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Isab

Biden strattona Meloni sulla Isab di Priolo?

La società russa Lukoil dovrebbe trasferire la proprietà della raffineria Isab al fondo cipriota Goi Energy. Tutto, però, è ancora incerto: il governo Meloni ricorrerà al golden power? Intanto, gli Stati Uniti si mostrano preoccupati per l'accordo vista la vicinanza dell'impianto alla base di Sigonella, secondo Repubblica di Molinari. Tutti i dettagli

 

L’accordo Lukoil-G.O.I. Energy per la ISAB non s’ha da fare, tuonano gli Stati Uniti?

Il mese scorso la raffineria ISAB di Priolo Gargallo, in Sicilia, una delle più importanti d’Italia e del Mediterraneo, è in corso di vendita alla società di private equity cipriota G.O.I. Energy, legata al fondo ARGUS New Energy Fund; nell’operazione è coinvolta anche Trafigura, una delle maggiori compagnie di commercio di materie prime al mondo.

LA VICENDA ISAB, IN BREVE

La vendita della ISAB era necessaria per mantenere in attività l’impianto e garantire l’occupazione. La raffineria è infatti di proprietà della compagnia petrolifera russa Lukoil (lo è ancora: il processo di vendita non si è concluso), e per questo motivo non riusciva a ottenere dalle banche il credito necessario all’acquisto di petrolio di provenienza non-russa; ma non poteva nemmeno rifornirsi di greggio russo, visto il divieto europeo. Benché Lukoil in sé non sia stata sanzionata, le istituzioni finanziarie preferiscono comunque non impegnarsi con soggetti russi per non mettere a rischio i loro affari.

In assenza della materia prima, la ISAB rischiava la chiusura, con tutte le conseguenze economiche, sociali ed energetiche annesse. Per sbloccare la situazione, dunque, le opzioni erano due: nazionalizzare lo stabilimento oppure – come poi è avvenuto – venderlo a un soggetto privato non-russo.

TEMPISTICHE E VALORE DELL’OPERAZIONE

Il trasferimento di ISAB da Lukoil a G.O.I. Energy, che ha sede a Cipro, dovrebbe concludersi entro la fine di marzo. È necessaria però l’approvazione del governo italiano, che considera la raffineria un’infrastruttura strategica.

Il valore dell’operazione non è noto, ma dovrebbe aggirarsi sugli 1,5 miliardi di euro.

UN ACCORDO ANCORA INCERTO? LE PAROLE DI URSO

Nonostante l’accordo, il futuro della ISAB pare insomma ancora incerto. Il governo presieduto da Giorgia Meloni potrebbe infatti bloccarlo facendo ricorso allo strumento del golden power, qualora lo ritenesse dannoso per l’interesse e la sicurezza nazionali. Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato a proposito che “la procedura è stata comunque attivata, ci esprimeremo al termine dell’istruttoria”.

“Tutti coloro che erano interessati all’acquisto dell’impianto”, ha aggiunto, “hanno incontrato il Comitato di garanzia che abbiamo istituito e che ha illustrato loro qual era l’intenzione del governo in merito alle prescrizioni della golden power. Ovviamente le trattative sulla vendita andavano fatte con la proprietà, non certo con noi”.

GLI STATI UNITI SONO CONTRARI ALL’ACCORDO LUKOIL-G.O.I.?

Al di là delle questioni economiche, la Repubblica scrive che attorno alla ISAB si sta “giocando una seconda partita […] anche geopolitica. Gli americani sono molto preoccupati per la vendita a una società cipriota, Paese che da sempre è terra di scorribande per investimenti di colossi finanziari e banche russe, di un impianto che si trova ad appena trenta chilometri dalla più importante base militare statunitense nel Mediterraneo, Sigonella”.

Lo scorso novembre il Wall Street Journal aveva dedicato un’inchiesta alla ISAB, raccontando come la raffineria rappresentasse un grosso centro di lavorazione del greggio russo, che veniva poi esportato negli Stati Uniti in forma di prodotti raffinati grazie a una “falla” nelle sanzioni. Non potendo infatti vendere direttamente il suo petrolio in America, Lukoil aveva bisogno di farlo passare per un altro paese: l’Italia, appunto.

COSA FARÀ TRAFIGURA?

Lo scetticismo statunitense potrebbe essere alimentato da Trafigura, che avrà il compito di fornire capitali e greggio alla ISAB una volta che sarà passata sotto il controllo di G.O.I. Energy, oltre a occuparsi della commercializzazione dei prodotti raffinati.

Prima dell’invasione dell’Ucraina, Trafigura era una delle trader principali di greggio e prodotti raffinati della compagnia petrolifera statale russa Rosneft. Con l’inizio della guerra, tuttavia, la società ha subito preso le distanze da Mosca, vendendo ad esempio la sua quota nel progetto petrolifero di Vostok, nell’Artico russo, acquistata appena un anno e mezzo prima. L’acquirente è stata una sconosciuta società di trading chiamata Nord Axis, con sede a Hong Kong.

IL FALLIMENTO DELLA TRATTATIVA CON L’AMERICANA CROSSBRIDGE

Prima dell’accordo con G.O.I. Energy, sembrava che la statunitense Crossbridge Energy Partners – un fondo di private equity legato alla società di investimento Postlane Capital Partners, con sede a New York – fosse vicina ad acquistare la ISAB da Lukoil. Le trattative, però, non ebbero successo.

Il Financial Times scrisse a questo proposito che il governo italiano e i sindacati temevano che Crossbridge avrebbe avviato una procedura di licenziamento collettivo. Un funzionario italiano aveva spiegato al quotidiano che l’acquirente era stato selezionato sulla base dell’offerta economica: Crossbridge avrebbe offerto 1 miliardo di dollari, mentre G.O.I. Energy all’incirca 1,5 miliardi.

Alla domanda se abbia incontrato o meno i rappresentanti di Crossbridge – che avevano avuto contatti con il precedente governo di Mario Draghi, scrive Repubblica – il ministro Urso ha risposto di non sapere “se abbiano presentato una offerta alla Lukoil, né chi lo abbia fatto. Noi abbiamo preso atto della decisione della proprietà così come annunciata anche in un comunicato ufficiale”.

LA REPLICA DI G.O.I. ENERGY

In una nota, G.O.I. Energy ha precisato che “né la società né il suo amministratore delegato, Michael Bobrov, né i suoi azionisti (diretti e indiretti) e amministratori hanno alcun tipo di collegamento con la Russia, con aziende russe, con istituzioni russe e con altri soggetti comunque riconducibili alla Russia”.

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