Meta Platforms, la società madre di Facebook, ha raggiunto un accordo con l’azienda statunitense di energia geotermica Sage Geosystems per lo sviluppo di un progetto da 150 megawatt che servirà ad alimentare i propri centri dati.
Del progetto non si sa molto, se non che dovrebbe entrare in funzione nel 2027, che sarà situato in un’area a est delle Montagne Rocciose e che produrrà una quantità di elettricità in grado di soddisfare il fabbisogno di 40.000 abitazioni; Sage, inoltre, non fornirà direttamente l’energia a un centro dati, bensì alla rete elettrica.
IL PROBLEMA ENERGETICO DEI CENTRI DATI
I centri dati sono strutture molto energivore che richiedono una fornitura di elettricità continuativa – ventiquattr’ore al giorno, ogni giorno – che gli impianti eolici e fotovoltaici non sono in grado di garantire; ma i data center dovranno necessariamente essere alimentati da fonti pulite, altrimenti le società tecnologiche che li gestiscono non riusciranno a rispettare gli impegni sull’abbattimento delle emissioni.
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Oggi i centri dati valgono il 4 per cento di tutta l’elettricità consumata negli Stati ed entro il 2030 potrebbero arrivare al 9 per cento, secondo le previsioni dell’Electric Power Research Institute. L’amministrazione di Joe Biden si è data l’obiettivo di decarbonizzare la rete elettrica statunitense entro il 2035; attualmente il paese è il secondo maggiore emettitore di CO2 al mondo, preceduto dalla Cina.
PERCHÉ META PUNTA SULL’ENERGIA GEOTERMICA?
L’interesse di Meta per l’energia geotermica si spiega con le caratteristiche di questa fonte, peraltro rinnovabile, che sfrutta le acque e i vapori provenienti dalle sorgenti di calore nel sottosuolo della Terra per produrre elettricità (e calore) in maniera continuativa e a zero emissioni di gas serra.
LE NUOVE TECNOLOGIE DI SAGE
La geotermia non è però una fonte particolarmente utilizzata per via soprattutto dei vincoli all’accesso alla risorsa: le tecniche tradizionali, cioè, permettono di sfruttare solo le riserve sotterranee di calore situate in prossimità della superficie, e non sono molto i siti con le caratteristiche geologiche adatte. Sage Geosystems – che ha sede a Houston, in Texas – utilizza invece delle nuove tecnologie che consentono di raggiungere le risorse situate a grandi profondità, ampliando di parecchio il numero delle aree sfruttabili.
Le tecnologie di Sage Geosystems sono molto simili a quelle utilizzate per il fracking, o fratturazione idraulica, che consiste nella perforazione di particolari tipi di rocce sotterranee e nella loro frattura attraverso l’immissione di acqua, in modo da liberare il petrolio e il gas naturale che contengono.
CHI FINANZIA LA STARTUP
Diversi dirigenti di Sage provengono dalla compagnia petrolifera britannica Shell e la startup – nata quattro anni fa – è sostenuta da aziende del settore oil & gas come Chesapeake Energy e Nabors Industries, oltre che dai fondi di venture capital Helium-3 Ventures e Virya.
Al di là di Meta, Sage sta lavorando ad alcuni progetti con il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
ANCHE GOOGLE PUNTA SULLA GEOTERMIA
Quella di Mark Zuckerberg non è la sola “Big Tech” ad aver puntato sulla “nuova” geotermia: Google collabora già da tempo con un’altra startup geotermica texana, Fervo Energy, che gestisce un impianto in Nevada da 5 MW. Di recente le due aziende si sono accordate per aumentare la fornitura di energia negli anni a venire.
Fervo, inoltre, sta costruendo una centrale geotermica da 400 MW nello Utah che venderà elettricità ai distributori nella California meridionale: dovrebbe entrare in funzione nel 2026.