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Russia

Perché la Russia non mollerà l’Europa all’America sul gas. Parola di Prodi

Romano Prodi non pensa che la Russia interromperà le forniture di gas all'Europa, e scrive che entrambe le parti hanno interesse "a non tirare troppo la corda". Ecco perché.

 

Sul Messaggero di oggi Romano Prodi ha scritto di non credere che la Russia interromperà le forniture di gas naturale all’Europa come forma di ritorsione per le eventuali sanzioni che verrebbero imposte in caso di attacco all’Ucraina. “Nella follia degli attuali rapporti internazionali tutto è possibile”, precisa l’ex-presidente del Consiglio, “ma Gazprom [la società statale russa del gas, ndr] sarà molto attenta a consigliare a Putin questo passo”.

L’EUROPA E IL GAS DALLA RUSSIA

La Russia è la maggiore fornitrice di gas naturale dell’Europa: vale da sola circa il 41 per cento delle importazioni totali del blocco. Da mesi Mosca sta contenendo le vendite di combustibile al Vecchio continente, limitandosi a rispettare gli obblighi contrattuali ma senza prenotare capacità di esportazione aggiuntiva. Questa condotta è una delle cause principali – non l’unica – del fortissimo aumento dei prezzi europei del gas, che si riflette sul costo delle bollette (anche della luce, dato che l’energia elettrica è spesso ricavata a partire del gas).

LA DIPENDENZA ITALIANA DALLA RUSSIA

L’Italia è molto dipendente dalle importazioni di gas, visti i ridottissimi livelli di produzione interna. Quello russo, in particolare, rappresenta il 43 per cento degli acquisti di gas dall’estero; seguono a distanza quello algerino (circa 23 per cento), quello norvegese (11 per cento) e quello qatariota (10 per cento). La Libia vale meno del 7 per cento.

LA DIPENDENZA EUROPEA

Tra i paesi europei meno dipendenti dal gas russo ci sono la Francia (meno del 25 per cento, grazie anche alle centrali nucleari) e i Paesi Bassi (11 per cento, grazie allo sfruttamento delle riserve domestiche).

Di contro, tra quelli più esposti alle forniture russe ci sono la Finlandia e la Lituania (entrambe oltre il 90 per cento), l’Austria (quasi per il 65 per cento) e la Germania (49 per cento).

ANCHE LA RUSSIA DIPENDE DALL’EUROPA?

Come però l’Europa dipende dalla Russia per l’approvvigionamento del gas, così la Russia dipende dal mercato europeo per il proprio bilancio statale, che è composto per il 40 per cento dai ricavi delle vendite di idrocarburi (gas e petrolio).

Secondo l’Economist, se Mosca dovesse ordinare l’interruzione dei flussi attraverso i gasdotti con l’Europa, Gazprom subirebbe perdite economiche stimate tra i 203 e i 228 milioni di dollari al giorno. Nel caso in cui il blocco dovesse durare tre mesi – in primavera la domanda di gas si abbassa notevolmente, e dunque anche il ricatto russo perderebbe forza -, le perdite per la società arriverebbero a 20 miliardi.

La rivista, tuttavia, fa notare una cosa: nel breve termine la Russia sarebbe in grado di gestire il danno finanziario, perché la banca centrale possiede riserve da 600 miliardi di dollari che potrebbe utilizzare per compensare il crollo delle entrate della vendita di gas all’Occidente.

COSA PUÒ FARE L’EUROPA

Sempre nel breve periodo, anche l’Europa potrebbe resistere all’azzeramento dei flussi dalla Russia attingendo alle scorte di gas. Oppure attivandosi per cercare fornitori alternativi di combustibile: in questo senso, gli Stati Uniti stanno cercando di mettere insieme una coalizione globale di produttori di gas liquefatto (GNL) per garantire la certezza degli approvvigionamenti agli alleati europei.

La capacità di rigassificazione (necessaria a riportare in forma gassosa il gas liquefatto) dell’Europa non è enorme, ma secondo l’Economist è sufficiente a rimpiazzare per un periodo limitato circa due terzi delle importazioni russe.

Il problema, insomma, non è tanto nei rigassificatori ma nella disponibilità di GNL, limitata anche per via della concorrenza della domanda asiatica.

LE CONCLUSIONI DI PRODI

Prodi pensa che la Russia non arriverà a compromettere i rapporti economici con l’Europa. “Russia ed Europa”, scrive, “anche nella difficile contingenza politica di oggi, hanno tutto l’interesse a non tirare troppo la corda e a ritornare ad un accordo duraturo che, come in passato, garantiva prezzi soddisfacenti per entrambi i contraenti e, nello stesso tempo, la sicurezza delle forniture”.

Prodi ammonisce gli europei per aver voluto “limitare gli accordi di lungo periodo” con la Russia “per affidarci, come una specie di rapporto fideistico, agli andamenti di mercato. Per un certo periodo di tempo ne abbiamo goduto, poi il mercato ci si è rivolto contro”.

L’ex-presidente del Consiglio italiano e della Commissione europea invita Bruxelles e Mosca a trovare un accordo, “anche se non sarà certo facile ritornare alla situazione di vent’anni fa quando […] la Commissione europea, ai tempi della mia presidenza, operava perché si formasse un consorzio fra Russia, Ucraina e Unione europea, in modo da garantire sicurezza e regolarità nelle forniture di gas”.

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