La Germania ha deciso di cancellare i sussidi da 350 milioni di euro per i progetti sull’idrogeno, un combustibile che non emette CO2 e che quindi può decarbonizzare alcuni processi industriali hard-to-abate, oltre che un vettore energetico in grado di accumulare il surplus elettrico generato dai parchi eolici e solari.
IL MERCATO DELL’IDROGENO VERDE NON PARTE
Questi finanziamenti da 350 milioni provenivano da un programma della Banca europea dell’idrogeno che autorizza il ricorso ai sussidi pubblici per stimolare il settore dell’idrogeno “verde” (cioè ottenuto con l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili); un settore che però fatica a partire, nonostante le potenzialità: colpa dei prezzi molto alti, che scoraggiano gli acquirenti; d’altra parte, l’assenza della domanda disincentiva i produttori a investire nell’efficienza produttiva, che permetterebbe di abbassare i costi.
I CONTRASTI CON LA COMMISSIONE EUROPEA
Bloomberg ha scritto che la Germania e la Commissione europea non hanno trovato un accordo sull’entità degli aiuti.
Essendo uscita “sconfitta” dall’asta sull’idrogeno dello scorso aprile, nella quale si garantiva ai produttori un prezzo fisso al chilo – ne hanno beneficiato soprattutto la Finlandia e la Spagna, grazie al loro elevato potenziale energetico rinnovabile -, la Germania ha ottenuto dalle autorità europee l’autorizzazione a distribuire dei sussidi nazionali ai progetti sull’idrogeno, in modo da attrarre investimenti.
Il contrasto tra Berlino e Bruxelles è nato dal fatto che il prezzo massimo consentito dalle autorità europee per ogni chilo di idrogeno prodotto (ovvero 1,44 euro) è troppo basso, secondo il governo tedesco: in Germania l’elettricità costa tanto e di conseguenza produrre idrogeno è sconveniente.
“Pur comprendendo che il tetto è stato introdotto per evitare di finanziare eccessivamente i progetti e distorcere il mercato, è chiaro che non è stato utile per le aziende tedesche”, ha dichiarato la Bdew, l’associazione del settore energetico tedesco.
Così, i 350 milioni di euro dedicati all’idrogeno verranno destinati ad altri progetti di energia “pulita”, oppure faranno ritorno nel bilancio federale tedesco.
GLI OBIETTIVI (IRREALISTICI?) DELLA GERMANIA SULL’IDROGENO
La Germania – l’economia più grande dell’Unione europea e sede di tante industrie energivore, come quelle chimiche e siderurgiche – si è data l’obiettivo di produrre almeno 10 gigawatt di idrogeno entro il 2030; per la stessa data, conta di importare dall’estero il 70 per cento del suo fabbisogno del combustibile “pulito”. Considerato però l’attuale stato del mercato, si tratta di target difficilmente raggiungibili.
LA STRATEGIA ITALIANA
A fine novembre il ministero dell’Ambiente italiano ha presentato la strategia nazionale dell’idrogeno. “Gli scenari identificati”, si legge nel documento, “portano ad una quantificazione dei consumi lordi di idrogeno che possono arrivare a 11,93 Mtep nello scenario alta diffusione, 9,08 Mtep per lo scenario intermedio, 6,39 Mtep per lo scenario base”.
“La strategia italiana”, prosegue il testo, “punta in primis sul pieno sviluppo dell’idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili, senza pregiudiziali per gli altri contributi, ritenendo anzi da non sottovalutare il contributo potenziale dell’idrogeno blu parallelamente allo sviluppo in corso dello studio sulla CCS [cattura del carbonio, ndr], nonché il contributo dell’idrogeno ottenuto da fonte nucleare“.