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Vi spiego che cos’è una criptovaluta (non solo bitcoin)

Prima puntata del Focus di Luca Longo sulle criptovalute pubblicato su Eniday.com. Alzi la mano chi ha ricevuto decine di email da sconosciuti che spiegano volentieri quanto sono diventati ricchi coi bitcoin e – molto generosamente – offrono anche a noi di diventare ricchi sfondati come loro comprando criptovalute. E alzi l’altra mano chi ha…

Alzi la mano chi ha ricevuto decine di email da sconosciuti che spiegano volentieri quanto sono diventati ricchi coi bitcoin e – molto generosamente – offrono anche a noi di diventare ricchi sfondati come loro comprando criptovalute. E alzi l’altra mano chi ha provato a capire cosa sono, ma ha presto rinunciato a comprendere cosa ci sia sotto.

Se ora vi trovate con le mani alzate non arrendetevi… ma continuate a leggere.

COS’E’ UNA CRIPTOVALUTA?

Dopo la crisi finanziaria del 2008, in molti hanno visto volatilizzare parte dei risparmi di una vita e hanno cominciato a diffidare delle banche e del loro compito di mediazione fra chi presta e chi chiede denaro. Il ruolo di queste istituzioni come guardiani dell’infrastruttura finanziaria globale è stato messo in discussione.
Sempre nel 2008 è nata la prima criptovaluta – il bitcoin – che tutt’ora rappresenta la stragrande maggioranza della capitalizzazione complessiva delle numerose criptovalute (ethereum, litecoin, dash, monero…) nate negli anni successivi. Per semplicità ora concentriamoci sui bitcoin.

NESSUNA BANCA DIETRO LE CRIPTOVALUTE

Bitcoin monete virtualiCosì come tutte le altre valute di carta o di metallo, il bitcoin non è altro che un sistema di pagamento. Noi acquistiamo un bene o un servizio e diamo in cambio a chi ce lo vende un quantitativo concordato di una qualche valuta. Poco importa se paghiamo cash o se usiamo bancomat o carte di credito. Di fatto cediamo il diritto di possesso di una certa montagnetta di denaro in cambio di un certo bene o servizio. In queste transazioni c’è però sempre di mezzo una banca e uno Stato. Le banconote che diamo al venditore non sono solo dei pezzi di carta (in realtà sono pezze di cotone, ma va beh…) sono un documento garantito prima di tutto dalla banca e poi dallo Stato (se paghiamo in Euro, dall’intera Unione Europea). Il venditore accetta quei pezzi di cotone perché sa che lo Stato (o la UE) gli garantisce che in ogni momento potrà ricomprare quei rettangoli di cotone e dare in cambio oro o altri beni preziosi di valore equivalente. Se oggi tutti noi decidessimo, per esempio, che il dollaro non ha più alcun valore, nessuno accetterebbe più pagamenti in dollari, chi li possiede potrebbe al più usarli come carta da parati (stoffa da parati, ok) e ovviamente gli interi Stati Uniti si ritroverebbero peggio di come ha rischiato di ritrovarsi la Grecia qualche anno fa.

Il discorso non cambia se paghiamo con rettangoli di plastica anziché di cotone: se usiamo carte di credito o bancomat non c’è nessun movimento di denaro ma solo di bit. Però, alla fine, il nostro conto online sarà più leggero e quello del venditore più pesante dello stesso quantitativo. Di mezzo c’è sempre l’interfaccia online di una banca e – dietro questa – uno Stato che garantisce la custodia dei conti di tutti gli interessati.

Ok, ma se non ci fidiamo delle banche? Ecco che entrano in scena le criptovalute. Come tutti i pagamenti online o con rettangoli di plastica e POS, le transazioni di bitcoin sono completamente digitali. Ma a differenza delle altre valute, i bitcoin non sono garantiti da un intermediario riconosciuto da chi vende e da chi compra: si garantiscono da soli.
Ovviamente occorre che ogni transazione sia verificata e che il gruzzolo nelle tasche elettroniche di chi possiede legittimamente queste valute sia comunque assicurato.

In questo caso, non una istituzione fisica ma la crittografia digitale prende il ruolo che prima era affidato alle banche.

(1.segue)

(Tratto dal sito Eniday)

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