La compagnia cementiera taiwanese Tcc ha ottenuto l’autorizzazione dell’Autorità francese dei mercati finanziari a revocare dalle negoziazioni alla borsa di Parigi il titolo di Nhoa, società italiana di sistemi per lo stoccaggio energetico e per la mobilità elettrica. L’offerta pubblica di acquisto ha un prezzo di 1,25 euro per azione (in precedenza era di 1,10 euro); il gruppo taiwanese possiede attualmente il 92,2 per cento delle azioni di Nhoa.
COSA C’ENTRA IL GOLDEN POWER CON L’OPERAZIONE TCC-NHOA
Tcc è entrata nell’azionariato di Nhoa nel 2021, quando l’azienda faceva parte del gruppo francese Engie, e ha portato rapidamente la propria quota dal 60,4 all’88,8 per cento. Il caso venne esaminato attraverso il golden power e autorizzato con un decreto, contenente però alcune prescrizioni, come l’obbligo di notifica in caso di “modifiche della governance”.
Nhoa si occupa di tecnologie critiche per la transizione energetica e opera su infrastrutture sensibili, come dimostrano i bandi per l’installazione di sistemi di ricarica nelle autostrade e nell’aeroporto di Torino.
Oggi (qui l’approfondimento di Startmag) c’è il timore che l’offerta di acquisto totalitaria da parte di Tcc possano riorientare la strategia e la governance di Nhoa in un senso più “asiatico”. Il 30 maggio scorso il consiglio di amministrazione della società ha rinnovato il mandato dell’amministratore delegato, Carlalberto Guglielminotti, per un anno solo anziché per tre, com’è la norma. Inoltre sono stati inseriti dei dirigenti asiatici in tutti i consigli di amministrazione.
LE PRESCRIZIONI DEL GOVERNO A TCC
Con un decreto firmato il 4 settembre dalla presidente del Consiglio e dal ministro dell’Ambiente (in qualità di rappresentante dell’amministrazione competente), il governo ha autorizzato l’operazione di Tcc su Nhoa. In una nota, la compagnia taiwanese ha fatto sapere che il comitato del golden power non ha riscontrato variazioni nella situazione di controllo e gestione dell’azienda italiana.
Il governo, però, ha imposto quattro prescrizioni a Tcc, che dovrà:
- garantire la piena realizzazione dei programmi industriali di Nhoa e l’effettuazione degli investimenti previsti;
- garantire la regolare prosecuzione sia delle attività strategiche per gli interessi pubblici nazionali sulla base dei rapporti contrattuali in corso, sia delle attività di collaborazione con istituzioni, università e centri di ricerca italiani;
- notificare le operazioni relative sia alla delocalizzazione delle attività strategiche di Nhoa rilevanti per l’interesse pubblico, sia alle modifiche della governance;
- fornire ogni anno un rapporto sulle prescrizioni imposte all’amministrazione incaricata del monitoraggio (ovvero il ministero dell’Ambiente).
Il ministero dell’Ambiente potrà richiedere a Tcc e a Nhoa “ogni altra informazione, ivi inclusi dati e notizie, utile all’attività di monitoraggio”.
GLI IMPEGNI VOLONTARI
Oltre alle prescrizioni, nel decreto sono presenti – nell’elenco dei “considerato che” – anche alcuni impegni assunti da Tcc in maniera volontaria.
“Nel corso del procedimento istruttorio”, si legge, “è emersa la volontà, da parte della Società notificante, di assicurare il mantenimento di alcuni impegni, tra i quali [grassetto nostro, ndr]”:
- notificare il prospettato progetto di riorganizzazione societaria del gruppo Nhoa;
- garantire l’adempimento da parte del gruppo Nhoa degli obblighi contrattuali esistenti;
- conservare in capo al gruppo Nhoa tutti i diritti di proprietà intellettuale e il know-how detenuti;
- continuare a condurre, attraverso società controllate italiane, tutte le principali operazioni e linee di business del gruppo Nhoa:
- mantenere un gruppo dirigente costituito principalmente da persone fisiche con cittadinanza italiana o comunque europea;
- rafforzare il legame con l’Italia;
- non ridurre il numero dei dirigenti e dei dipendenti.
Tcc è assistita legalmente dallo studio Chiomenti, di cui è partner il giurista Giulio Napolitano, figlio dell’ex-presidente della Repubblica.
TCC E LA CINA
Le riserve su Tcc sono alimentate dai grossi affari in Cina. Ma la compagnia ha fatto sapere di non ricevere investimenti dalla Cina continentale e che nessuno dei suoi investitori stranieri proviene da questo paese.
LA CONCLUSIONE POLITICA DELLA VICENDA
Quel “tra i quali” inserito a proposito degli impegni volontari significa che ci sono altre impegni presi dalla società ma non indicati nel Dpcm; elencati invece nei documenti riservati ricevuti dalla presidenza del Consiglio.
Tutta la vicenda, comunque, segna di fatto una vittoria per il ministero delle Imprese e del made in Italy (retto da Adolfo Urso) che fin dall’inizio ha spinto per paletti e prescrizioni, a differenza di un’impostazione meno rigida da parte del dicastero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto Fratin