’amministratore delegato ha anche ricordato che Saudi Aramco è al lavoro per raggiungere una capacità produttiva di 13 milioni di barili al giorno, rispetto ai 12 milioni attuali.
COSA VUOLE FARE ARAMCO SULLE RINNOVABILI
Nei piani futuri di Aramco non ci sono soltanto le fonti fossili, però, ma anche quelle rinnovabili. Coerentemente agli obiettivi internazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra, pure l’Arabia Saudita – primo paese esportatore di petrolio al mondo – ha intrapreso una transizione verso le forme di energia “pulita”: entro il 2030 le rinnovabili dovranno generare il 50 per cento dell’elettricità del regno.
Benché disponga di grandi spazi liberi dove realizzare impianti solari ed eolici, fino ad oggi l’Arabia Saudita non ha sfruttato granché il proprio potenziale rinnovabile e la sua capacità installata è minima. Il ministro dell’Energia Abdulaziz bin Salman ha però annunciato che nei prossimi anni le installazioni solari procederanno a un ritmo di 5-7 gigawatt all’anno. Il paese si è fatto notare per i bassi costi di generazione, che in qualche caso fissano un nuovo minimo mondiale: circa un centesimo di dollaro per kilowattora. Disporre di tanta ed economica elettricità rinnovabile significa poter poi creare – e vendere – idrogeno a un prezzo competitivo.
Secondo le previsioni di BloombergNEF, entro il 2050 l’idrogeno potrebbe soddisfare il 24 per cento del fabbisogno energetico globale e creare un mercato da 700 miliardi di dollari all’anno.
COME VANNO LE ALTRE BIG OIL
Oltre a Saudi Aramco, anche altre grandi compagnie petrolifere hanno riportato ottimi risultati nel secondo trimestre del 2021. La statunitense ExxonMobil, per esempio, ha annunciato il mese scorso di aver registrato un utile netto di 4,69 miliardi di dollari nel periodo in questione, rispetto alla perdita di 1,08 miliardi l’anno precedente.
La società nederlandese Royal Dutch Shell ha riportato invece utili normalizzati per 5,53 miliardi di dollari (il valore più alto in due anni), contro i 638 milioni del secondo trimestre del 2020. L’italiana Eni ha registrato un utile netto di 0,93 miliardi di euro, ovvero 1,6 miliardi in più rispetto al risultato del secondo trimestre del 2020.