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Guerra Ibrida

Vi racconto la nuova guerra fredda tra Usa e Russia a colpi di gas

Prima puntata dell’approfondimento di Gianni Bessi sulla nuova guerra fredda tra vecchie e nuove nazioni del petrolio… e del gas tra elezioni, sport, visite di Stato, tweet e non solo Il presidente americano ha un debole per la politica via Twitter. Di recente l’ha utilizzata per generare lo scompiglio in casa Opec, accusandolo di mantenere…

Il presidente americano ha un debole per la politica via Twitter. Di recente l’ha utilizzata per generare lo scompiglio in casa Opec, accusandolo di mantenere i prezzi del petrolio artificialmente molto alti. La geopolitica necessita di antagonisti, se non di nemici quando è il caso, e per Trump questa volta sono i Paesi produttori, che con la loro politica dei prezzi metterebbero in difficoltà gli Usa.

L’impressione però, se si parla di Paesi che operano per mettere in difficoltà il colosso statunitense, è che il messaggio sia stato indirizzato al bersaglio sbagliato. E che il presidente avrebbe dovuto volgere lo sguardo a una nazione con cui ultimamente piace flirtare: la Francia.

La Total, uno dei champion national – per usare l’espressione di De Gaulle – del settore energetico, infatti ha acquistato il 19% del capitale di gas Novatek, la società russa guidata da Leonid Mikhelson e possiede il 20 per cento del progetto di GNL che viene sviluppato a Yamal, in Siberia.

Forse Donald Trump avrebbe potuto rivolgere il più acuminato dei suoi tweet contro Emmanuel Macron, suo recente ospite a Washington, dove il presidente francese, ha arringato il congresso americano sull’esigenza che gli Usa non scelgano una politica isolazionista, si impegnino nella lotta al cambiamento climatico e restino fedeli al patto con l’Iran, almeno per ora.

Se la Francia dei discorsi ufficiali è uno dei difensori dei valori democratici, è aperta alla globalizzazione e fedele agli alleati, quella degli affari sta aiutando i suoi campioni nazionali a vincere la competizione sui mercati. E intanto gli sceicchi hanno commentato poco favorevolmente l’uscita di Trump, esibendo a seconda dei casi stupore, sarcasmo e anche disapprovazione netta.

Quest’ultimo sviluppo conferma una costante che il network di Houseofgas segnala da un po’ di tempo: sempre più competizione tra i petrostati. Ma se tentiamo un approfondimento in chiave geopolitica scopriamo che al prezzo del petrolio è legato quello del gas naturale… Questo significa che c’è anche più competizione fra i GasStati, se ci si perdona il neologismo?

Pare di sì. Gli Usa hanno raggiunto il record di produzione di greggio – il più grande aumento della produzione petrolifera da Eisenhower in poi – continuando a competere nel settore energetico sulla strada tracciata dalla presidenza Obama.

In campo energetico stiamo assistendo a una nuova “guerra fredda”, che stavolta non ha al suo centro la contrapposizione ideologica e militare, ma il gas, cioè la fonte fossile più pulita. E al posto di spie e missili balistici i GasStati si sfidano a colpi di pipeline e gasiere. Ed è ancora Russia contro Usa, con una domanda centrale che approfondirò nella prossima puntata.

(1.continua)

(Ha collaborato Paolo Pingani)

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