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Giappone Africa

Ci gaserà il Giappone?

Von der Leyen e Kishida hanno discusso al telefono del gas liquefatto che il Giappone (che lo compra da Australia, Malaysia, Qatar, Russia e Usa) manderà all'Europa. Ma ci sono dei problemi. Ecco perché. Tutti i dettagli

 

Ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro giapponese Fumio Kishida. I due hanno parlato della crisi ucraina e – soprattutto – dei carichi di gas naturale liquefatto (GNL) che Tokyo manderà in Europa per alleviare la carenza di combustibile.

LA PREOCCUPAZIONE EUROPEA

L’Unione europea è preoccupata che, in caso di guerra in Ucraina, le forniture di gas russo possano diminuire ancora, sia per effetto dei combattimenti (l’Ucraina è un importante territorio di transito per le condotte) sia per ritorsione di Mosca verso le sanzioni imposte dall’Occidente.

La Russia è la principale fornitrice di gas naturale dell’Unione europea, con una quota del 40 per cento circa a livello comunitario.

L’INTERVENTO DEGLI STATI UNITI

Per rassicurare gli alleati nel Vecchio continente e compattarli in vista delle possibili sanzioni alla Russia, gli Stati Uniti si sono allora mossi per garantire all’Europa forniture alternative di combustibile. Hanno avviato contatti con il Qatar, uno dei maggiori esportatori di GNL al mondo, e con il Giappone, che però non rientra tra i produttori di gas ma tra gli acquirenti. Ciononostante, Tokyo ha accettato di destinare parte del proprio surplus di GNL all’Europa, a dimostrazione della sua alleanza.

LA SITUAZIONE IN EUROPA

L’Unione europea, però, non potrà sostituire completamente il gas russo via condotte con quello liquefatto (americano, qatariota o giapponese che sia) via navi. Innanzitutto perché l’offerta di GNL sul mercato mondiale è scarsa. Anche fosse abbondante, l’Europa non dispone di una capacità di rigassificazione sufficiente a gestire grossi volumi di GNL per un periodo di tempo prolungato. Tale capacità, inoltre, è concentrata in pochi paesi (Spagna, Francia, Regno Unito e Italia) e risulterebbe perciò difficile condividere il combustibile tornato allo stato gassoso attraverso la rete continentale di tubature.

LA SITUAZIONE IN GIAPPONE

Il gas liquefatto che arriverà in Europa dal Giappone sarà probabilmente scarso. Come ricordato, il paese non ne è un produttore ma un acquirente. Tokyo dipende pesantemente dagli acquisti di combustibile dall’estero per soddisfare il suo fabbisogno, e vuole evitare di ritrovarsi nel mezzo di nuove carenze energetiche come successo nel 2020.

Il ministro dell’Industria, Koichi Hagiuda, aveva in effetti precisato che il surplus nazionale di GNL è stretto e lascia poco spazio di manovra, e che la priorità – nonostante l’impegno politico con l’Europa – rimane comunque la domanda interna.

La richiesta di combustibile conosce un picco sia nei mesi invernali che in quelli estivi, per il riscaldamento e l’elettricità. Rispetto all’anno scorso, comunque, stavolta il Giappone ha accumulato scorte maggiori di GNL. Ma anche le aziende energetiche hanno spiegato che il margine per gli invii all’estero è limitato considerato il fabbisogno nazionale, che salirebbe con l’abbassarsi delle temperature.

IL GNL DAL GIAPPONE

Parte delle metaniere giapponesi destinate all’Europa arriveranno in Francia, al porto di Dunkerque. La società energetica giapponese JERA ha dei rapporti economici con la francese EDF che garantiscono flessibilità sulla destinazione dei carichi. Non è la norma, però: il Giappone acquista il GNL principalmente tramite contratti a lungo termine dotati di clausole che impediscono di reindirizzare verso altre mete il gas ancora in viaggio sulla nave. Il Giappone può sì rivendere a terze parti il GNL che ha acquistato dal suo fornitore, ma solo una volta che questo è giunto al terminale previsto.

Come riporta Argus, il GNL giapponese che giungerà in Europa sarà perlopiù di proprietà di società di trading o estrattive, in modo da non intralciare le utilities e tutelare il fabbisogno energetico nazionale. Una di queste società è il gruppo Inpex, che opera o possiede quote in diversi progetti in Australia. Il suo amministratore delegato, Takayuki Ueda, ha tuttavia dichiarato che la gran parte della produzione di GNL è vincolata a contratti a lungo termine.

Privo di clausole di destinazione è invece il GNL che alcune compagnie giapponesi comprano dagli Stati Uniti. Mitsubishi e Mitsui, per esempio, ne ricevono 4 milioni di tonnellate all’anno dal terminale di Cameron, in Louisiana.

CHI VENDE GNL AL GIAPPONE

Nel 2021 il Giappone ha importato 74,3 milioni di tonnellate di GNL, lo 0,2 per cento in meno rispetto all’anno precedente. È il secondo più grande acquirente di gas liquefatto al mondo dopo la Cina (78,9 milioni di tonnellate nel 2021).

Il Giappone si rifornisce principalmente, nell’ordine, da Australia, Malaysia, Qatar, Russia e Stati Uniti. Il distacco tra l’Australia e gli altri fornitori è forte: nel 2020 Tokyo ha acquistato da Canberra 29,1 milioni di tonnellate; dalla Malaysia 10,5; dal Qatar 8,7; dalla Russia 6,1; dall’America 4,7.

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