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Bobrov

Tutte le scappatoie del petrolio russo attraverso la Isab di Priolo (Lukoil)

Attraverso una falla nelle sanzioni americane, il petrolio russo raffinato in Sicilia viene venduto negli Stati Uniti. L'imminente entrata in vigore delle sanzioni europee, però, impedirà a Isab (di proprietà di Lukoil) di rifornirsi dalla Russia. Il governo Meloni deve trovare una soluzione in fretta. Tutti i dettagli.

Nonostante le sanzioni imposte dal governo americano sul petrolio della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, la benzina prodotta a partire dal greggio russo ha continuato ad arrivare negli Stati Uniti. E lo ha fatto passando dall’Italia, più precisamente dalla raffineria di ISAB a Priolo Gargallo, in Sicilia: lo stabilimento è di proprietà della società petrolifera russa LUKoil, la seconda più grande nel paese dopo Rosneft.

LA FALLA NELLE SANZIONI AMERICANE

Questo movimento è stato possibile grazie a una “falla” nelle sanzioni americane, che consente al greggio russo sanzionato di venire raffinato in un paese terzo (l’Italia, ad esempio) e da qui di essere spedito negli Stati Uniti, dove viene infine consegnato alle compagnie energetiche come ExxonMobil.

Formalmente, dunque, le sanzioni non vengono violate.

L’INCHIESTA DEL WALL STREET JOURNAL

In un video-inchiesta del Wall Street Journal si ascolta che la raffineria siciliana di ISAB “rappresenta uno degli esempi più estremi di questa falla” nelle sanzioni.

La stragrande maggioranza del greggio utilizzato nell’impianto, infatti, arriva dalla Russia. Dopo essere stato raffinato a Priolo Gargallo, però, il petrolio viene considerato italiano: le normative stabiliscono infatti che la nazionalità del petrolio viene determinata dal luogo di raffinazione, e non da quello di provenienza della materia prima.

COSA FA LUKOIL NEGLI STATI UNITI

A differenza della compagnia petrolifera statale Rosneft, LUKoil non è stata sanzionata dagli Stati Uniti: la società è ancora attiva nel paese, e distribuisce prodotti petroliferi in undici stati. LUKoil non può però vendere il suo greggio direttamente in America, ha bisogno di farlo passare per un altro paese: l’Italia, appunto.

LA ISAB NON PUÒ FARE A MENO DEL PETROLIO RUSSO

La raffineria di ISAB (Industria Siciliana Asfalti e Bitumi: è una società di LUKoil) vicino Siracusa è la seconda più grande d’Italia e la quinta d’Europa. Il combustibile che produce viene solitamente commercializzato nella regione del Mediterraneo.

Prima della guerra, lo stabilimento si riforniva di greggio da una decina di paesi diversi. La quota della Russia sul totale, pur rilevantissima, era del 30 per cento; oggi è del 93 per cento, e la parte rimanente è costituita dal greggio kazako o kazako misto a russo.

ISAB non ha attualmente le capacità finanziarie per acquistare barili da paesi diversi dalla Russia perché dopo l’invasione dell’Ucraina le banche europee hanno smesso di farle credito, visto il rapporto con LUKoil.

Il greggio russo che arriva in Sicilia parte soprattutto dal porto di Primorsk, trasportato anche da navi cisterna di proprietà della compagnia di navigazione statale Sovcomflot, sanzionata dagli Stati Uniti.

LE ESPORTAZIONI NEGLI STATI UNITI

Dallo scorso marzo, quando il governo americano ha imposto le sanzioni sul greggio russo, lo stabilimento di ISAB ha esportato quasi 5 milioni di barili di prodotti petroliferi negli Stati Uniti, di cui circa 2,5 milioni di barili di benzina: si tratta di una quantità, quest’ultima, sufficiente a riempire i serbatoi di sette milioni di automobili.

Nel 2021 gli Stati Uniti hanno importato, tra greggio e raffinati, 8,4 milioni di barili di petrolio al giorno. La quota della Russia sul totale delle importazioni petrolifere era dell’8 per cento, pari a quella del Messico (al secondo posto) ma nettamente inferiore a quella del Canada (51 per cento, al primo posto).

COSA FARÀ IL GOVERNO MELONI CON ISAB?

Il 5 dicembre prossimo entreranno in vigore le sanzioni europee sul petrolio russo, che impediranno alla raffineria di ISAB di continuare a importare barili dalla Russia. Il fondo d’investimento statunitense Crossbridge Energy Partners è interessato ad acquistare lo stabilimento.

Il precedente governo di Mario Draghi non voleva procedere alla nazionalizzazione della società: l’allora ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani (attualmente consulente del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin) aveva detto che la soluzione migliore sarebbe stata la vendita a un soggetto privato non-russo.

Non è chiaro cosa farà il nuovo governo di Giorgia Meloni, che ha poco tempo per trovare una soluzione. La raffineria di ISAB ha una grande importanza per l’Italia: vale il 22 per cento della capacità di raffinazione nazionale e soddisfa il 20 per cento della domanda elettrica siciliana; conta oltre mille dipendenti e sostiene circa duemila posti di lavoro indiretti nell’area di Siracusa.

Luciano Capone, giornalista del Foglio, ha scritto su Twitter che l’Italia è “il 4° importatore mondiale di greggio russo dopo India, Cina e Turchia. È una grave colpa del governo Draghi non aver risolto il problema dell’Isab di Priolo”.

– Leggi anche: India e Cina stanno vanificando le sanzioni al petrolio russo?

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