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Libia

Immigrazione clandestina, salta l’accordo Italia-Libia. Approfondimento

La Libia non accetta l’accordo proposto dall’Italia per fermare l’immigrazione clandestina. Ma Tripoli sarebbe in grado di garantire il blocco dei flussi dalla Nigeria?   L’accordo Italia-Libia, sulla questione dei migranti non si farà. Il governo libico di Tripoli, sostenuto dall’Onu, secondo quanto riferito da George Vella, ministro degli Esteri di Malta, non ha accettato…

La Libia non accetta l’accordo proposto dall’Italia per fermare l’immigrazione clandestina. Ma Tripoli sarebbe in grado di garantire il blocco dei flussi dalla Nigeria?

 

L’accordo Italia-Libia, sulla questione dei migranti non si farà. Il governo libico di Tripoli, sostenuto dall’Onu, secondo quanto riferito da George Vella, ministro degli Esteri di Malta, non ha accettato le proposte dell’Italia che puntavano a ridurre il flusso di migranti verso le sue coste. Non solo: Vella sembra aver aggiunto che le due parti sarebbero “piuttosto distanti” sulla questione.

George Vella, il cui governo ha la presidenza di turno dell’Unione Europea, aggiornerà gli altri membri del blocco lunedì prossimo a Bruxelles. Il ministro ha avuto una lunga conversazione sulla questione con ministro degli Esteri libico del governo del premier Fayez Al Sarraj. Ma facciamo un passo indietro ad analizziamo, insieme, quanto successo nei giorni scorsi.

La guerra civile in Libia

In Libia è in corso una guerra civile: più forze e governi si scontrano per il controllo del territorio Mezza Luna. Da fine marzo, a ovest del Paese si è insediato il governo di unità nazionale, con sede e Tripoli, appoggiato dall’ONU e guidato dal primo ministro Fayez Al Sarraj.

Idea contrastata dallo Stato islamico, che da diversi mesi combatte per conquistare le città più importanti del Paese, da altre decine di milizie, e, soprattutto, dai soldati del generale Khalifa Haftar, a capo del secondo governo libico, con sede a Tobruch (Libia orientale).

Fino ad oggi il generale Khalifa Haftar si è rifiutato di trovare un accordo con Al Sarrajche riconosca la presenza di un unico governo in tutta la Libia. 

L’Italia appoggia Fayez Al Sarraj. E inaugura ambasciata

Il 9 Gennaio 2017 l’Italia ha ufficializzato il suo appoggio al Governo di Tripoli. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, è volato a Tripoli per riaprire l’ambasciata italiana in Libia. La cosa potrebbe inaugurare un nuovo percorso politico, di collaborazione tra i sue Paesi. Le autorità di Tobruk, nell’est della Libia, hanno commentato la riapertura dell’ambasciata italiana a Tripoli come una “nuova occupazione” militare dell’Italia.

Marco Minniti è rimasto a Tripoli poche ore, il tempo di incontrare il leader del Consiglio presidenziale Fayez Al Sarraj, il vice-presidente Ahmed Maitig e il membro del Consiglio Abdusalam Kajman. All’incontro è seguita una conferenza stampa, in cui il Ministro italiano ha riassunto i punti discussi con il governo di Tripoli.

“L’Italia si impegna sulla sicurezza della Libia, e non è solo la sicurezza dal terrorismo e dalla criminalità: vogliamo contribuire a rafforzare la sicurezza economica e sociale del paese”, ha riferito Minniti, che ha poi accennato alla lotta al terrorismo: “In questa parte del Mediterraneo si gioca una partita fondamentale: nel momento in cui il Daesh è sulla difensiva in Iraq e Siria noi dobbiamo costruire da questa parte del Mediterraneo le condizioni per cui non ci possa essere un ritorno di terroristi, di foreign fighters verso i nostri territori”.

E ancora. Il Ministro degli Interni, Marco Minniti ha anchee riferito di un possibile accordo per contrastare l’immigrazione illegale: “Italia e Libia firmeranno presto un Memorandum of Understanding che consenta ai due paesi di combattere questi traffici, l’obiettivo è operare a 360 gradi, a partire dalla messa in sicurezza dei confini libici, innanzitutto nel Sud”.

Cosa prevede (o prevedeva) l’accordo sui migranti Italia-Libia

Dalla Libia parte il 95% degli immigrati illegali che approdano in Italia. È per questo che l’Italia ha cercato di trovare un accordo con il Governo di Al Sarraj.

Libia“Tenendo conto degli accordi già fatti tra Italia e Libia, uno nel 2008, l’altro più recente nel 2012, abbiamo comunemente deciso di raggiungere un accordo nei tempi più brevi possibili, che consenta a Italia e Libia di combattere insieme gli scafisti”, spiegava Marco Minniti durante la conferenza stampa tenuta a Tripoli. E in effetti, pur di fermare l’immigrazione clandestina, l’Italia era pronta a rispolverare un accordo siglato nel 2008 tra il Governo Berlusconi e Muhammar Gheddafi.

L’Italia dunque avrebbe promesso alla Libia, investimenti italiani in infrastrutture (nel 2008 si parlò di 5 miliardi di euro, cifra che sembrerebbe confermata oggi) e denaro utile per riportare i migranti nel paese di origine. Non solo. L’Italia avrebbe dato sostegno alle autorità locali per pattugliare e chiudere il confine meridionale del paese, quello che lo separa dal Niger, principale punto di accesso in Libia per i migranti provenienti dall’Africa subsahariana: l’Italia sarebbe pronta a fornire, come era stato già promesso a Gheddafi, un sistema radar.

Italia- Libia: troppo distanti sulla questione

Come accennavamo all’inizio dell’articolo, l’accordo non è stato accettato dalla Libia di Fayez Al Sarraj. “Le loro posizioni sono totalmente differenti, non è questione di soldi, è una discussione ad ampio raggio, riguarda quello che il governo libico pensa sia accettabile per i libici”, ha spiegato George Vella, ministro degli Esteri di Malta.

Il ministro ha avuto una lunga conversazione sulla questione con ministro degli Esteri libico del governo del premier Fayez Al Sarraj e aggiornerà i Paesi Membri nella seduta di lunedì 16 a Bruxelles.

Tripoli avrebbe potuto bloccare il traffico dei migranti?

Anche se gli accordi andranno in porto, non è detto che Tripoli e il suo Governo siano in grado di mantenerli. Come accennato precedentemente, infatti, Al Sarraj non ha il pieno controllo del territorio e non riesce a garantire fino in fondo la sicurezza di Tripoli e dintorni (si pensi, tra le altre cose, al contrabbando e al traffico di droga). Difficilmente, dunque, Al Sarraj sarebbe stato (o sarà) in grado di garantire l’impermeabilità del confini meridionali del Paese.

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