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Trading

Trafigura, tutto sul trader dietro il fondo cipriota Goi che vuole Isab di Priolo

Numeri, business e mire di Trafigura, la grande società di commercio di materie prime coinvolta nella ristrutturazione della Isab di Priolo

 

Nell’operazione di trasferimento di proprietà della ISAB di Priolo Gargallo, una delle raffinerie più grandi d’Italia e d’Europa, dai russi di Lukoil al fondo di private equity cipriota (ma composto perlopiù da investitori israeliani) G.O.I. Energy è coinvolta anche Trafigura: è una delle società di commercio di materie prime più grandi al mondo che sta registrando profitti rilevanti grazie alla crisi energetica e alla volatilità di mercato aggravate dalla guerra in Ucraina.

COSA FA TRAFIGURA

Trafigura è una compagnia svizzero-singaporiana di commodity trading, ossia di scambio di materie prime: petrolio greggio e condensati, benzina, olio combustibile, biodiesel, minerali, metalli raffinati, carbone e ferro.

È il più grande trader privato (cioè non quotato in borsa) di metalli al mondo e il secondo di petrolio. Possiede quote di proprietà in siti estrattivi, stabilimenti di produzione, impianti di trasporto e terminali di stoccaggio sparsi tra centocinquanta nazioni diverse. In Italia, ad esempio, ha una quota del 3,01 per cento di Saras, la società di raffinazione presieduta da Massimo Moratti e proprietaria della grande raffineria di Sarroch.

IL SUO RUOLO NELLA ISAB

Trafigura non ha ottenuto invece una quota di ISAB, ma occupa comunque un ruolo importante nella riorganizzazione della società dopo il passaggio da Lukoil a G.O.I. Energy. Il fondo ha infatti formato una partnership con il gruppo singaporiano, che fornirà capitali e greggio alla raffineria e si occuperà della commercializzazione dei prodotti raffinati attraverso accordi di offtake.

FONDAZIONE, PRESENZA INTERNAZIONALE E AZIONISTI

Trafigura è stata fondata nel 1993, e inizialmente si è focalizzata su tre soli mercati: l’Africa (per il petrolio), l’Europa orientale (per i metalli) e il Sudamerica (per entrambi). Da allora si è ramificata in tutto il mondo, operando attraverso una fitta rete di sussidiarie. I suoi quartieri generali sono a Singapore, ma possiede ottantotto uffici in quarantotto paesi.

Trafigura non è quotata in borsa e pertanto non è obbligata a rivelare i suoi azionisti né a fornire dati sull’andamento delle proprie attività, ma pubblica comunque dei report ogni due anni. Nel rapporto annuale del 2021 si legge che è posseduta da un migliaio circa di suoi dipendenti (nel 2020 erano 850).

I PROFITTI RECORD NEL 2022

Nel 2022 la società ha registrato un’utile netto da record: 7 miliardi di dollari, una somma quasi pari ai profitti dei cinque anni finanziari precedenti messi insieme. Nel 2019, prima che la pandemia di coronavirus sconvolgesse i mercati, l’utile netto di Trafigura era inferiore a 900 milioni.

trafigura

Il merito dei numeri del 2022, in un certo senso, è dell’invasione russa dell’Ucraina, che ha aggravato – assieme alle conseguenti sanzioni occidentali – la crisi energetica internazionale e la volatilità sui mercati, permettendo a Trafigura di raggiungere un livello di redditività altissimo.

Tra aprile e settembre scorsi – ha ricostruito Javier Blas, giornalista esperto di materie prime, su Bloomberg – Trafigura ha realizzato un’utile netto di 4,4 miliardi di dollari: vale a dire quasi 1 milione di dollari all’ora, ogni giorno (weekend inclusi), per sei mesi consecutivi. E tutto questo “solo per comprare e vendere roba”.

La società ha distribuito dividendi per 1,7 miliardi di dollari tra i suoi azionisti.

TASSE BASSISSIME

La profittabilità di Trafigura è favorita dalle tasse bassissime che è obbligata a pagare, una condizione che riguarda praticamente tutte le commodity traders. Nel 2021 la sua aliquota fiscale è stata appena del 12 per cento, quasi la metà di quella delle banche di Wall Street (intorno al 20-25 per cento) e nettamente inferiore a quella delle grandi compagnie petrolifere (vicina al 30 per cento).

Trafigura riesce a pagare poche tasse perché opera in giurisdizioni molto favorevoli da questo punto di vista: i suoi dirigenti di alto livello si trovano in Svizzera, mentre la società ha sede a Singapore: è una struttura tipica tra le aziende del settore, i cui quartieri generali si trovano spesso in posti come le Bahamas, il Lussemburgo o le Isole Vergini britanniche.

IL DISTACCO DALLA RUSSIA

Prima dell’invasione dell’Ucraina, Trafigura era una delle trader principali di greggio e prodotti raffinati della compagnia petrolifera statale russa Rosneft.

Con l’inizio della guerra, tuttavia, la società ha subito preso le distanze da Mosca, vendendo ad esempio la sua quota nel progetto petrolifero di Vostok, nell’Artico russo, dopo averla acquistata appena un anno e mezzo prima. L’acquirente è stata una sconosciuta società di trading chiamata Nord Axis, con sede a Hong Kong.

L’AFFARE CON IL FONDO ROMANO HARA CAPITAL SARL

L’11 gennaio Trafigura ha venduto la sua quota del 24,5 per cento nella società di raffinazione indiana (ma sostenuta da Rosneft) Nayara Energy al gruppo d’investimento Hara Capital Sarl. Si tratta di una sussidiaria detenuta interamente dalla holding romana Mareterra Group, già nota come Genera Group: investe principalmente in Italia, Lussemburgo, Spagna e Francia, ma si sta espandendo anche al di fuori dell’Europa.

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