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Terre rare, tutto sull’impianto di riciclo di Itelyum nel Lazio

Nel Lazio, in provincia di Frosinone, sorgerà l'impianto di Itelyum per il recupero delle terre rare dai magneti esausti. Ecco dettagli, numeri e soggetti coinvolti.

A Ceccano, in provincia di Frosinone, verrà realizzato il primo impianto industriale in Europa per il recupero delle terre rare dai magneti. Il progetto, chiamato Inspiree e presentato il 10 luglio a Roma, sorgerà presso il sito di Itelyum Regeneration, azienda specializzata nella produzione di basi lubrificanti a partire dagli oli minerali esausti e nella gestione dei rifiuti industriali.

COSA SONO LE TERRE RARE

Le terre rare sono un gruppo di diciassette elementi metallici ritenuti critici sia per le transizioni energetica e digitale, sia per il comparto della difesa: si utilizzano infatti nella produzione di dispositivi elettronici come gli smartphone e i laptot, di magneti per i veicoli elettrici e le turbine eoliche, di armamenti e non solo.

La Cina, da sola, vale il 70 per cento dell’estrazione mondiale di terre rare, oltre l’85 per cento della loro lavorazione e il 90 per cento della raffinazione; il paese produce inoltre il 94 per cento dei magneti in terre rare.

COSA FARÀ ITELYUM: PROCESSI E NUMERI DELL’IMPIANTO

L’impianto Inspiree di Itelyum produrrà ossidi e carbonati di terre rare – nello specifico neodimio, praseodimio e disprosio – attraverso il riciclo chimico dei magneti permanenti esausti, estratti a loro volta dagli hard disk e dai motori elettrici giunti a fine vita. Per recuperare i metalli si utilizzerà un processo di tipo idrometallurgico che consiste, semplificando molto, nella dissoluzione dei magneti con degli acidi minerali e nella conseguente separazione delle terre rare.

Lo stabilimento di smontaggio sarà in grado di trattare mille tonnellate di rotori elettrici all’anno; quello idrometallurgico, invece, potrà raggiungere una capacità di duemila tonnellate all’anno di magneti permanenti, dai quali verranno “estratte” all’incirca settecento tonnellate di ossalati di terre rare: si tratta di una quantità sufficiente al funzionamento di un milione di hard disk e laptop e di dieci milioni di magneti per automobili elettriche.

I PARTNER DEL PROGETTO INSPIREE

Tra i partner di Inspiree c’è Eit Raw Materials, un ente europeo dedicato alla sicurezza dell’approvvigionamento di materiali critici per l’industria, che si occuperà di costruire “sinergie con stakeholder pubblici e privati” e di attirare potenziali investitori.

Al progetto partecipano anche Erion, il multi-consorzio per la gestione dei rifiuti; Glo Eco, azienda specializzata nella raccolta e nel trattamento dei rifiuti elettronici, che si occuperà della fornitura magneti esausti a Itelyum; l’Università degli Studi dell’Aquila, con il suo Laboratorio di trattamento integrato dei rifiuti e reflui industriali, che collaborerà allo sviluppo del processo idrometallurgico.

GLI OBIETTIVI DELL’UNIONE EUROPEA SUL RICICLO DELLE TERRE RARE

Oggi il riciclo contribuisce per meno dell’1 per cento alla domanda europea di terre rare. Nel Critical Raw Materials Act, però, la Commissione ha fissato un obiettivo minimo interno di riciclo: entro il 2030 almeno il 15 per cento del consumo annuale di metalli critici a livello comunitario dovrà provenire da attività di recupero effettuate da impianti dentro il territorio dell’Unione.

Ad oggi l’Unione europea praticamente non possiede capacità minerarie né industriali sulle terre rare e sui prodotti derivati. In media, un’automobile elettrica o ibrida necessita tra i due e in cinque chili di magneti in terre rare.

– Leggi anche: Materie prime critiche, tutto sul decreto legge del governo

SOCI E CONTI DI ITELYUM

Itelyum Regeneration è controllata da Itelyum Group – l’amministratore delegato è Marco Codognola -, i cui azionisti di maggiore rilievo sono le società di private equity Stirling Square e Deutsche Beteiligungs.

Nel bilancio d’esercizio chiuso al 31 dicembre 2023, il valore della produzione di Itelyum Regeneration era di 142.418.361 euro (contro i 160.930.798 del 2022), mentre i costi ammontavano a 154.512.139 euro (sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente). Nel 2023 la società ha riportato una perdita dell’esercizio di 32.358.370 euro.

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