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Nucleare

Perché i prezzi dell’uranio stanno esplodendo

I prezzi dell'uranio sono cresciuti fino ai livelli più alti dal 2015, anche per via dei rilevanti acquisti di un singolo fondo d'investimento. Ecco tutti i dettagli

 

Come quelli di molte altre materie prime, anche i prezzi dell’uranio – il combustibile principale dei reattori nucleari a fissione – sono cresciuti molto negli ultimi tempi, fino ai livelli più alti dal 2015.

IL RUOLO DI SPROTT

Questo aumento, spiega Bloomberg, è in parte dovuto alle attività di una singola società di investimento specializzata nel mercato dei metalli. Si tratta della canadese Sprott, che nei mesi scorsi ha lanciato lo Sprott Physical Uranium Trust, descritto come “il più grande fondo sull’uranio fisico”: oggi ha raggiunto il valore di 1 miliardo di dollari.

I POST SU TWITTER

Da qualche tempo Sprott ha iniziato a pubblicare dei post su Twitter nei quali comunica le quantità fisiche di uranio che acquista. Nell’ultimo aggiornamento, ad esempio, la società fa sapere di aver aggiunto ai propri asset 850mila libbre di uranio in un solo giorno.

24 MILIONI DI LIBBRE ACCUMULATE

Sprott ha finora accumulato più di 24 milioni di libbre di uranio. Si tratta di un volume molto rilevante, considerato che il volume totale dell’uranio sul mercato spot registrato nell’intero 2020 è stato di 92,2 milioni di libbre: la stima è di Yellow Cake, società di investimento focalizzata proprio su questo metallo.

PREZZI DESTINATI A SALIRE?

È possibile che i prezzi dell’uranio saliranno ancora: non a causa di Sprott, ma del quadro generale rialzista.

Prezzi più alti, tra l’altro, permetteranno di stimolare la produzione del metallo, richiesto dalle aziende energetiche. L’azienda kazaka Kazatomprom, la maggiore estrattrice di uranio al mondo, aveva annunciato che avrebbe limitato il suo output fino al 2023 per restringere l’offerta della materia prima sul mercato.

I PREZZI DELL’ENERGIA

I prezzi dell’energia sono in aumento in molte parti del mondo – anche in Europa e in Italia – a seguito della ripresa della domanda rispetto ai mesi di lockdown “duro” dell’anno scorso, ma anche a causa dei problemi sul versante dell’offerta. I prezzi dei combustibili per gli impianti energetici, come il gas naturale o il carbone, stanno toccando nuovi massimi, fatto che rende più costoso alimentare le industrie e tenere le luci accese nelle case.

I PREZZI DELL’URANIO

La scorsa settimana i prezzi dei contratti futures dell’uranio sono cresciuti del 15 per cento sul NYMEX (New York Mercantile Exchange), il mercato di riferimento internazionale per i metalli e l’energia: si tratta dell’aumento settimanale più grande degli ultimi dieci anni, prima che il disastro nucleare di Fukushima del 2011 ne abbattesse la domanda.

Scrive Bloomberg che l’uranio si scambia ai livelli più alti degli ultimi sei anni e non mostra segni anticipatori di una discesa del suo valore.

Di questa tendenza rialzista ha beneficiato soprattutto l’azienda canadese Cameco, uno dei principali fornitori di uranio al mondo: le sue azioni sono salite ai massimi dal 2014. Nella giornata di martedì, alla borsa di Toronto, le azioni di Cameco sono cresciute più del 7 per cento.

IL NUCLEARE NELLA TRANSIZIONE ENERGETICA

L’energia nucleare non emette gas serra e non è intermittente nella generazione come l’eolico e il solare, che dipendono rispettivamente dalla presenza di vento e sole. Questo la rende una fonte potenzialmente utile ai fini della decarbonizzazione dei sistemi energetici, anche come “compagna” delle rinnovabili capace di garantire stabilità alla rete elettrica. L’energia nucleare non viene però sempre giudicata “pulita” per via delle scorie radioattive.

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