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Confindustria Energia Stato Di Pre-allarme

Cosa succede tra Eni e governo

Idrogeno blu, cattura della CO2 e moderazione: la linea di Eni sulla transizione ecologica non dispiace al ministro Cingolani e al governo Draghi. Ma su Ravenna...

 

Al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è piaciuto molto il manifesto di Confindustria Energia sulla “transizione sostenibile”. Si tratta di un documento, presentato ieri al governo, contenente le linee guida dell’associazione – e appoggiato da diverse sigle sindacali, che hanno contribuito alla stesura – per evitare che la transizione energetica acceleri troppo bruscamente e metta in pericolo le filiere industriali italiane.

COSA HA DETTO CINGOLANI

Al termine della presentazione del manifesto, Cingolani ha detto che avrebbe portato il testo a Bruxelles per diffonderlo tra le istituzioni europee e discuterne con i ministri omologhi degli altri stati membri. E ha aggiunto che le proposte di Confindustria Energia, generalmente moderate, lo hanno “confortato” e fatto sentire “un po’ meno solo”: “se si continua a fare ideologia perdiamo tempo”, ha dichiarato; “se andiamo troppo forte è catastrofe sociale, se andiamo troppo lentamente è catastrofe ecologica”.

Si riferiva al fatto che la transizione energetica è necessaria a tagliare i livelli di emissione di gas serra, e deve pertanto procedere con rapidità per mitigare il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici. D’altra parte, procedere a velocità eccessive, senza tenere conto dei tempi di adattamento e riconversione di aziende e lavoratori, rischia di creare una crisi industriale e occupazionale.

La questione delle ricadute economiche-sociali della transizione sembra stare particolarmente a cuore a Cingolani. Ad esempio, ha più volte sollevato il tema delle conseguenze negative per la cosiddetta “Motor Valley” (ovvero il distretto produttivo in Emilia-Romagna dove hanno sede marchi di supercar come Ferrari, Maserati o Lamborghini) nel caso di un passaggio troppo netto alla sola mobilità elettrica.

L’INVITO AGLI INDUSTRIALI

Cingolani ha poi invitato Confindustria Energia a definire e presentare “due-tre progetti pilota” concreti entro fine dicembre per ognuno dei dieci punti di cui si compone il manifesto.

LE PROPOSTE DI RICCI (ENI) SUL GAS

Il presidente di Confindustria Energia è Giuseppe Ricci, manager (è direttore generale Energy Evolution) di Eni.

All’evento di presentazione del manifesto ha dichiarato che le fonti rinnovabili devono conoscere una “massima spinta”, alla quale bisogna però “affiancare lo sfruttamento del gas”. Il gas naturale, pur essendo un combustibile fossile come il carbone o il petrolio, rilascia volumi inferiori di emissioni di anidride carbonica e può dunque compensare gli impianti rinnovabili, che non producono energia costantemente ma a seconda della presenza di vento e sole.

Confindustria Energia vorrebbe che il governo italiano ottenesse, dalla Commissione europea, l’inserimento del gas naturale tra le fonti energetiche considerate “sostenibili”. E quindi, in quanto tali, legittimate a ricevere investimenti: l’associazione mira a difendere gli interessi degli operatori italiani della filiera dei carburanti gassosi come GPL e GNL.

In Europa, è soprattutto la Germania a spingere per il riconoscimento del gas come fonte di transizione verso un futuro a zero emissioni: Berlino ne ha bisogno, nel medio termine, per sostituire la capacità a carbone.

L’IDROGENO

Parlando di idrogeno, un combustibile pulito utile alla decarbonizzazione delle industrie energivore, Ricci ha detto che bisogna produrlo, “non ha importanza il colore”. Il colore è quello che sta a determinare la materia prima e il processo che ha portato all’ottenimento di idrogeno: quello “verde” è l’idrogeno ottenuto tramite l’elettricità generata dagli impianti rinnovabili, e quindi interamente “pulito”; quello “blu”, invece, è l’idrogeno ottenuto dal gas ma catturando e stoccando le emissioni di CO2, evitandone l’immissione nell’atmosfera.

Eni, il cui business si è storicamente concentrato sui combustibili fossili, spinge insomma per estendere il concetto di sostenibilità anche all’idrogeno blu.

LA CATTURA DELLA CO2

Strettamente connesse all’idrogeno blu, dunque, sono le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2, che Ricci ha menzionato nel suo discorso di ieri.

Oltre a permettere la produzione di idrogeno dal gas, queste tecnologie possono venire utilizzate negli stabilimenti industriali hard-to-abate (i cui processi produttivi, cioè, non sono elettrificabili: cemento, acciaio, chimica) per evitare l’immissione di CO2 nell’atmosfera. L’anidride carbonica catturata viene infatti stoccata sottoterra, solitamente in giacimenti esausti di idrocarburi.

Eni ha all’attivo nel mondo diversi progetti di cattura, stoccaggio e riutilizzo del carbonio. Pochi mesi ha raggiunto un’intesa con l’azienda britannica Progressive Energy sul progetto HyNet North West: andrà a creare un polo industriale a basse emissioni nel Regno Unito; Eni si occuperà del trasporto e dello stoccaggio della CO2 in giacimenti di idrocarburi esauriti nella baia di Liverpool.

Oltre a HyNet North West, la società sta lavorando a un altro progetto sulla cattura del carbonio nel Regno Unito chiamato Net Zero Teesside, sulla costa nord-orientale del paese. Sta inoltre valutando la possibilità di un progetto simile negli Emirati Arabi Uniti, in Libia (Bahr Essalam), in Australia e a Timor Est (nell’Asia sudorientale).

IL PROGETTO A RAVENNA

Eni ha un progetto sulla cattura del carbonio anche in Italia, a Ravenna, che però non ha ricevuto fondi dal PNRR: prevede la riconversione dei giacimenti esauriti di gas naturale del mare Adriatico e il riutilizzo di parte delle infrastrutture già presenti nell’area (la città è un importante polo industriale e petrolchimico).

Nelle parole dell’azienda, il progetto di Ravenna rappresenterebbe “uno dei maggiori hub al mondo” per lo stoccaggio della CO2; l’ambizione è di farlo diventare il “riferimento” per l’Italia e per l’intera regione del Mediterraneo.

L’ASSIST DI DRAGHI?

Durante la COP26 di Glasgow, il presidente del Consiglio Mario Draghi disse che “nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti”, e dunque “occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio”.

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