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Bitcoin

Vi spiego perché il bitcoin è insostenibile (dal punto di vista energetico)

Quinta puntata del Focus di Luca Longo sulle criptovalute pubblicato su Eniday.com Tutte queste batterie di computers consumano un mare di energia per funzionare. Peggio ancora, col progressivo complicarsi del puzzle da risolvere per attaccare un blocco alla blockchain e generare nuovi bitcoin, questa potenza di calcolo deve aumentare. E quindi anche l’energia consumata. Per darvi…

Quinta puntata del Focus di Luca Longo sulle criptovalute pubblicato su Eniday.com

Tutte queste batterie di computers consumano un mare di energia per funzionare. Peggio ancora, col progressivo complicarsi del puzzle da risolvere per attaccare un blocco alla blockchain e generare nuovi bitcoin, questa potenza di calcolo deve aumentare. E quindi anche l’energia consumata.

Per darvi un’idea, ogni giorno vengono consumati 100 milioni di KWh solo per produrre bitcoin, corrispondenti a un consumo annuale pari a 36,32 TWh. Confrontando i fabbisogni energetici mondiali, scopriamo che ben 152 Stati consumano meno di quello che viene consumato dai miners. Oggi per scavare bitcoin si usa più energia di quella utilizzata da tutta la Bulgaria (oltre sette milioni di abitanti).

Per la precisione, nelle tabelle dei consumi per nazione prodotti dalla International Energy Agency, i miners si trovano al 37esimo posto al mondo dopo Algeria, Vietnam e Svezia ma prima di Qatar, Uzbekistan e Norvegia.
Ma i consumi crescono così vertiginosamente da rendere presto obsoleti questi dati. Potete comunque trovarli aggiornati in tempo reale proprio qui.

blockchainE’ SOSTENIBILE?

Se l’aumento di consumo di energia richiesto per ogni nuovo bitcoin si mantiene costante, la ricerca di bitcoin consumerà tutta l’energia mondiale entro febbraio 2020.

VOGLIAMO PEGGIORARE LE COSE? SI: FACCIAMOLO!

Il problema peggiore dei bitcoin non è solo il consumo energetico totale, ma il fatto che queste infrastrutture di miners si trovano principalmente in Cina e vengono prevalentemente alimentate dalle centrali a carbone. Qui l’elettricità generata dal carbone è disponibile a prezzi molto bassi; per questo interi isolati industriali cinesi vengono riempiti di computers dedicati esclusivamente a questo traffico. Traffico virtuale ma, come abbiamo visto, potenzialmente in grado di generare in media guadagni del 900%.
Ogni singola transazione in bitcoin produce così ben 123,31 chilogrammi di anidride carbonica (avete letto bene: chilogrammi). Pari a una impronta di poco meno di 18 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
E stiamo parlando solo di bitcoin e non delle altre criptovalute che sono nate sulla scia di questi.
Dati importanti per l’ambiente e di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti…

(5.segue)

 

(la prima puntata si può leggere qui
la seconda puntata si può leggere qui
la terza puntata si può leggere qui
la quarta puntata si può leggere qui)

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