Skip to content

Fracking

Non solo fracking: cosa farà Kamala Harris sull’energia

Intervistata dalla Cnn, Kamala Harris ha spiegato il motivo del ripensamento sul divieto al fracking, una posizione sostenuta in passato ma abbandonata già da anni. Se eletta, la candidata presidente riprenderà probabilmente la politica energetica di Biden. Tutti i dettagli.

In un’intervista con la Cnn Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti e candidata del Partito democratico alle elezioni presidenziali di novembre, ha spiegato perché ha cambiato idea sul fracking, il procedimento per l’estrazione di petrolio e gas dalle rocce di scisto che ha permesso all’America di diventare la maggiore produttrice di idrocarburi al mondo.

QUANDO KAMALA HARRIS ERA FAVOREVOLE A VIETARE IL FRACKING

Nel settembre del 2019, quando era candidata alle primarie del Partito democratico per le elezioni presidenziali del 2020 (le vinse entrambe Joe Biden), Harris si disse favorevole all’imposizione di un divieto federale sul fracking. “Non c’è dubbio che io sia favorevole a vietare il fracking“, spiegò, “a cominciare da quello che possiamo fare sui terreni pubblici il primo giorno” di mandato. Harris ritirò poi la propria candidatura alle primarie nel dicembre di quell’anno e diede il suo appoggio a Biden, che nell’agosto successivo la scelse come sua candidata alla vicepresidenza.

Da allora, Harris ha moderato parecchio le sue posizioni sull’energia e non solo.

COSA PENSA OGGI

Intervistata da Cnn, ha dichiarato che “l’aspetto più importante e significativo della mia prospettiva politica e delle mie decisioni è che i miei valori non sono cambiati”. Ad esempio, pur avendo ritirato già da anni il sostegno al Green New Deal – un piano di riforme economiche per contrastare la crisi climatica e le disuguaglianze sociali, promosso dalla sinistra del Partito democratico -, Harris ha precisato di aver “sempre creduto […] che la crisi climatica sia reale, che sia una questione urgente alla quale dovremmo applicare una metrica che preveda il rispetto di scadenze temporali”.

Quanto al fracking, ha spiegato che è possibile ottenere risultati sulla transizione energetica e sulla riduzione delle emissioni senza vietare l’estrazione di idrocarburi, portando l’esempio dell’Inflation Reduction Act, la legge di stimolo ai progetti di energia pulita e di tecnologie green.

“Possiamo crescere e migliorare una fiorente economia dell’energia pulita senza vietare il fracking”, ha ribadito alla Cnn.

LE RAGIONI POLITICHE DEL RIPENSAMENTO: IL CASO DELLA PENNSYLVANIA

Il ripensamento di Harris sul fracking è legato però anche a ragioni di opportunismo politico, dato che tra i principali stati americani produttori di idrocarburi c’è la Pennsylvania, uno swing state cruciale per la vittoria alle prossime elezioni.

La produzione di gas naturale in Pennsylvania è rimasta su livelli molto alti durante gli anni di Biden, a riprova sia del suo approccio realistico sull’energia, sia delle capacità limitate della Casa Bianca di orientare l’industria degli idrocarburi. La Pennsylvania, peraltro, beneficia anche dei fondi pubblici alla transizione ecologica perché fa parte del programma per la creazione di hub regionali dell’idrogeno, un combustibile che non emette anidride carbonica.

COSA FARÀ KAMALA HARRIS SULL’ENERGIA?

Giudicando il suo passato, Harris si posiziona più a sinistra di Biden per quanto riguarda l’azione climatica, la lotta all’inquinamento e la giustizia ambientale. Considerata però la moderazione delle sue posizioni nel tempo, è probabile che, se vincerà le elezioni, porterà avanti le politiche di Biden sulla transizione energetica e sulla trasformazione del tessuto industriale statunitense.

Torna su