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Perché la Germania si piega a Trump sullo shale gas

Angela Merkel co-finanzierà  la costruzione di un terminal di trasporto navale di gas naturale liquefatto americano nel nord della Germania

Meno Russia, più Stati Uniti. La Germania di Angela Merkel ha deciso di diversificare le sue fonti energetiche, piegandosi al volere di Donald Trump, che negli ultimi mesi ha concentrato buona parte dei suoi sforzi per far sì che il gas a stelle e strisce possa arrivare in Europa (grazie ad accordi più solidi e più duraturi).

La cancelliera sarebbe pronta a co-finanziare, come si legge sul Wall Street Journal, la costruzione di un terminal di trasporto navale di gas naturale liquefatto nel nord della Germania. Ma andiamo per gradi.

LO STATUS QUO

Partiamo dai numeri e dalla situazione attuale. La Germania, sul fronte gas, è fortemente dipendente dalla Russia. Come mostrano i numeri di Gazprom, nei primi sei mesi del 2018, le esportazioni di gas naturale russo verso la Germania sono aumentate del 12,2% (vale a dire di 3,5 miliardi di metri cubi) rispetto al primo semestre dello scorso anno. L’aumento segue una serie di anni record per le esportazioni di Gazprom in terra tedesca nel 2016 e nel 2017, con il Paese che ha ricevuto 53,4 miliardi di metri cubi solo l’anno scorso. La Germania è il maggiore acquirente di gas naturale russo e ha rappresentato il 27,5% delle esportazioni totali di Gazprom nel 2017.

IL PROGETTO

Ma i numeri potrebbero presto cambiare. Angela Merkel è pronta a co-finanziare un progetto da 500 milioni di euro (576 milioni di dollari) per la costruzione di un terminal navale per il gas liquefatto nel Nord della Germania.

Il progetto, in realtà, non è una novità, ma fino ad oggi non è mai decollato visti anche i costi maggiori del 20% rispetto all’export via pipeline. Il gas naturale viene lavorato e raffreddato per ridurre i volumi del prodotto, liquefarlo e permettere lo stoccaggio e il trasporto con le navi.

Il terminal navale dovrebbe nascere nella città di Stade, vicino Amburgo, in un’area di 550 ettari dove sorgono gli impianti chimici dell’americana DowDuPont, che insieme al gruppo finanziario australiano Macquarie e a China Harbour Engineering Company, faranno parte del consorzio che porterà avanti la realizzazione dell’opera.

SI ROMPE UN LEGAME FEDELE?

Il nuovo progetto rompe qualcosa? Difficile dirlo. Certo è che fino ad oggi ad incidere nelle relazioni con la Russia è stato anche il fatto che, come scrive il Sole24Ore, l’ex cancelliere tedesco Gerard Schröder è diventato consulente dei russi in Gazprom, ed è presidente del consorzio Nord Stream, la pipeline che collega Russia a Europa, e di Nord Stream 2, il raddoppio della prima pipeline.

PERCHE’ QUESTA CONCESSIONE?

Il cambio di rotta della Germania non è causale, ma arriva in vista dei prossimi negoziati Usa in cui saranno discussi gli accordi commerciali con l’Ue. Donald Trump non fa certo mistero che vorrebbe aumentare le esportazioni di gas a stelle e strisce verso l’Europa: da sempre, basti pensare, ha condannato la costruzione del Nord Stream 2, con la scusa che il percorso bypassa l’Ucraina, isolandola.

C’E’ CHI SI AFFIDA GIA’ AL GAS AMERICANO

In realtà, in Europa, l’America ha già un suo alleato fedele: è la Polonia. Solo qualche settimana fa, infatti, la società polacca Pgnig ha siglato un contratto ventennale con American Venture Global Lng per la fornitura di due milioni di tonnellate di gas liquefatto l’anno.

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