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Libia Irini

In Libia si combatte (ancora) per il petrolio. E il prezzo del greggio sale

I conflitti in Libia per il controllo dei pozzi di petrolio rendono difficile l’esportazione del greggio, riducendo l’offerta sul mercato e influenzando al rialzo il prezzo del greggio E’ guerra del petrolio, in Libia. I conflitti per controllare i pozzi petroliferi del Paese continuano ad inasprirsi, bloccando la produzione e l’esportazione e frenando fortemente l’economia…

I conflitti in Libia per il controllo dei pozzi di petrolio rendono difficile l’esportazione del greggio, riducendo l’offerta sul mercato e influenzando al rialzo il prezzo del greggio

E’ guerra del petrolio, in Libia. I conflitti per controllare i pozzi petroliferi del Paese continuano ad inasprirsi, bloccando la produzione e l’esportazione e frenando fortemente l’economia del Paese (dal greggio e dal gas arrivano il 95% delle entrate statali). La guerra civile in corso e le sue conseguenze influenza anche il prezzo al barile, che torna a salire. Ma proviamo a capire qualcosa in più.

La guerra civile

In Libia è in corso una guerra civile: più forze e governi si scontrano per il controllo del territorio Mezza Luna. Da fine marzo, a ovest del Paese si è insediato il governo di unità nazionale, con sede e Tripoli, appoggiato dall’ONU e guidato dal primo ministro Fayez Serraj. Ma il Governo non è appoggiato dallo Stato islamico, che da diversi mesi combatte per conquistare le città più importanti del Paese, da altre decine di milizie, e dai soldati del generale Khalifa Haftar, che ha dato vita ad un secondo governo libico, con sede a Tobruch (Libia orientale).

Fino ad oggi il generale Khalifa Haftar si è rifiutato di trovare un accordo con Serraj che riconosca la presenza di un unico governo in tutta la Libia.

Il controllo dei pozzi di petrolio

La scorsa settimana le milizie fedeli al generale Khalifa Haftar hanno conquistato quattro principali porti petroliferi del Paese, Ras Lanuf , es Sider (Sidra), Zueitina, Brega, strappandoli al controllo delle milizie Petroleum Facility Guards (PFG), fedeli al governo di Tripoli e comandate da Ibrahim Jadran.

In quelle ore il governo di Tripoli, mentre minacciava una controffensiva e chiedeva un aiuto internazionale, assicurava al mondo che avrebbero continuato con le estrazioni.Gli uomini di Haftar, invece, con un loro comunicato stampa, facevano sapere di aver consegnato i terminal petroliferi conquistati alla National Oil Corporation (NOC), la compagnia di estrazione e raffinazione statale che ha sede a Bengasi, dove ha sede anche il quartier generale di Haftar (la NOC, che dovrebbe esser fedele al governo appoggiato dall’Onu, è stata lottizzata dagli uomini di Haftar).

I conflitti per il controllo dei pozzi sono ancora in corso. Secondo le agenzie di stampa, le forze libiche orientali che supportano il governo di Tripoli (quello di al-Serraj per intenderci) avevano ripreso il controllo di due porto petroliferi. La notizia però era che avevano tentato di riprendere il controllo, senza riuscirci. “Abbiamo respinto l’attacco e stiamo preparando una controffensiva”, ha dichiarato ad al-Jazeera un uomo di Haftar. Gli scontri per il controllo dei pozzi non sono certo finiti e sembrano destinati ad inasprirsi nelle prossime ore.

Immagine libia 1

Il conflittoin Libia influisce sul prezzo del petrolio

Gli assalti ai pozzi petroliferi e alle infrastrutture per lo sfruttamento dell’oro nero, con il conseguente blocco delle esportazioni e una diminuzione dell’offerta, fanno viaggiare in rialzo il prezzo del greggio.

Nella giornata di lunedì 19 settembre il prezzo del petrolio Wti era in rialzo dell’1,78%, viaggiando a quota 43,77 dollari a barile, mentre il prezzo del petrolio Brent era in rialzo dell’1,53%, a quota 46,47 dollari a barile. Gli analisti, però, sembrano concordare sulfatto che l’onda positiva non durerà molto: “Il mercato del petrolio sta reagendo a questa notizia ma bisogna tenere a mente che questa potrebbe essere solo una battuta d’arresto temporanea per il prezzo del petrolio”,
ha dichiarato Vyanne Lai, analista della National Australia Bank. C’è dire, infatti, che vi è ancora un eccesso di produzione e di scorte di greggio sui mercati mondiali.

Il prossimo 28 settembre è fissata una  riunione dell’OPEC in Algeria, ma non sarà presa nessuna decisione in merito alla produzione. Almeno secondo quanto dichiarato dal segretario dell’Organizzazione Mohammed Barkindo, che ha parlato di una possibile riunione di emergenza per decidere sulla questione, ma solo a condizione del raggiungimento unanime di un accordo.

Per ora, nonostante le vicende libiche, la sovraproduzione sembra avere la meglio. E il prezzo del petrolio potrebbe essere destinato a scendere ancora.

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