Google ha ordinato sei o sette piccoli reattori modulari, una nuova tecnologia per l’energia nucleare, alla startup statunitense Kairos Power con l’obiettivo di utilizzarli per alimentare i suoi centri dati. La notizia è rilevante per due motivi: il primo è che conferma la tendenza delle compagnie tecnologiche – come Microsoft e Amazon – ad affidarsi al nucleare per soddisfare il grande fabbisogno energetico dei data center; il secondo motivo è che Google è la prima “Big Tech” ad aver commissionato degli impianti nuovi, mentre sia Microsoft che Amazon hanno preferito puntare su centrali esistenti o su reattori da riportare in servizio.
Negli ultimi vent’anni gli Stati Uniti hanno costruito e attivato solo tre nuovi reattori nucleari.
COSA (NON) SAPPIAMO DELL’ACCORDO TRA GOOGLE E KAIROS
Kairos, dunque, fornirà a Google reattori modulari per una capacità totale di 500 megawatt. Non è ancora chiaro se questi impianti verranno connessi direttamente ai centri dati, oppure se cederanno l’elettricità alla rete e Google la preleverà da lì.
Non sono state fornite informazioni nemmeno sul valore economico dell’accordo né è stato spiegato se Google finanzierà la costruzione dei reattori oppure se si limiterà ad acquistare l’energia prodotta una volta che saranno entrati in funzione.
PERCHÉ PROPRIO IL NUCLEARE?
Michael Terrell, direttore dell’area Energia e clima di Google, ha detto che il nucleare può “svolgere un ruolo importante nell’aiutarci a soddisfare la nostra domanda […] in modo pulito e ventiquattro ore su ventiquattro”. I centri dati, infatti, non hanno solo bisogno di tanta elettricità, ma di una fornitura costante a ogni ora del giorno e della notte, tutti i giorni.
Questa elettricità, inoltre, deve provenire da fonti a zero emissioni, altrimenti la società non riuscirà a rispettare i suoi obiettivi di sostenibilità: nell’ultimo rapporto ambientale di Google si legge appunto che le emissioni sono aumentate del 13 per cento su base annua “principalmente a causa dell’aumento del consumo energetico dei data center”.
PERCHÉ PROPRIO I REATTORI MODULARI?
Terrell ha motivato la preferenza per i piccoli reattori modulari anziché per quelli tradizionali sulla base del loro “design semplificato e intrinsecamente sicuro, una costruzione più rapida e una flessibilità nella collocazione” rispetto alle centrali nucleari di grandi dimensioni. Come suggerisce il nome, questi reattori hanno dimensioni ridotte e una minore potenza – non superano i 300 MW, di solito – rispetto agli impianti tradizionali, oltre a una struttura modulare che ne permette la produzione in serie nelle fabbriche e ne semplifica l’assemblaggio.
“Ovviamente si tratta di una scommessa a lungo termine”, ha precisato il dirigente di Google, visto che gli small modular reactors non sono ancora disponibili a livello commerciale, “ma incredibilmente promettente. Se riusciremo a portarla su scala globale, offrirà enormi vantaggi alle reti elettriche di tutto il mondo”.
Terrell ha detto anche che per decarbonizzare la rete elettrica “non basteranno solo l’eolico, il solare e lo stoccaggio a ioni di litio”, ma “sarà necessaria una nuova serie di tecnologie avanzate” come, appunto, i reattori modulari. Quelli progettati da Kairos non sono ad acqua (la tecnologia tradizionale), bensì a sali di fluoro fusi; inoltre, utilizzano un combustibile particolare chiamato Triso in grado di resistere alle temperature estreme e alla corrosione. Semplificando, il vantaggio dei reattori a sali fusi è che operano a una temperatura molto elevata, vicina alla pressione atmosferica, che garantisce un rendimento maggiore nella produzione di elettricità.
COSA FA KAIROS?
Kairos è nata sette anni fa e ha sede ad Alameda, in California. Sta lavorando alla costruzione di un reattore dimostrativo a sali di fluoro fusi da 50 MW, chiamato Hermes, in Tennessee. Il dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha investito circa 300 milioni di dollari nel progetto attraverso un programma dedicato ai reattori avanzati.
I lavori di costruzione di Hermes sono iniziati lo scorso luglio e l’impianto dovrebbe essere operativo entro il 2027. Di recente Kairos ha annunciato che realizzerà uno stabilimento produttivo di sali e due laboratori di combustibile nucleare nel Nuovo Messico.
IL NUCLEARE, MICROSOFT E L’ITALIA
Il mese scorso, durante il forum di Cernobbio, il ministro delle Imprese Adolfo Urso disse che il governo ha intenzione di creare una nuova società dedicata alla produzione di reattori nucleari “di terza generazione avanzata”; non menzionò alcuna azienda, ma secondo Bloomberg l’esecutivo starebbe trattando in via preliminare con Ansaldo Nucleare, Enel e Newcleo.
A giudicare dalle aziende coinvolte nelle discussioni, il governo sembra voler puntare sui piccoli reattori modulari.
Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, invece, ha fatto sapere che Palazzo Chigi sta lavorando alla reintroduzione dell’energia nucleare in Italia – dismessa dopo il referendum del 1987, una decisione confermata nel 2011 – con un apposito disegno di legge che verrà presentato entro fine anno.
Oggi l’Italia non è soltanto uno dei maggiori paesi importatori di elettricità al mondo ma anche uno dei paesi europei con i costi dell’energia più alti, una condizione che si ripercuote sull’attività manifatturiera, come sottolineato anche dall’amministratore delegato di Stellantis.
Dato il costo elevato dell’energia e l’assenza della fonte nucleare, ci si chiede se l’investimento di Microsoft nel nord Italia – 4,3 miliardi di euro per l’espansione dei centri dati e delle infrastrutture dedicate all’intelligenza artificiale e al cloud computing – potrà realizzarsi. Intervistato dal Sole 24 Ore, il presidente Brad Smith ha detto che la società ha intenzione di installare e connettere nuova capacità energetica alla rete, oltre che investire nelle fonti a zero emissioni come eolico, solare e idroelettrico.